"Israele attacca Unifil per attuare un cambio di regime in Libano". L'analisi di Affaritaliani.it
Parla Elia Morelli, storico ed esperto di geopolitica
Unifil in Libano
"Un quadro che palesa l’inconsistenza della fantasticata comunità internazionale"
"Gli attacchi compiuti da Israele contro le basi delle forze di interposizione delle Nazioni Unite dispiegate nel sud del Libano hanno un duplice significato: primo, lo Stato ebraico considera i “caschi blu” una fastidiosa presenza e un ingombrante impedimento all’invasione militare; secondo, l’Idf non vuole testimoni esterni in grado di riferire della campagna bellica in terra libanese rea di produrre inevitabili stragi di civili". Lo spiega ad Affaritaliani.it Elia Morelli, storico dell'Università di Pisa, analista geopolitico di Domino e saggista.
"Per i vertici dell’esercito israeliano, l’operazione ha come obiettivo prioritario distruggere le capacità offensive di Hezbollah, spostando la linea di demarcazione fino al fiume Litani (a circa 40 chilometri dalla Linea Blu). Più nel concreto attuare un cambio di regime, insediando alla guida del paese un governo soggetto all’influenza di Gerusalemme, così da disarticolare la struttura del rivale sciita vicino all’Iran".
"Gli assalti di Tsahal alle postazioni Onu, oltre a violare il diritto internazionale, acuiscono radicalmente le tensioni, generando un ulteriore scadimento internazionale di Israele. Peggioramento che avrà un impatto duraturo sulla proiezione dello Stato ebraico, impelagato in un conflitto preteso risolutivo nel quale, con l’intento di cambiare la geopolitica regionale, rischia di perdere definitivamente sé stesso. Quadro che palesa l’inconsistenza della fantasticata comunità internazionale".