Xi Jinping si prende l'Artico e lo yuan digitale, Putin si tiene la poltrona
La visita del leader cinese porta solo una generica disponibilità di Mosca alla soluzione politica, ma non a quella voluta da Kiev. Chiusi però diversi accordi
Ecco perché Xi non scaricherà Putin, né ora né poi
"Le relazioni tra Cina e Russia non saranno caratterizzate da una Russia che tira la Cina verso l'isolamento o la trascina nella guerra in Ucraina. Piuttosto, la Cina aiuterà la Russia a creare le condizioni per tornare nella comunità internazionale e a cercare una soluzione allo stallo geopolitico causato dalla guerra". La sintesi dell'attuale dinamica relazionale tra Mosca e Pechino viene tracciata da Hu Xijin, giornalista cinese molto seguito sui social ed ex direttore del tabloid nazionalista Global Times.
Se la retorica antistatunitense e la forte genericità di quanto dichiarato sulla guerra in Ucraina erano ampiamente attese, l'elemento forse principale da cogliere dalla tre giorni di visita di Stato di Xi Jinping a Mosca è il suo esplicito sostegno a Vladimir Putin. Non sul conflitto, ma sulla sua posizione di leadership. Posizione resa chiara dal sostegno espresso sulle elezioni presidenziali del 2024 e poi con l'invito a Pechino entro la fine del 2023.
Così facendo la Cina ha chiarito che non sosterrà mai un cambio di regime in Russia e che le trattative vanno condotte con Putin stesso, ormai sempre più dipendente da Pechino. Unico vantaggio reale ottenuto dall'inizio della guerra dalla Cina, che altrimenti si è vista i vicini asiatici sostanzialmente "arruolati" dagli Stati Uniti nella loro strategia di contenimento dell'ascesa di Pechino sul Pacifico. Ecco perché la Cina non ha nessuna intenzione di scaricare Putin, anzi, così come invece sostiene la sua retorica sulla guerra, stando ovviamente attenta a non inimicarsi l'Ucraina.
Fino a qualche anno fa, Pechino sminuiva i tentativi di creare una Nato asiatica. Ora sa che il suo contenimento è la priorià strategica del Pentagono. Per questo ha la stessa visione della Russia sulla guerra in Ucraina: sono gli Stati Uniti a "gettare benzina sul fuoco". Come a dire: se in futuro saremo costretti ad azioni militari sul fronte orientale sarà colpa vostra.
Xi si racconta mediatore e intanto chiude accordi importanti con Putin
Ma sul fronte concreto che cosa ha prodotto la visita di Xi? Qualcosa c'è, e sembra pendere dalla parte cinese. Come si legge nella dichiarazione congiunta siglata dai due leader, "le due parti continueranno a rafforzare la cooperazione reciprocamente vantaggiosa in campo finanziario, anche garantendo un regolare regolamento tra le entità economiche dei due paesi e sostenendo l'espansione dell'uso della valuta cinese nel commercio bilaterale, negli investimenti, nel credito e in altre attività economiche e commerciali". Un bell'obiettivo per Pechino, che punta sull'internazionalizzazione della propria moneta anche per schermarsi di fronte alle sanzioni occidentali.
Il leader del Cremlino si è detto anche "pronto a creare un organismo di lavoro congiunto per lo sviluppo della Rotta del Mare del Nord", una delle rotte attraverso le acque ghiacciate dell'Artico, anche il documento congiunto è avaro di dettagli. Si tratta comunque di un'altra zona di tradizionale influenza russa che aprirebbe le porte alla proiezione cinese, come d'altronde già accaduto con l'Asia centrale.
Sul fronte energetico, concordati "tutti i parametri" del gasdotto Power of Siberia 2 in fase di costruzione. "Il volume totale delle forniture di gas entro il 2030 sarà di almeno 98 miliardi di metri cubi", ha detto Putin, che si è detto pronto ad aumentare le forniture di gas naturale liquefatto e di petrolio. Riaffermato l'obiettivo di arrivare ai 200 miliardi di dollari di interscambio nel 2023: previsto aumento delle esportazioni russe di carne e cereali.
L'anno scorso, le importazioni cinesi di energia russa - che costituiscono oltre il 40% delle entrate del bilancio del Cremlino - sono cresciute da 52,8 a 81,3 miliardi di dollari. Secondo il Center on Global Energy Policy (CGEP) della Columbia University, la Russia è il secondo fornitore di greggio e carbone della Cina. A gennaio, la Russia ha superato il Qatar, il Turkmenistan e l'Australia diventando il principale fornitore di gas della Cina, con una fornitura di 2,7 miliardi di metri cubi.
E lo squilibrio pare destinato ad aumentare ancora. Sul fronte della pace, difficile aspettarsi un ruolo davvero "sporco" di Pechino, che punta intanto a un'operazione d'immagine con la chiamata tra Xi e Zelensky. Bisognerà però vedere se Kiev presterà il fianco oppure non lascerà spazio. L'importante per la Cina, è quantomeno far vedere di averci provato.