Zelensky, Biden, Putin imparino dal sindaco di Zara e dai dalmati

Terre rare. La Cina e la geopolitica dei minerali strategici

Di Paolo Diodati
Esteri
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Tutti se la dovranno vedere con la Cina che attualmente, con il suo 97%, ha il monopolio del controllo dell'industria che utilizza elementi poco noti al grosso pubblico


Verranno tempi molto più duri per l'umanità.                                                                     

E per motivi meno... come definirli?... Meno sentimental romantici di quelli che attualmente continuano a generare tensioni, focolai e addirittura guerre tra filo americani e filo russi. Tempi in cui, a parte il "problemino" di come far fronte seriamente e al tempo giusto, all'esaurimento dei giacimenti di petrolio e gas, se non si saranno raggiunti accordi sicuri e ferrei su scala mondiale sull'estrazione degli elementi noti come "terre rare", gli uomini torneranno a essere  predatori come altre società evolute e ben organizzate (api, formiche, ecc).

Aggrediranno i residenti su terre con giacimenti di "terre rare" sempre più rare, magari con la scusa d'andare a sedare una rissa locale. Ma tutti se la dovranno vedere con la Cina che attualmente, con il suo 97%, ha il monopolio del controllo dell'industria che utilizza elementi poco noti al grosso pubblico, come scandio, ittrio, lantanio, cerio, praseodimio, terbio, erbio, tulio, samario, europio, lutezio, ecc... (sono 17). Terre rare è un nome fuorviante, in quanto più che la loro rarità, sono caratterizzate dalla difficoltà a trovarle, dai costi ingenti e dal grande impatto ambientale per l'estrazione. Da notare che il Donbass, oltre a essere ricco di gas, petrolio, ferro e carbone (speriamo che l'Italia non debba pagare cara anche l'ostinazione di ministri come Cingolani che si accodano alla decisione politica tedesca di non sfruttare le risorse cenergetiche carbonifere che, ripeto, sono 50 volte la somma di tutte le altre energie non rinnovabili). Il Donbass, infine, è anche ricco di terre rare.

Chi fosse interessato all'inizio di quella che potremmo definire l'età delle terre rare, in analogia alle precedenti età del rame, del bronzo, del ferro e della moribonda età dell'oro nero, può leggere il recentissimo e interessante 

Terre rare. La Cina e la geopolitica dei minerali strategici,                                

  di Sophia Kalantzakos, Università Bocconi Editore, 2021 

La straordinaria importanza di questi elementi, sta nelle loro proprietà elettrochimiche, magnetiche e ottiche. Sono utilizzati nelle nanotecnologie, nei pc, nei telefonini, nello sfruttamento dell'energia eolica e solare, nelle automobili elettriche, ecc... ecc... . 

Sono, ovviamente a esaurimento e già c'è un florido commercio recuperandoli da apparecchi dismessi, tipo smartphone, vecchi tubi catodici,  monitor pc, display a led, ecc... .

Per il futuro, quindi, se mancherà, come manca ora, il giudizio, c'è da vedere nero, nerissimo. C'è, per esempio, da disinnescare la bomba demografica.

Per ora si lavora di fantasia, tant'è che c'è chi ha ipotizzato che l'incidente della fuga del Covid-19 dal famoso Istituto di ricerca cinese, sia una prova sadica in cui è coinvolto Bill Gates per iniziare un certo sfoltimento della popolazione. Questa sarà una farneticazione, ma che la NASA paghi un ricercatore che ha sviluppato, continuando a lavorarci, un progetto di colonizzazione di Venere, per "sciamare", è una cosa vera. Di questo scienziato non sono riuscito a scovare il nome (forse tenuto nascosto, per non farlo assediare da spasimanti ansiose di partire con lui, in viaggio di nozze, per Venere). Progetto cervellotico per rendere abitabile Venere mediante un guscio costruito nell'atmosfera, per abbassare la temperatura, attualmente superiore ai 460 °C, eliminare drasticamente l'anidride carbonica, presente al 95%, mentre sulla Terra respiriamo il 21% di ossigeno e solo lo 0.035 di anidride carbonica! Con piogge di acido solforico e venti a 350 Km/h. Un ultimo piccolo particolare: si dovrà ridurre la pressione al livello del suolo, che ora è quella che abbiamo in mare a 1 Km di profondità, quindi circa 100 atm. Insomma, si starebbe molto meglio all'inferno, dove basterebbe solo abbassare la temperatura!

Il costo dell'impresa non è ancora noto. Ma la durata dei lavori per metter su il guscio, ovviamente a prova di bombe termonucleari e laser sublimanti (che trasformano i solidi in aeriformi) sì: 200 anni! Quindi il previdente progettista avrebbe lavoro fino alla fine della sua vita e per cinque o sei generazioni di discendenti.

Quest'esempio limite per dire a che livello si arriva, nel progettare una romantica migrazione sul pianeta, insieme a Giove, più bello del cielo!

Di fronte al pericolo di trovarsi a far guerre come formiche, api  e vespe per impossessarsi di territori con depositi vitali, per sopravvivere, i motivi delle guerre attuali, realisticamente capaci della nostra estinzione, sembrano motivi da cavernicoli. Zelensky soprattutto, se n'è accorta ben presto anche un'opinionista come Selaggia Lucarelli, sembra un aspirante yankee esagerato, esagitato, invasato dalla fissa nazionalista che gli ucraini zelenskyani, siano diversi e incompatibili con gli altri ucraini che, riconoscendo di parlare la stessa lingua dei russi, si sentono un po' russi. Così incompatibili, che nel Donbass (una zona dove convivovo, come in tantissime parti del mondo e in particolare in Istria e dalmazia, diverse "etnie" o tipologie culturali) i zelenskyani per otto anni, hanno bombardato gli odiati fratelli, cercando di sterminarli. E a nessuno dei così sensibili difensori della democrazia e della libertà dell'abulica, chiacchierona e inconcludente Europa, venne mai in mente di fare qualche cosa. Magari solo qualche richiamo al rispetto delle minoranze o dei diversi. 

Ora lo sbruffone hollywoodiano vuole scatenare la terza guerra mondiale, stando a cavalcioni sul collo della talpa Biden, minaccioso esportatore di civiltà e democrazia in giro per il mondo, armato fino ai denti e che deve fare il duro per non perdere le elezioni presidenziali, di fronte a un vero duro come The Donald. 


                             
Un vecchio addormentato fino a quando non ha sentito odor di sangue e ora disposto a far saltare il pianeta pur d'imporre il predominio di una parte, tra due gruppi che parlano la stessa lingua e con storie intrecciate tra loro in modo inestricabile. Putin se la potrebbe cavare, sostenendo d'aver voluto anche lui, come la NATO, portare la pace in quelle terre martoriate, col metodo NATO: facendo la guerra!

In questo intreccio di torti, sopraffazioni, bombe, prima sugli ucraini filo russi, ora sugli ucraini filo yankee, con morti da entrambe le parti che chissà per quanti anni rincareranno l'odio verso chi ha ucciso un loro caro, ebbene, tutti dovrebbero studiare l'esempio di superamento di queste risse di origine nazionalistiche e meditare sulla storia tragica dei dalmati italiani e dalmati croati.

La famiglia del Dr Armando Sala, radiologo, nato a Zara il 23/8/40, da famiglia culturalmente e orgogliosamente italiana, subito dopo l'assegnazione della loro città alla Crozia, attraversò il mare, lasciando la grande villa di proprietà, subito occupata dai croati. Approdò a Pesaro, di fronte a Zara.                                                                 
Ho trascorso così tanti anni ad ascoltare i racconti dei familiari e del ragazzetto "profughi istriano-dalmati" da finire col sentirmi sempre più un po' zaratino anch'io. Mi sono restate indelebilmente impressi gli accorati ricordi dei luoghi perduti, le lamentele dell'adolescente Armando, per il comportamento del governo italiano nei loro confronti (altro che "diritto e assegno di cittadinanza": ghettizzati, per le lamentele ed etichettati, per le lamentele come fascisti, dopo aver ripetuto "avete rotto il c...o!").

Sentir ripetere la storia delle foibe, la tecnica dell'infoibare file di prigionieri legati l'un l'altro, da catene con le mani dietro la schiena, sull'orlo della buca; ascoltare la descrizione della fucilazione solo di alcuni della catena (per risparmiare munizioni), con l'immediata caduta dei colpiti che, precipitando, trascinavano nella foiba i non colpiti, destinati a una morte peggior di quella dei colpiti. Vivere in una cittadina, Pesaro, da sempre comunista, dove davano del bugiardo rompicoglioni e fascista a chi viveva nell'angoscia di quella esperienza, mi ha portato a difendere sempre il profugo deriso e maltrattato, Armando Sala.

Attraverso la sua famiglia, il loro continuo tornare a rivedere la casa dove abitavano, ha spinto anche me a visitare quelle zone e a seguire l'evoluzione della situazione, che ora porto come esempio di civiltà e maturità della gente sia rimasta che espatriata in seguito alla guerra.

Ci sono tante analogie tra la situazione ucraina e la tragedia vissuta dai dalmati italiani e dalmati croati.

Senza andare troppo a ritroso nel tempo, durante il fascismo e soprattutto quando ai fascisti subetrarono i più duri tedeschi, i dalmati croati subirono persecuzioni e atti di violenza indicibili. Dopo il crollo anche dei tedeschi, s'invertirono le parti e soprattutto i partigiani croati si vendicarono adeguatamente. Le foibe ne sono l'emblema: terrificante eccidio e per giunta negato, durato per altri due anni dopo la fine dellaguerra, ingiuriando chi raccontava quanto aveva visto o sentito raccontare da persone affidabili.

Emilio Sereni, che ricopriva la determinante carica di ministro per l'Assistenza postbellica affermò, ufficialmente, che le notizie sulle foibe erano "propaganda reazionaria".

Com'è finita e cosa dovrebbero imparare Zelensky, Biden e Putin, oltre che i guerrafondai di casa nostra? 

Come è stato possibile che la tragedia delle foibe sia stata confinata nel regno dell'oblio per quasi sessant'anni? 

Enzo Bettiza, nato a Spalato nel 1927 con la sua serietà professionale e con  suoi scritti, definendo Zara, "la Dresda dell'Adriatico", ha contribuito insieme a tantissimi scrittori meno noti, a dare credibilità alla storia raccontata verbalmnete dai testimoni.

I morti con tecnica "foiba" secondo le fonti, variano da 3.000 a 15.000. Diffile essere più precisi, perché le vendette contro dalmati e istriani italiani, continuarono ben oltre la fine della guerra e la soluzione foibe era ideale per rapidità di sepoltura e difficoltà di recupero  e riconoscimento cadaveri. Di certo si sa che furono cacciati dalle loro case 350.000 dei perdenti. Dopo 60 anni, nel 2004, quando il Parlamento approvò la "legge Menia" (dal nome del deputato triestino Roberto Menia, che l'aveva proposta) sulla istituzione del "Giorno del Ricordo".

La risposta sul tentato "oblio", va ricercata in una sorta di tacita complicità, durata decenni, tra le forze politiche centriste e cattoliche da una parte, e quelle di estrema sinistra dall'altra. Fu soltanto dopo il 1989 (con il crollo del muro di Berlino e l'autoestinzione del comunismo sovietico) che nell'impenetrabile diga del silenzio incominciò ad aprirsi qualche crepa.

Il 3 novembre 1991 il presidente della Repubblica Francesco Cossiga si recò alla foiba di Basovizza e, in ginocchio, chiese perdono per un silenzio durato cinquant'anni.

Ora in tutta l'Istria e la Dalmazia convivono tranquillamente dalmati italiani e dalmati croati. 

Concludo riportando parte del discorso del nuovo sindaco di Zara, nato a Zara, Toni Concina, ex sindaco di Orvieto e ottimo pianista, tenuto il 14 gennaio scorso, all'inaugurazione del sito dalmatitaliani.org, dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio (fondata nel 1963).  

“Sono emozionato, commosso e grato a tutti. Il sito è una forza e ci fa lavorare insieme. Dalmazia, Istria, Fiume, Pola, Spalato e la mia Zara dovranno conservare nei secoli il profumo delle loro pietre romane, veneziane e italiane, non per una malriposta sete di riconquista, improponibile, ma per allargare le menti delle genti di confine verso una convivenza sempre più profonda ed europea. Noi ci stiamo mettendo il cuore e il coraggio. È importante ritornare anche nelle scuole. Questo è per noi un piccolo passo, ma di un rilievo importantissimo. Abbiamo seminato bene”. 

Toni Concina, un colto moderno, responsabile e proiettato verso un futuro migliore.

I belligeranti che ripercorrono strade vecchie senza accorgersi che ormai sono impercorribili, imparino dai dalmati italiani e dalmati croati 

"Vogliamo solo una vita normale", credo sia l'aspirazione di tutti i giovani del mondo.

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