Politica
Pd, le scaramucce di Conte non fermano l'alleanza. Ma Renzi resta fuori
Verso le elezioni politiche. Pd costretto a stare con il M5S, renziani al centro
Incognita Calenda. Inside
"Il M5S sul caso del riarmo ha maturato una posizione chiara e profonda. E' stata attaccata e offesa anche con linguaggio volgare da esponenti del Pd. Questo non lo tollererò più, quindi se vogliamo dialogare serve il massimo e reciproco rispetto". Queste parole apparentemente belligeranti di Giuseppe Conte vengono derubricate al Nazareno come "posizionamento" o, meglio, come "scaramucce per il bisogno di tenere buona la base grillina".
Alla fine, che si voti a ottobre a fine febbraio 2023, spiegano fonti Dem e pentastellate, l'alleanza tra Enrico Letta e l'ex premier Conte non è in discussione. L'ipotesi di modificare la legge elettorale ha una possibilità vicina allo zero e quindi, andando alle urne con il Rosatellum (un terzo di maggioritario e due terzi di proporzionale), la creazione di coalizioni sarà inevitabile. Nonostante le divergenze sull'aumento delle spese militari al 2% del Pil e sull'invio di armi a Kiev, l'alleanza tra Pd e 5 Stelle si farà. Punto.
Su questo dall'entourage di Letta non hanno alcun dubbio, anche perché, in caso contrario, significherebbe consegnare la vittoria su un piatto d'argento al Centrodestra. Nella coalizione, quasi certamente, ci sarà anche ciò che resta di Liberi e Uguali (sempre che prima del voto non rientri nel Partito Democratico), ma sicuramente non Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni che potrebbe dar vita a un polo di estrema sinistra con Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. Stringere l'alleanza con Conte ha però un costo per il Pd.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, è praticamente certo che Italia Viva di Matteo Renzi non sarà nella coalizione giallo-rossa. "Nella maniera più assoluta", spiega una fonte vicina all'ex premier ed ex segretario Dem. L'obiettivo di Renzi è quello di dar vita a un polo centrista autonomo, sicuramente insieme a Giovanni Toti ("ma altri arriveranno, probabilmente dall'area socialista e da pezzi di Forza Italia"), con la prospettiva dichiarata che nessuna delle due principali coalizioni ottenga la maggioranza di seggi in Parlamento per poi diventare l'ago della bilancia (con di nuovo Draghi a Palazzo Chigi o con un'altra figura tecnica laddove l'ex presidente della Bce non fosse più disponibile).
Resta un punto interrogativo su che cosa farà Carlo Calenda, leader di Azione che insieme a PiùEuropa viaggia attorno al 5% nei sondaggi. Un bottino che certamente fa gola a Letta, ma sappiamo che la convivenza Calenda-Conte è quasi impossibile, e che aiuterebbe anche il nascente schieramento centrista, anche se il rapporto tra Calenda e Renzi è a dir poco pessimo.
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