Cibo andato a male? Non sempre l'olfatto aiuta a riconoscere i batteri

Secondo la scienza non tutti i microbi favoriscono la produzione di odori che fanno scattare l'allarme per un alimento avariato, per questo annusarlo è inutile

di Redazione Food
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Cibo andato a male, non sempre l'olfatto aiuta a riconoscere i batteri: ecco come fare con gli alimenti scaduti

A tutti è capitato almeno una volta, aprendo il frigo, di prendere un alimento prossimo alla scadenza o già scaduto e annusarlo per capire se fosse ancora buono o da buttare. Questo gesto così semplice e spontaneo non avrebbe alcuna rilevanza scientifica però, ovvero sarebbe completamente inutile, in quanto l'olfatto non permette il riconoscimento di alcuni importanti batteri legati al cibo e alla sua presunta bontà.

A portare questa notizia alla ribalta, secondo quanto riporta il Gambero Rosso, è stato, di recente, il microbiologo inglese Matthew Gilmour, responsabile di un gruppo di lavoro al Quadram Institute Bioscience di Norwich in Gran Bretagna, chiamato Microbes in the Food Chain. Notando che nella sua famiglia odorare il cibo per capire in che condizioni si trova era la prassi, e che spesso anche lui cadeva in questo tranello mentale, si è sentito in dovere di scrivere una riflessione di natura scientifica per mettere un po' le cose in chiaro.

Leggi anche: New York, allarme ostriche killer: sono contaminate da un batterio mortale

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Se è vero che alcuni microbi creano odori durante il loro sviluppo, come nel caso del profumo di lievito nel pane appena lievitato, i batteri più comunemente associati a patologie di origine alimentare, come Listeria e Salmonella, sono quasi impossibili da individuare con l’esame olfattivo. Secondo Gilmour i gas, infatti, si formano quando le popolazioni microbiche crescono e diventano numerose. Nel caso di Listeria e Salmonella nel cibo, si tratterebbe di una quantità così piccola che qualsiasi produzione di odori sarebbe impercettibile al nostro naso.

C'è da dire però che per alcune tipologie di alimenti gli odori sgradevoli svolgono un ruolo chiave nel rilevare il cibo avariato e quindi nell'evitare l'ingestione di tossine prodotte da microrganismi di origine alimentare. Un indicatore del deterioramento della carne, per esempio, è il distinto odore sgradevole di putrefazione causata da enzimi batterici, e anche il latte scaduto da giorni non emana un buon odore. Ma ovviamente si tratta solamente del riconoscimento di alcune specie di batteri. Per questo possiamo concludere che in generale è buona norma evitare gli alimenti scaduti, soprattutto se si tratta di prodotti freschi e che alla vista o all'olfatto non ci convincono.

Leggi anche: Intossicazioni alimentari estive: ecco i consigli per prevenirle

Cibo andato a male, non sempre l'olfatto aiuta a riconoscere i batteri: ecco come fare con gli alimenti scaduti

A tutti è capitato almeno una volta, aprendo il frigo, di prendere un alimento prossimo alla scadenza o già scaduto e annusarlo per capire se fosse ancora buono o da buttare. Questo gesto così semplice e spontaneo non avrebbe alcuna rilevanza scientifica però, ovvero sarebbe completamente inutile, in quanto l'olfatto non permette il riconoscimento di alcuni importanti batteri legati al cibo e alla sua presunta bontà.

A portare questa notizia alla ribalta, secondo quanto riporta il Gambero Rosso, è stato, di recente, il microbiologo inglese Matthew Gilmour, responsabile di un gruppo di lavoro al Quadram Institute Bioscience di Norwich in Gran Bretagna, chiamato Microbes in the Food Chain. Notando che nella sua famiglia odorare il cibo per capire in che condizioni si trova era la prassi, e che spesso anche lui cadeva in questo tranello mentale, si è sentito in dovere di scrivere una riflessione di natura scientifica per mettere un po' le cose in chiaro.

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Se è vero che alcuni microbi creano odori durante il loro sviluppo, come nel caso del profumo di lievito nel pane appena lievitato, i batteri più comunemente associati a patologie di origine alimentare, come Listeria e Salmonella, sono quasi impossibili da individuare con l’esame olfattivo. Secondo Gilmour i gas, infatti, si formano quando le popolazioni microbiche crescono e diventano numerose. Nel caso di Listeria e Salmonella nel cibo, si tratterebbe di una quantità così piccola che qualsiasi produzione di odori sarebbe impercettibile al nostro naso.

C'è da dire però che per alcune tipologie di alimenti gli odori sgradevoli svolgono un ruolo chiave nel rilevare il cibo avariato e quindi nell'evitare l'ingestione di tossine prodotte da microrganismi di origine alimentare. Un indicatore del deterioramento della carne, per esempio, è il distinto odore sgradevole di putrefazione causata da enzimi batterici, e anche il latte scaduto da giorni non emana un buon odore. Ma ovviamente si tratta solamente del riconoscimento di alcune specie di batteri. Per questo possiamo concludere che in generale è buona norma evitare gli alimenti scaduti, soprattutto se si tratta di prodotti freschi e che alla vista o all'olfatto non ci convincono.

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