Olio extravergine in crisi ma il Sud America può salvarlo

Brasile e Argentina hanno tutti i presupposti per raccogliere l'eredità degli olivicoltori europei

di Redazione Food
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Il settore dell'olio extravergine è in crisi ma l'aumento di domanda e produzione interna in Sud America potrebbe salvare il prodotto dai cambiamenti climatici

Il settore dell'olio extravergine sta vivendo uno dei momenti più bui della sua storia. Per il secondo anno consecutivo la Spagna registrato un calo della produzione, senza dimenticare poi l'impennata dei prezzi al dettaglio. Secondo quanto riporta il Guardian, si arriva fino a 16 sterline al litro nella grande distribuzione per l'extravergine europeo.

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Il calo della produzione spagnola è dovuto in primis al cambiamento climatico e alla sicittà, soprattutto nella zona dell'Andalusia. Il deficit di prodotto non è stato compensato dalla crescita dell'olivicultura in Turchia e Nord Africa, Paesi che soffrono delle stesse problematiche dal punto di vista del clima e che hanno atteso di liberare le proprie scorte per far salire al massimo il prezzo.

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L'olio extravergine potrebbe però essere però salvato dall'America Latina e in particolare dall'Argentina, con i suoi 100mila ettari di olivi, e Brasile. Il Paese carioca ha scoperto l'olio d'oliva durante la pandemia di Covid e nel tempo la richiesta interna è cresciuta esponenzialmente. Tra il 2018 e il 2022 la produzione di olio d'oliva nel solo Stato di Rio Grande do Sul è passata da 58mila a 448.500 litri.