Pesto rosso, non tutti sono uguali. Trovati pesticidi, muffe e bisfenolo A

Tra i peggiori c’è De Cecco (promossi Barilla e Lidl)

di Redazione
Pesto Rosso
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Pesto rosso: i risultati nel test nelle infografiche


Oltre al pesto classico preparato con basilico, olio, parmigiano e altri ingredienti, esiste una variante “rossa” di questo delizioso condimento. Questa versione, naturalmente, si ottiene attraverso l’aggiunta di pomodori secchi o polpa di pomodoro, che conferiscono al pesto il suo caratteristico colore rosso. È proprio su questa opzione alternativa che si è concentrato un nuovo studio condotto in Germania. Lo scrive il sito internet www.latuadietapersonalizzata.it.

Il test condotto da ÖkoTest ha preso in esame un totale di 27 pesti etichettati come “pesto rosso”, inclusi undici prodotti biologici. Questi condimenti sono stati acquistati in diversi punti vendita, tra cui discount, supermercati e negozi biologici, sparsi in tutto il territorio tedesco.

Durante il processo di valutazione, è stata seguita una procedura rigorosa per esaminare attentamente la qualità e la sicurezza dei pesti rossi soggetti all’analisi. Di seguito vengono illustrati i principali parametri considerati durante lo studio:

Analisi chimica: tutti i prodotti sono stati sottoposti ad analisi per individuare la presenza di bisfenolo A, pesticidi, plastificanti, componenti derivanti da oli minerali (come MOSH/MOSH e MOAH), inquinanti grassi come 3-MCPD e glicidolo, nonché tossine prodotte dall’Alternaria.

Contenuto di sale e grassi: è stata valutata anche la composizione nutrizionale dei pesti rossi, includendo il loro contenuto di sale e grassi.

Analisi dell’imballaggio: i contenitori dei prodotti sono stati analizzati per individuare la presenza di materiali come PVC, PVDC e altri composti clorurati che potrebbero influire sulla qualità del pesto.

Valutazione sensoriale: ogni tipo di pesto è stato valutato anche in termini di gusto, odore, aspetto e consistenza, al fine di fornire una valutazione completa del prodotto.

Solo tre dei prodotti sottoposti al test hanno ottenuto valutazioni molto positive, mentre ben dieci sono stati giudicati insufficienti a causa della presenza di sostanze indesiderate.

Quali sono le problematiche emerse in fase di test sul pesto rosso?

Tra le principali problematiche emerse dall’analisi, vi è la rilevazione di tossine fungine in sei tipologie di pesto. Queste tossine, prodotte come metaboliti dai funghi, possono comportare rischi per la salute umana, incluso il potenziale rischio di cancro, come riportato dall’Ufficio statale bavarese per la salute e la sicurezza alimentare. È rilevante notare che alcuni prodotti hanno superato i limiti raccomandati per queste tossine, suggerendo una possibile contaminazione degli ingredienti durante il processo di produzione.

In aggiunta, sono stati rilevati tracce di residui di pesticidi in alcuni tipi di pesto. Sebbene in quantità ridotte, la presenza di tali sostanze solleva preoccupazioni riguardo alle possibili sinergie tra i diversi composti chimici (il cosiddetto “cocktail” di pesticidi) e i loro potenziali effetti cumulativi sulla salute umana.

Tra i pesticidi individuati si annoverano il dimetomorph e il clorantraniliprole, entrambi classificati come sostanze nocive per la salute dall’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) e dalla Rete d’azione sui pesticidi (PAN). Tracce di questi pesticidi sono state rinvenute in prodotti come il pesto rosso De Cecco, il pesto Italiamo di Lidl (prodotto da Polli), ma anche nel pesto Bertolli.

Il Pesto rosso Tegut, prodotto da Saclà, è stato ritirato dal mercato a seguito del test poiché sono state rilevate tracce di tre pesticidi e tossine fungine nel prodotto.

Un’altra fonte di preoccupazione riguarda la presenza di componenti derivanti da oli minerali in alcuni pesti, come nel caso del pesto Mutti. Questi componenti, noti come analoghi del MOSH/MOSH, possono contaminare gli alimenti durante il processo di produzione e accumularsi nel corpo umano, con conseguenze ancora poco chiare sulla salute.

Infine, il test ha evidenziato la presenza di bisfenolo A (BPA) in due dei pesti rossi sottoposti all’analisi. Il BPA è noto per i suoi effetti dannosi sul sistema ormonale e sulla salute riproduttiva umana, pertanto la sua presenza nei prodotti alimentari solleva gravi preoccupazioni.

Quali sono i pesti rossi migliori e peggiori del test tedesco?

Tra i prodotti valutati come i peggiori, considerando tutti i parametri analizzati, troviamo il pesto rosso De Cecco (tuttavia, questa referenza sembra non essere disponibile sul mercato italiano) e il Campo Verde Demeter (un prodotto biologico).

Ma focalizziamoci ora sui prodotti di maggior qualità, quelli che hanno ottenuto la valutazione “molto buono”. Tra questi spicca il pesto rosso biologico La Selva (mentre le altre due referenze sono tipiche del mercato tedesco).

Il pesto rosso Barilla ha superato il test con risultati positivi, essendo stato privo di pesticidi, tracce di oli minerali, bisfenolo e muffe dannose. Non ha raggiunto il punteggio massimo solo a causa della presenza di aromi aggiunti. Anche il pesto Lidl, nonostante la presenza di tracce di dimetomorph, ha ottenuto un giudizio “buono”.

Potete guardare i risultati nel test nelle seguenti infografiche.

Dieta Personalizzata
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