Vinitaly? No, grazie. Meglio affittare un palazzo a Verona
Ecco le aziende che non parteciperanno alla fiera del vino
Vinitaly è andato sold out (14 aprile - 17 aprile) ma non mancano grandi assenti come Biondi Santi e Banfi
Il 14 aprile si apriranno ufficialmente i lavori del Vinitaly, la 56esima edizione del Salone del vino che si terrà nel quartiere fieristico di Verona. Anche quest'anno l'evento è andato sold out, con grandi ritorni come Frank Cornelissen, ma quelli che si notano come spesso succede sono gli assenti.
"Non saremo al Vinitaly perché abbiamo cambiato la modalità di comunicazione - ha spiegato Chiara De Iulis Pepe della cantina abruzzese Emidio Pepe a Gambero Rosso - ed è rilevante solo se facciamo arrivare i compratori e gli importatori da noi e farli passeggiare tra le vigne, assaggiare i vini e i nostri prodotti per farli vivere l’azienda a 360 gradi. È una scelta che deriva dal cambiamento del mercato e da un’esigenza di una comunicazione più vicina possibile alla terra di origine. Nonno Emidio ha sempre adorato e partecipato al Vinitaly per tanti anni, ma ci è sembrato un po’ strano parlare di natura, territorio, ambiente lontani dall’azienda. Non so se sarà così per sempre, ma per ora è una decisione consona con quello che ci siamo prefissati di fare".
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All'evento per il secondo anno consecutivo mancherà anche Banfi. "La decisione di non partecipare più al Vinitaly e, più in generale, di rivedere il nostro approccio con il mondo fieristico, è figlia del nostro costante e dinamico rapporto con il mercato, - spiega a Gambero Rosso il presidente Rodolfo Maralli - e con la ricerca di una sempre maggiore sintonia con il consumatore, sia esso italiano che internazionale. Riteniamo, infatti, che il nuovo consumatore e, soprattutto, quello del futuro prossimo, sarà sempre più alla ricerca di esperienze dirette, più interattive, emozionali e sempre più legate al contatto con i territori e con le genti dove il vino nasce". L'azienda preferisce realizzare un suo evento nella location di Montalcino e Strevi.
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Altri come Ballabio ne fanno una questione di budget mentre Monte Rossa è più critica nei confronti del forma del Vinitaly: "è diventato tutto un ciao-ciao, pacca sulle spalle e brindisi. Il format attuale non risponde più alle esigenze di una realtà artigianale come la nostra, che ha bisogno di contatti diretti. In fiera non riesci a comunicare nulla della tua realtà, e mica trovi così per caso un importatore negli Stati Uniti o di un altro Paese. I costi, poi, non sono proporzionati. Noi abbiamo preferito potenziare e sviluppare l’ospitalità, abbiamo costruito una nuova cantina per essere più attrattivi", afferma il titolare Emanuele Rabotti.
Tra gli altri grandi assenti ci sono Livio Felluga, Bianco dell'Anno nella guida Vini d'Italia 2022 con il Terre Alte 2018, e Biondi Santi, che ha preferito realizzare un suo evento al centro di Verona dedicato ad importatori e partner selezionati.