ANBI, l'Osservatorio prevede bacini vuoti a fine autunno in Sicilia

Vincenzi (ANBI): "La gran parte degli invasi in Sicilia sono a riempimento pluriennale e quindi abbisognano di piogge diffuse e di manutenzione straordinaria"

di Redazione
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ANBI: l'Osservatorio segnala l'imminente svuotamento dei bacini siciliani, nonostante la pioggia

Il report settimanale dell'Osservatorio ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela dei Territori e delle Acque Irrigue) sulle Risorse Idriche segnala che tutti i bacini in Sicilia saranno vuoti entro la fine dell'autunno, nonostante le intense piogge.

Le ultime rilevazioni pubblicate parlano di un volume residuo di quasi 195 milioni di metri cubi, ma solamente 66,15 sono utilizzabili; dei 29 bacini artificiali presenti sull’Isola, 9 sono “asciutti”, 10 hanno utilizzabile meno di 1 milione di metri cubi d’acqua e ben 16 meno di 5 milioni. L’Autorità di Bacino prevede che, salvo piogge straordinarie, tra i mesi di novembre e gennaio si esauriranno completamente le disponibilità idriche.

La situazione siciliana è atavica e complessa: la gran parte degli invasi sono a riempimento pluriennale e quindi abbisognano di piogge diffuse. Inoltre, necessitano di manutenzione straordinaria per essere riportati alla capacità originale e vanno completati gli schemi idrici per distribuire la risorsa idrica alle campagne”, informa Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

Mentre in Sud America i fiumi sono secchi e la Groenlandia registra le stesse temperature di Perugia, secondo l’European Severe Weather Database, sull’Italia si sono abbattuti 152 eventi meteo estremi negli scorsi 7 giorni (34 tornado di cui 31 al Sud, 115 nubifragi, 3 eventi di grandine grossa sul Meridione), cioè circa la metà di quelli avvenuti in tutto il 2010 (310).

Considerando il periodo tra il 1° Gennaio ed il 15 Settembre, il numero degli eventi estremi del triennio 2022-2024 (5934) ha superato del 130%, il totale di quelli del triennio precedente 2019-2021 (2580).

Negli scorsi giorni, molti sono stati i territori lungo lo Stivale messi in ginocchio dalle piogge: violentissime sono state quelle cadute sulla fascia litoranea della Toscana, soprattutto tra le province di Pisa e Livorno, con cumulate che hanno raggiunto in poche ore i 224 millimetri a San Vincenzo e 221 millimetri a Castagneto Carducci; a Montecatini Val di Cecina, le acque del torrente Sterza, in sole 3 ore, sono cresciute di 5 metri prima di esondare, mentre la Cecina a Riparbella ha segnato + m.7 in solo 5 ore.

La conseguenza sono due vittime e danni enormi ai preziosissimi vigneti di Bolgheri, devastati dal fango. Come prevedibile, i livelli dei fiumi toscani sono tutti in crescita e sopra le medie mensili, tranne la Sieve; cresce anche l’Ombrone, che raggiunge la portata di 30 metri cubi al secondo dopo che per mesi ha ristagnato al di sotto del Deflusso Minimo Vitale (mc/s 2).

La Puglia è stata flagellata dai tornado (ben 4 in una settimana) e dalle “bombe d’acqua”, tra cui quella che ha allagato Taranto (in mezzora, quasi 30 millimetri di pioggia) o i mm.123 caduti in meno di due ore sulla leccese Taviano. La regione, però, permane in crisi idrica.

I bacini sono praticamente vuoti (restano disponibili solo 43,29 milioni di metri cubi): la diga più grande a servizio delle campagne della Capitanata (Occhito con una capacità di 250 milioni di metri cubi) da tempo non eroga più acqua per irrigazione. Unica nota positiva del maltempo è il leggerissimo incremento dei volumi trattenuti, che da un paio di settimane viene registrato nell’invaso Capacciotti.

Nel Salernitano, in Campania, si sono registrate cumulate di mm. 105 in 5 ore; non sembrano però destare particolari preoccupazioni nè il fiume Sarno, né i bacini dell’area cilentana, mentre crescono soprattutto il Garigliano ed il Volturno.

In Veneto, nubifragi hanno colpito il Padovano (mm.147,8 in 3 ore su San Martino di Lupari), il Vicentino (su Grumolo delle Abbadesse, cm.130 in 7 ore) e il Trevigiano (su Treviso, mm. 73 in 2 ore e mezza). La portata del fiume Piave è cresciuta per una decina di ore, registrando un picco di 137,74 metri cubi al secondo (oltre mc/s 100 in più rispetto al giorno precedente), mentre il Bacchiglione è arrivato a toccare mc/s 125,52 da una portata media giornaliera di mc/s 18,59 ed il Muson dei Sassi è schizzato in poche ore da mc/s 1,18 a mc/s 70.

Anche la Bergamasca e il Mantovano in Lombardia (mm.80 di pioggia in poche ore) sono state tra le vittime della nuova violenza climatica; cresce il fiume Adda, la cui portata arriva a sfiorare i 171 metri cubi al secondo. Le riserve idriche nella regione tornano ad essere superiori di oltre il 18% alla media.

I livelli dei “grandi laghi” settentrionali sono in decrescita, ma i rilasci verso valle restano molto abbondanti, soprattutto per Sebino e Lario. Al Nord, in Valle d’Aosta vanno riducendosi le portate della Dora Baltea, mentre restano stabili quelle del Lys.

Sono tutti in crescita, invece, i fiumi del Piemonte (solo la Toce rimane sotto ai valori medi del periodo): la portata del Tanaro raggiunge +42% sulla media, mentre quella della Stura di Demonte tocca +80%.

È "a singhiozzo” l‘andamento del fiume Po, che ha valori di portata in calo nel tratto lombardo-emiliano, mentre risulta crescente nei rilevamenti piemontesi così come presso il delta, a Pontelagoscuro, dove i flussi si mantengono sopra le medie storiche.

Dopo l’alluvione della settimana scorsa, i flussi in alveo dei fiumi dell’Emilia centrale e della Romagna tornano su valori più in linea con quelli tipici del periodo: il Savio registra mc/s 1,94 (il 18 Settembre la portata media era mc/s 50), il Lamone è a mc/s 2,98 (aveva toccato mc/s 33,10), Secchia ed Enza portano rispettivamente mc/s 14,59 e 12,62 (fonte ARPAE). Restano invece sotto media i fiumi della fascia occidentale della regione (Taro e Trebbia).

In Liguria, violente piogge hanno colpito principalmente la zona del Savonese (mm.70 in 3 ore sulla città capoluogo), senza però provocare gravi conseguenze sui livelli dei corsi d’acqua Cetimbro e Sansobbia; crescono le altezze idrometriche sia dei corpi fluviali di Levante (Entella, Vara e Magra) che a Ponente (Argentina), superando le medie di Settembre.

Nelle Marche, risultano in crescita i livelli dei fiumi Potenza, Esino e Sentino, mentre calano quelli del Tronto; le piogge intense delle scorse settimane hanno rimpinguato gli invasi, che registrano una crescita di quasi 500.000 metri cubi nei volumi trattenuti.

In Umbria, le cumulate pluviometriche maggiori si sono registrate al confine con la Toscana: 60 millimetri sono caduti su Città della Pieve e nella zona del lago Trasimeno, il cui livello però pare non averne tratto beneficio, visto che è inchiodato a m. -1,56 come la settimana passata. Crescono, invece, le portate fluviali di Topino, Paglia, Chiascio.

Nel Lazio, rispetto alla scorsa settimana, è in crescita soprattutto la portata del fiume Velino nel reatino, mentreil livello del lago di Nemi guadagna solamente un centimetro, nonostante le perturbazioni. “È la conferma che la crisi dei laghi romani non è dovuta solamente al deficit pluviometrico, bensì all’eccessiva pressione antropica”, commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI

Scendendo a Sud, anche in Basilicata gli invasi conservano sempre meno acqua: -7 milioni e mezzo di metri cubi in una settimana. Il bacino di monte Cotugno ne trattiene ormai poco più di 69 milioni contro una capacità d’invaso pari a ben mln. mc.482.

Infine, è anomala è la condizione della Calabria, dove aumentano i flussi nei fiumi Coscile (mc/s 51,63) e Ancinale (mc/s 231).

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