Cop26, da Cina e India una pernacchia: neutralità carbonica non prima del 2060

E intanto Pechino innalza la produzione media di carbone: 11,5 mln di tonnellate da metà ottobre, con un aumento di 1,1 mln rispetto alla fine di settembre

Green
Condividi su:

Cop26, i toni apocallitici sul clima non toccano Cina e India: neutralità carbonica dopo il 2050  

"Siamo a un passo dall'Apocalisse", ha detto il premier britannico Boris Johnson. Ce la faremo, "solo insieme", ha insistito il presidente del Consiglio Mario Draghi. I toni apocalittici dal Regno Unito, più distensivi dell'Italia, non cambiano le posizioni di Cina, India e Russia sul tema clima: i tre Paesi restano fermi nelle loro tempistiche per arrivare a zero emissioni. Seguendo percorsi molto più elastici rispetto a quelli di Europa e Stati Uniti, che puntano a raggiungere la neutralità entro il 2050. Per Cina e Russia l'obiettivo è invece fattibile solo entro il 2060, per l'India al 2070

"L'orologio dell'Apocalisse ticchetta sempre più forte e segna un minuto a mezzanotte", quando scatterà "la fine della vita umana su questo pianeta come la conosciamo", ha tuonato il primo ministro britannico, Boris Johnson, aprendo la Cop26, la conferenza Onu sul clima di Glasgow.

Il mondo ha proseguito Johnson, si trova come "James Bond in quei film in cui deve disinnescare un macchinario mortale pochi minuti prima che scatti ma questo non è un film e noi non siamo James Bond".

Gli ha risposto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres che sempre in tema di citazioni cinematografiche ha omaggiato Trainspotting. Chiudendo il suo intervento ha detto "scegliete l'ambizione, scegliete la solidarietà, scegliete di salvaguardare il nostro futuro e salvare l'umanità", chiaro riferimento all'ultima scena del film di Danny Boyle.

Il vertice ha preso piede in una città fredda ma pulita, il paventato sciopero dei netturbini che avrebbe dovuto gettare Glasgow nello scompiglio, non c'è stato, e far appello all'urgenza e alla mancanza di tempo si è unito anche il presidente cinese Xi che da Pechino, in un videomessaggio, ha esortato "a fare di più" ma, allo stesso tempo, ha invitato le nazioni ricche "a sostenere quelle in via di sviluppo".

A pesare però sul più grande importatore di carbone la crisi energetica, che ha portato a frequenti interruzioni di corrente, interrompendo le catene di approvvigionamento, causati dai rigorosi obiettivi di emissioni e ai prezzi record per il combustibile. Ma la crisi è ora agli sgoccioli grazie a un aumento della produzione interna di carbone, secondo una dichiarazione della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, che ha affermato che in Cina la produzione media giornaliera di carbone è salita a oltre 11,5 milioni di tonnellate da metà ottobre, con un aumento di 1,1 milioni di tonnellate rispetto alla fine di settembre. Negli ultimi mesi, diverse fabbriche sono state costrette a interrompere le operazioni a causa di interruzioni di corrente, sollevando preoccupazione per le catene di approvvigionamento globali. 

Il presidente Usa Joe Biden ha invocato Dio affinché "salvi la terra" e ha chiesto scusa per le scelte del suo predeccessore Donald Trump sul tema clima. "Questo è il decennio che determineraà le prossime generazioni, il decennio in cui abbiamo l'opportunita' di dimostrare a noi stessi che possiamo mantenere l'obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi", ha detto proprio mentre a Washington il senatore Dem Joe Manchin annunciava il voto contrario al piano climatico di Biden. Tra file di un'ora e mezza per accedere al Sec (Scottish Event Campus) il luogo dove si svolge il vertice, auto-test rapidi anti-Covid (non controllati), mascherine libere e distanziamento a piacere, la Cop26 rappresenta anche un modo, per chi viene da fuori, per capire l'approccio alla pandemia del Regno Unito. 

Per quanto riguarda le proteste ci sono, fuori dal centro congressi, in giro per la città, ma discrete e festose. Greta Thunberg si è auto invitata al vertice che voleva fare a meno di lei. Finora ha incontrato solo la premier scozzese Nicola Sturgeon. Anche a Glasgow come a Milano, qualche giorno fa, la giovane attivista ha ripetuto che "il cambiamento non verrà dai politici ma da noi. Basta bla...bla..bla..".