Salvamare, ok definitivo alla legge. Grillo: "Una rivoluzione per l'Italia"

Presentata in parlamento nel 2018 da Sergio Costa (M5S)

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La Legge Salvamare approvata con 198 sì, 17 astenuti e nessun no


Da oggi, chi recupera rifiuti di plastica in mare o in acque dolci, non sarà più costretto a ributtarli in acqua, per non essere denunciato per traffico di illecito di rifiuti. Potrà fare la cosa più logica, cioè portare i rifiuti in porto, per farli smaltire e riciclare. Il Senato ha approvato in definitiva la Legge Salvamare, presentata in Parlamento nel 2018 dall’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S).

«Sono felicissimo, emozionato e commosso - ha commentato stamani l’ex ministro Costa su Facebook -: La perseveranza, la testardaggine, la voglia, la passione, con un pizzico di pazzia parlamentare, hanno trasformato un’idea in una legge che fa bene al mare e all’Italia».

"Finalmente la Salvamare è definitivamente approvata: una legge tanto semplice quanto rivoluzionaria. L’Italia, per la prima volta nella Storia, si è dotata di una norma che tutela l’ecosistema marino e le acque interne. Con la legge Salvamare proteggiamo concretamente gli ecosistemi e la biodiversità e favoriamo l’economia circolare! Avanti tutta!", ha scritto su Facebook il fondatore dei 5 Stelle Beppe Grillo.

Il disegno di legge - si legge su il sito de Il Sole 24 Ore - voleva porre rimedio a una assurdità degna del peggior groviglio legislativo italiano. I pescatori che recuperavano grandi quantità di rifiuti di plastica con le reti, il cosiddetto “marine litter”, non potevano poi portarli in porto per buttarli nei cassonetti. Il semplice trasporto di questa spazzatura era considerato niente di meno che un reato penale, traffico illecito di rifiuti. I pescatori quindi, per evitare una denuncia, finivano per ributtare in acqua la plastica, con buona pace dell’ambiente.

La Legge Salvamare, approvata con 198 sì, 17 astenuti e nessun no, sana finalmente questa situazione. Chi recupera plastica in mare (ma anche nei laghi e nei fiumi), può portarla in porto. Qui le autorità portuali sono tenute a predisporre isole ecologiche per ricevere i rifiuti e avviarli al riciclo. L'operazione è gratuita per il pescatore che la effettua. I costi di gestione di questo tipo di rifiuti sono coperti con una specifica componente che si aggiunge alla tassa o tariffa sui rifiuti. Questa scelta di fatto distribuisce sull'intera collettività nazionale gli oneri della raccolta.

Viene poi affidato a un apposito decreto ministeriale - che sarà emanato entro 4 mesi dall'entrata in vigore delle legge, dal Ministro delle politiche agricole alimentari, e forestali, di concerto con il Ministro della transizione ecologica - il compito di individuare misure premiali nei confronti dei comandanti dei pescherecci soggetti al rispetto degli obblighi di conferimento dei rifiuti accidentalmente pescati.

Tra le altre misure previste, la promozione nelle scuole di ogni ordine e grado di attività finalizzate a mettere in evidenza l'importanza della conservazione dell'ambiente e, in particolare, del mare e delle acque interne, nonché sul corretto conferimento dei rifiuti. Nelle scuole sono promosse le corrette pratiche di conferimento dei rifiuti e sul recupero e riuso dei beni e dei prodotti a fine ciclo, anche con riferimento alla riduzione dell'utilizzo della plastica, e sui sistemi di riutilizzo disponibili.

Esultano le associazioni ambientaliste come Legambiente e Wwf, per le quali la nuova norma è un passo avanti importante nella tutela dei mari, ma anche Federparchi, che raccoglie pure le riserve marine. Per Fedagripesca, se la flotta da pesca italiana ad ogni uscita potesse portare a terra tutto quello che rimane impigliato nelle reti oltre al pesce, potrebbe liberare in dieci anni il mare da 30 mila tonnellate di rifiuti.

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