Cinque libri da leggere affinché San Valentino non finisca mai

Dai fantasy ai romance sino alle ambientazioni orientali, ecco le più belle storie d’amore in libreria

di Chiara Giacobelli
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Libri & Editori

Una selezione di titoli da leggere nella settimana di San Valentino e in quelle successive, da regalare o da regalarsi, per chi ama sognare l'amore ad ogni età.  

1)  Una magia infusa di veleno e Un veleno dolce e oscuro di Judy I. Lin (Mondadori Oscar Fantastica)

Partiamo con il dire che questi due libri pubblicati nella collana Oscar Fantastica da Mondadori sono talmente belli da un punto di vista grafico e curati esteticamente da attirare inevitabilmente l’attenzione di qualunque ragazza. Dunque la prima cosa che si avverte vedendoli in libreria è il desiderio di averli in bella mostra sui propri scaffali, ma subito dopo nasce la curiosità di sapere di cosa trattino e chi siano i protagonisti di questa storia. Che sia un fantasy lo si intuisce sia dalla collana che dalla cover, mentre la presenza di due tomi dal titolo diverso, ma molto simili alla vista, ci consente di capire che siamo di fronte a una dilogia. Personalmente ciò che mi ha colpito di questa piccola serie è il fatto che abbia preso spunto dai miti e dalle leggende con cui l’autrice è cresciuta dapprima a Taiwan e poi nel Canada più selvaggio. Un mix di romanticismo, pathos, epica, magia e oscurità che ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo, tanto da diventare velocemente un bestseller mondiale, sotto il titolo generico di Libro del tè.


 

Che cosa ha a che fare il tè con la magia e con l’amore? È presto detto. È proprio a causa di una tazza di tè avvelenata che l’adorata madre di Ning ha perso la vita. Un fatto drammatico, che si trasforma in una vera e propria tragedia nel momento in cui Ning scopre che ad uccidere la donna è stata lei stessa, preparando senza volerlo un infuso avvelenato, e che ora quello stesso tè maledetto si sta portando via anche la sorella. Non si tratta infatti soltanto di una bevanda, ma di qualcosa che contiene in sé una magia antica e spaventosa, alla quale Ning necessita di avere maggiore accesso, in maniera tale da poterla controllare e salvare così la sorella. Esiste tuttavia un solo modo per farlo: diventare shénnóng-shī di corte, ovvero maga presso l’imperatore dotata di immenso potere e dalle grandi capacità sovrannaturali. È a questo punto della storia che mi è venuta la curiosità di approfondire parallelamente la figura in questione, poiché se è vero che all’interno di questa dilogia c’è molta creatività e invenzione, è però altrettanto indiscusso il bagaglio culturale proveniente dalla mitologia e dalla storia cinese, nello specifico da Taiwan, che appare – almeno ai miei occhi – alquanto affascinante.


 

La parola deriva da Shénnóng, ovvero il Dio dell’Agricoltura, sebbene possieda diverse altre definizioni, tra cui quella di Dio dei Cinque Cereali. Come spesso accade con i popoli dalla lunga tradizione, siamo di fronte da una parte ad una sorta di divinità, dall’altra a un antenato leggendario probabilmente tratto da un personaggio realmente esistito: costui conosceva benissimo la medicina cinese e aveva studiato così a fondo le erbe da arrivare a catalogarne centinaia. Tra queste vi erano anche quelle velenose, a cui spesso i nobili, gli aristocratici e i membri della corte si affidavano per tessere le loro reti e mettere in pratica i propri intrighi, finendo per vivere in un ambiente pericoloso per tutti. Per lungo tempo tali pratiche sono state utilizzate e poi perseguitate nel mondo intero, producendo innumerevoli figure più o meno inquietanti di streghe, alchimisti, guaritrici, speziali, fino a dei veri e propri guru. In Una magia infusa di veleno, come si deduce appunto dal titolo, l’autrice Judy I. Lin aggiunge ai fatti e alle leggende popolari anche la magia, trasformando così un potenziale romanzo storico in un fantasy di grande attualità. Nel seguito, tradotto in Italia come Un veleno dolce e oscuro, l’ambientazione si amplia e i toni si fanno più epici, poiché la posta in gioco per Ning, ormai apprezzata shénnóng-shī di corte, non è più salvare sé stessa o la sorella dai tradimenti e dai pericoli del regno, ma mettere in sicurezza il mondo intero da una minaccia assai più grande, oscura e antica, identificata nel Serpente d’Oro. Nuovi personaggi entrano nella storia, altri spariscono per morti violente o lunghi viaggi, ma la magia resta sempre l’unica chiave per poter affrontare ogni guerra e sperare in un finale positivo.


 

Non dimentichiamo, in conclusione, che abbiamo scelto questa dilogia tra le letture suggerite in uno speciale di San Valentino non soltanto perché siamo certi che sarà apprezzata dalle amanti del fantasy, ma anche poiché non mancano desiderio e attrazione: in Una magia infusa di veleno, infatti, Ning incontra un ragazzo misterioso a corte che carpisce la sua attenzione. Tra i due nascerà qualcosa, ma a tal proposito non vogliamo svelarvi troppo. Sarà entusiasmante anche seguire la protagonista nelle varie prove a cui si deve sottoporre prima di poter conquistare la vittoria e divenire una stimata shénnóng-shī di corte, mentre nel secondo libro il ritmo accelera, le forze in gioco aumentano di livello e la storia stessa cambia di tono rientrando più nel genere del fantasy epico, in cui il protagonista è chiamato a salvare il mondo e dunque ricade su di lui (in questo caso su di lei) la mano del destino.


 

«La mamma usava le doti da shénnóng-shī per tirare fuori la verità dall’anima, i problemi che tormentavano i pazienti ai margini della mente. Come le ombre della luna, il potare i rami di un albero. Io gli avevo chiesto di rivelare i ricordi segreti dei giudici nella competizione, e adesso voglio svelare la causa del dolore della sovrintendente».

Lo consigliamo perché: per le amanti del fantasy sarà una lettura perfetta, curata in ogni dettaglio, appassionante e abbastanza lunga da tenervi compagnia per diverse giornate.

2)  Reminders of him – La parte migliore di te di Colleen Hoover (Sperling & Kupfer)

In uno speciale dedicato all’amore non può di certo mancare Colleen Hoover, che al momento detiene il primato come autrice più venduta al mondo, con oltre 30 milioni di copie. Non solo: è anche la più amata, seguita e letta per quanto riguarda il genere romance, quindi il suo ultimo romanzo – uscito in Italia per Sperling & Kupfer lo scorso gennaio – cade a pennello tra i nostri suggerimenti. Si tratta di Reminders of him – La parte migliore di te, attualmente al primo posto nella classifica del New York Times e già un bestseller con oltre due milioni di copie vendute. Della stessa autrice noi di Affaritaliani.it avevamo già recensito It ends with us e It starts with us, entrambi tra i libri più celebri dell’autrice americana, dai quali si attende anche la trasposizione televisiva. La Hoover scrive in realtà romanzi ormai da parecchi anni, ma è stato il primo dei due titoli sopra citati a generare un’escalation repentina di notorietà e vendite, grazie al tema della violenza sulle donne lì trattato.


 

In questo caso è ancora una volta protagonista una giovane dal passato traumatico ma dalla grande capacità di donarsi agli altri; sebbene il racconto proceda – come è tipico della Hoover – attraverso brevi capitoli narrati dal punto di vista di lei, Kenna, e di lui, Ledger, domina la scena la prospettiva femminile. Il lui in questione non è però, come si potrebbe immaginare, il primo grande amore di Kenna, bensì qualcuno che le consente di ricominciare e le dona nuova speranza. Leggendo Reminders of him – La parte migliore di te la memoria mi è andata più volte a La gente felice legge e beve caffè, un libro di Agnès Martin-Lugand sempre edito da Sperling & Kupfer che a suo tempo ho adorato e recensito. Lì il passato pesante e doloroso della protagonista aveva a che fare con la morte del marito e della figlia in un incidente stradale; anche qui Kenna ha perso il suo amato Scotty, ma ne è in parte responsabile a causa di un errore che l’ha portata a scontare cinque anni di prigione e a perdere così i primi quattro anni di vita della sua bambina. La storia delle due protagoniste, quindi, in parte si somiglia, specie nel fondamentale incontro con uomini che rappresentano modelli positivi e sono disposti a dar loro fiducia, ad ascoltarle e accoglierle. Inizialmente l’amore non è nei pensieri di nessuna delle due, ma sappiamo che i sentimenti non seguono le intenzioni di nessuno e si palesano al di là del proprio volere; tuttavia la posta in gioco per Kenna è perdere di nuovo la figlia e lei non può proprio permetterselo.


 

La Hoover ci regala un romanzo intenso, dove l’aspetto romantico non è più l’unico elemento cruciale della storia – come accadeva nei suoi primi libri, di minor successo e caratterizzati da tematiche più semplici – ma si lega ad altri aspetti di interesse sociale, psicologico, politico nel senso di battaglie che gli esseri umani compiono per veder riconosciuti i propri diritti. In questo caso se il tema delle carceri resta solo marginale, poiché l’inizio vede già una donna libera dalle catene, è invece centrale la questione del reinserimento delle persone condannate nel tessuto sociale, qualunque sia il “crimine” che abbiano commesso. Non soltanto è difficile ottenere perdono da chi un tempo ci amava – come se non fosse già pressoché impossibile perdonarsi da soli – ma è altrettanto arduo portare alla luce la verità, ad esempio nei casi di misunderstanding, di errata condanna, o di incidente involontario. La falce del giudizio si abbatte sugli ex carcerati come una spada che trafigge e non lascia scampo, ostacolando qualunque volontà di ricostruire, andare avanti, ripartire. È come se ci si aspettasse da chi ha sbagliato un eterno pentimento manifesto, che nella sua totalità non può lasciare spazio a nuove speranze, ancor meno a un nuovo amore. Così, se la storia che l’autrice narra in Reminders of him – La parte migliore di te è alquanto rara e originale nelle sue molte sfaccettature, è invece assai più generalista la tematica trattata, nella quale saranno in molti a potersi riconoscere: lo stigma sociale, il rifiuto, il pregiudizio, l’isolamento e l’esclusione sono qualcosa che chiunque non abbia rispettato alla lettera le regole imposte dall’esterno ha dovuto sperimentare, sopportare, combattere.

L’altro tema di attualità trattato qui da una prospettiva affatto banale è quello della maternità: Kenna è infatti madre di una bambina che non ha mai avuto l’opportunità di conoscere. A tal proposito preferiamo non svelare altro, in quanto l’autrice mantiene volutamente un certo riserbo sulla questione, rendendo noti i particolari dell’intera vicenda a poco a poco, in modo da non allentare mai la suspense nel lettore. V’è però da dire che, come spiega bene Ilaria Maria Dondi nel suo recente Libere di scegliere se e come avere figli, la società patriarcale che vuole la donna madre e moglie, meglio ancora se lavoratrice, non è in realtà disposta ad accettare qualunque tipo di maternità: ecco, allora, che la detenuta rientra per la gran parte delle persone in una di quelle categorie che non dovrebbero essere madri o, se lo sono, non vengono ritenute in grado di educare e accudire adeguatamente la propria prole. In questa storia, dove di fatto lo stile resta sempre leggero e dunque anche i temi più scottanti sono raccontati per arrivare al grande pubblico, il travaglio di Kenna coinvolge emotivamente il lettore anche grazie all’uso della prima persona e il nemico è rappresentato concretamente da coloro che ostacolano il suo riavvicinamento alla figlia. In conclusione, la Hoover ha confezionato un altro romanzo certamente romantico ma mai superficiale, ricco di spunti di riflessione e pensato per essere dalla parte delle donne.

Lo consigliamo perché: è la novità da non perdere per le amanti del romance, ma anche per un pubblico più ampio che voglia confrontarsi con tematiche di attualità, nonché con una nota drammatica stemperata nella narrativa spigliata e scorrevole.   


 

   

3)  Belladonna di Adalyn Grace (Rizzoli)

Belladonna è quella che potremmo definire la scelta dark e gotica di questo speciale, dove l’amore è presente in molte forme sfaccettate, ma ancor di più lo è l’odio, che si manifesta attraverso la presenza inquietante della Morte. Scritto come una fiaba, tanto che percorrendone le prime righe sembra quasi di star leggendo una favola per bambini o per ragazzi in uno stile volutamente onirico, il romanzo deve il suo titolo al famoso veleno che a lungo è stato utilizzato per togliere la vita nel giro di pochi minuti. Inevitabile, quindi, il richiamo alla prima dilogia che vi abbiamo consigliato, non soltanto per il ruolo fondamentale del veleno, ma anche per il genere a cui il libro appartiene: il fantasy. Cambiano però atmosfere e toni, dal momento che Adalyn Grace, già nota al pubblico internazionale grazie al suo precedente successo All the Stars and Teeth e all’attività di influencer su Instagram, gioca molto con il sovrannaturale, non nel senso della magia antica, quanto piuttosto della presenza di spiriti e forze oscure. Rizzoli ha pubblicato in Italia a gennaio quello che è stato definito dalla scrittrice Stephanie Garber “un romanzo gotico deliziosamente mortale” e lo ha reso ancora più accattivante grazie a una cover floreale dai toni violacei, che nasconde una seconda copertina se si solleva quella cartacea. Il volume si presenta quindi in una bellissima edizione, curata e colorata, in linea con la passione per anime, grafica e videogiochi che l’autrice ha dichiarato di avere.


 

Sin dalle prime pagine ci si accorge subito di quell’atmosfera da fiaba maledetta che costituisce un unicum nella narrativa contemporanea. La scena iniziale vede lo svolgersi di una festa, durante la quale i facoltosi genitori di Signa mostrano al loro “amici” l’adorata figlia nata da pochi giorni, decantandone le lodi. Il loro desiderio di apparire e di suscitare ammirazione, tuttavia, si scontra con l’invidia che serpeggia tra saloni e cristalli, vestiti eleganti e ampi sorrisi: qualcuno ha utilizzato la Belladonna per avvelenare tutti i partecipanti alla serata, così nel giro di qualche ora la splendida villa si trasforma in una dimora di spettri. Signa è ancora una neonata, eppure il suo dono di percepire Morte e gli spiriti delle persone defunte, specie in situazioni tragiche, è già presente. La ritroviamo poi a diciannove anni, quando – dopo essere stata affidata a diversi tutori interessati alla sua fortuna, tutti misteriosamente deceduti prima del tempo – conosce una famiglia ancora più inquietante della sua: gli Hawthorne. L’anima turbata della madre morta in circostanze poco chiare si palesa ben presto alla ragazza che, ormai avvezza a questo genere di eventi sovrannaturali, non soltanto la ascolta e le dà credito, ma comprende che l’intera famiglia si trova in grave pericolo. Starà a lei capire come poter salvare loro e sé stessa, ma per farlo occorrerà aprire porte inesplorate e fronteggiare la paura.

Questa è una storia popolata da personaggi al limite dell’ordinario, come il festaiolo Elijiah Hawthorne, che nasconde dietro all’allegria e al suo fare da scapolo donnaiolo un immenso dolore; o come l’affascinante Everett Wakefield, che fa palpitare il cuore di Signa nonostante le sue resistenze; o ancora come l’astuta Marjorie, il cui diario diventa una guida quando il romanzo vira verso il giallo e segue con sempre maggiore suspense le ricerche di Signa per scoprire chi sia il temibile avvelenatore in casa Hawthorne. Ma non sono solo gli individui reali ad avere un’aura tenebrosa e talvolta terrificante, poiché Signa intrattiene un vero e proprio rapporto con Morte, che sin dall’infanzia rappresenta per lei una presenza familiare e che definisce come «ombre che si addensavano per assumere una forma che somigliava a un essere umano». Tra i due si instaura una “relazione” intima e profonda, che ci porta a riflettere sul significato assunto dalla morte per la nostra società, ormai abituata a dimenticarsene, ad allontanarla dalla vista o a posticiparla il più possibile. Viene da chiedersi se non sia più naturale e sano un riconoscimento alla pari, dove alla paura e al rifiuto si sostituisca l’accettazione, nonché la comprensione che la morte non è un nemico da combattere, bensì un elemento essenziale senza cui la vita non esisterebbe.

Si tratta dunque di un romanzo completo e destinato principalmente alle giovani generazioni, a cui è stata data la definizione di romance, mistery, gothic fantasy, giallo; anticipiamo che ne è già pronto il sequel, con il titolo inglese di Foxglove. Appena arrivato nel nostro Paese, è stato accolto con enorme entusiasmo, dopo aver già scalato le classifiche all’estero, dove è uscito questa estate. Merito anche della grande creatività che caratterizza questa storia: la Grace ha affermato che per scriverla ha ricevuto idee e suggestioni dalla musica, dalle serie tv come Vampire Diaries, dalle letture e da ciò che le è capitato di vedere durante i suoi viaggi, senza però mai avere come punto di riferimento un elemento specifico. Tutto il resto, insomma, è pura fantasia. D’altra parte, non bisogna dimenticare il ricco background dell’autrice, che prima di iniziare a scrivere ha accumulato esperienze nel mondo del teatro, delle sceneggiature, delle riviste e altri giornali, nonché della televisione e dell’animazione. È forse grazie a questo mix di influenze che vi ritroverete a leggere un libro originale, dove elementi diversi e a volte in contrasto tra loro dialogano magicamente creando l’effetto di un piacevole straniamento.

Lo consigliamo perché: il filone gothic e mistery sta avendo sempre più successo, specie se associato a quello romance e fantasy. La dilogia della Grace, di cui questo è solo il primo volume, ne è un esempio moderno e intrigante.

4)  Come un fiore di ciliegio nel vento di Etsu Inagaki Sugimoto (Giunti)

Questo è un libro che si discosta dagli altri nostri suggerimenti, innanzitutto per il genere e il livello letterario, in secondo luogo per la vita dell’autrice, la quale, ben lungi dall’essere una giovane instagrammer della nostra epoca, fu una figura centrale nel processo dell’emancipazione femminile dal 1874 al 1950, anno della sua morte. È anche un romanzo che si distingue rispetto agli altri per la sua definizione di memoir, tratto quindi dalla vera storia della protagonista narrata in prima persona, e infine per l’anno di pubblicazione: uscì infatti per la prima volta a New York nel 1925 e divenne immediatamente un bestseller mondiale con il titolo di A Daughter of the Samurai; nel corso dei decenni è stato assunto a punto di riferimento per intere generazioni di donne più o meno femministe, specialmente in quel difficile processo di emancipazione femminile che ha riguardato l’Oriente. Non manca la storia d’amore, ma ciò che la rende davvero potente in questo caso non sono magia, destino o forze sovrannaturali, bensì la veridicità dei sentimenti e dei fatti descritti, il loro essere realmente accaduti a una donna che seppe divenire una vera e propria intellettuale da prendere ad esempio.


 

Il libro è uscito di recente in Italia edito da Giunti con un’allettante cover, sotto il nome di Come un fiore di ciliegio nel vento; ne è autrice Etsu Inagaki Sugimoto, che nacque e crebbe in un’importante famiglia di samurai, ricevendo dunque un’educazione piuttosto rigida, molta disciplina, senso dell’onore e al contempo la cieca fiducia in alcuni ideali incrollabili derivanti dall’antica tradizione giapponese. Peccato (o per fortuna) che per Etsu quegli ideali non erano affatto incrollabili: tutto cambiò infatti alla morte del padre, quando da una parte fu investita dal dolore, dalla perdita e dalla tragedia, nonché dall’obbligo di sposare un amico del fratello, ma dall’altra ebbe l’opportunità di uscire dal Giappone e di trasferirsi in America, dove lavorava il suo futuro marito. Per lei, mente fervida dalle molte potenzialità e dal grande talento, fu una svolta da cui non poté più tornare indietro, aprendo le porte a un modo di pensare, di conoscere e di ragionare totalmente diverso. E tuttavia negli anni successivi la Sugimoto sentì l’esigenza di guardare indietro, verso quelle origini da cui si era dovuta drammaticamente staccare: rientrò quindi in Giappone e ne seguì con costanza i cambiamenti. Siamo in quell’importante periodo storico in cui la potenza nipponica passò da uno stato feudale a una società moderna, occidentalizzata, vivendo forse più di ogni altra sulla propria pelle il contrasto tra passato e presente, con l’inevitabile difficoltà di conciliare entrambi in maniera indolore.

In questo contesto alquanto interessante, la figura di Etsu Inagaki Sugimoto rappresenta una cerniera che contiene in sé tanto gli elementi della tradizione, della storia e della cultura samurai, quanto la spinta verso la modernità e l’emancipazione, specie quella delle donne. Il suo essere una scrittrice, un’insegnante, una giornalista e più in generale un esempio per molte l’ha resa un’autrice immortale, ancora oggi studiata e amata nelle scuole, nelle università, tra i classici della letteratura femminista. È per questo che la scelta di Giunti di pubblicarne un’edizione recente, con una bellissima cover e la prefazione di Janice P. Nimura, è un’ammirevole decisione editoriale, che inseriamo volentieri tra i nostri consigli. L’amore è presente in ogni riga, ma questo è molto più di un semplice memoir, poiché possiede un valore storico immenso e occupa un posto di rilievo nell’ambito tanto degli studi sul femminismo quanto di quelli sull’Oriente, regalandoci la possibilità di guardare a quel mondo dal privilegiato punto di vista di chi c’era. Una lettura di elevata caratura, quindi, che suggerirei di non perdere, anche per la sua narrativa scorrevole ancora molto attuale.

Lo consigliamo perché: è un pilastro della letteratura internazionale poco conosciuto in Italia. Questa è l’occasione per ridargli il giusto valore e magari portarlo nelle scuole, nelle associazioni, all’attenzione di uomini e donne di tutte le generazioni.  

5)  Lunar love di Lauren Kung Jessen (Mondadori)   

Chiudiamo spostandoci a Los Angeles, sulla scia della tradizione cinese. Lunar love, edito da Mondadori e scritto da Lauren Kung Jessen, è un romanzo leggero e frizzante, ideale per trasformare il giorno di San Valentino in una festa dell’amore che duri per sempre (ed è proprio per questo che abbiamo scelto di posizionarlo in conclusione a questo speciale). La protagonista Olivia Huang Christenson sta per prendere le redini dell’attività familiare, gestita fino ad allora dalla solenne figura della nonna, a cui è legata da ammirazione, stima, rispetto e affetto. Si tratta di una realtà incentrata proprio sull’amore, più nello specifico sull’organizzazione di incontri tra single in base all’oroscopo cinese. Qui sta la particolarità più grande di questa storia che rappresenta l’esordio narrativo della Jessen, di origini sino-americane e con un’innata passione per le tradizioni e le magie antiche. Ancora una volta ritroviamo una connessione con il primo suggerimento da noi dato e con la scrittrice Judy I. Lin, anche se in questo caso è la Cina il Paese che più di ogni altro incuriosisce e affascina l’autrice di Lunar love.


 

Se è vero che la presenza orientale fa di questa lettura un qualcosa di insolito e particolare, specie nell’attività pressoché incredibile della protagonista, dall’altra c’è molta influenza anni Novanta e Duemila, a cominciare dalla cover. La storia si evolve infatti con una buffa e tenera storia d’amore che sboccia tra Olivia e Bennet, lo scapolo più ambito di Los Angeles e al contempo il suo peggior competitor, creatore di un’efficacissima app di appuntamenti. È in pratica la trasposizione moderna di C’è posta per te, a suon di app invece che di librerie; ma si sente anche la magia di Pretty woman e di molti altri film o romanzi del genere nati in quell’epoca e arrivati sino a noi, senza mai perdere di fascino.

Sarà quindi un libro che piacerà di certo alle giovanissime, le quali troveranno affascinante la tradizione orientale ma si sentiranno nel loro ambiente all’epoca di Tinder e degli incontri digitali; al tempo stesso, sarà un bel tuffo nel passato per la generazione di chi va dai trenta ai cinquant’anni ed è quindi cresciuto con il mito di Tom Hanks e Meg Ryan, Julia Roberts e Richard Gere, fino ad arrivare alla fonte di tutte le storie con principe azzurro mascherato da nemico tenebroso: la favole ascoltate da bambine. Una lettura allegra, simpatica, senza troppo pretese ma in grado di suscitare genuine risate e nostalgici ricordi. Per un San Valentino ora e per sempre.

Lo consigliamo perché: è il classico libro di intrattenimento che, anche grazie al formato quasi tascabile e alla cover flessibile, si legge in qualunque occasione, portandolo con sé in borsetta per allentare la tensione e regalarsi qualche ora di piacevole coccola romantica.