“La catastrofica visita allo zoo”: un Joël Dicker in vesti insolite per un bestseller immediato
44.000 copie in una settimana e poi sempre più su: è record di vendite
Ha rischiato e ha vinto. Joël Dicker, lo scrittore svizzero che si è affermato come uno dei maestri del thriller/giallo contemporaneo, ha sorpreso e affascinato il pubblico con un’opera inedita tanto per contenuti quanto per stile. La catastrofica visita allo zoo, edito in Italia da La nave di Teseo e uscito di recente, è già in vetta alle classifiche di vendita, soprattutto in Svizzera e in Francia. Ovviamente sta registrando ottimi numeri anche nel nostro Paese, spiazzando piacevolmente i lettori abituati ai suoi consueti intrecci noir.
Nato a Ginevra nel 1985, Dicker è divenuto celebre con La verità sul caso Harry Quebert (2012), romanzo rivelazione che lo ha proiettato sulla scena internazionale con milioni di copie vendute e traduzioni in oltre quaranta lingue. Da allora ha costruito una carriera solida nel genere del thriller e giallo letterario, con titoli come Un'animale selvaggio e Il caso Alaska Sanders, sempre caratterizzati da narrazioni complesse, strutture a incastro e misteri avvincenti.
Con La catastrofica visita allo zoo l’autore bestseller cambia rotta: se in passato le sue storie giocavano con le ombre dell’animo umano e mantenevano un tono serio, teso, qui si affaccia una vena ironica, surreale, quasi esistenzialista, che mescola il brio della commedia alla riflessione sociale.
La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista Joséphine, una bambina con il dono di un’intelligenza oltre la norma e per questo iscritta dai genitori alla scuola dei bambini speciali. La classe è composta da lei e altri cinque compagni, tutti a loro modo particolari: c’è chi non parla, chi è ossessionato dalla pulizia, chi ha una memoria straordinaria e conosce più informazioni di un adulto su qualunque argomento e così via. E poi c’è la signorina Jennings, la loro adorabile maestra che li ama moltissimo.
Tutto sembra andare bene fino a quando un giorno la loro scuola si allaga (accidentalmente o qualcuno è colpevole?), dando vita al giallo da risolvere, ma fornendo anche ai bambini l’opportunità di “integrarsi” con i vicini compagni della scuola normale. Qui il Direttore sembra lieto di dare loro il benvenuto, tuttavia sarà solo l’inizio di una serie di catastrofi tragi-comiche.
La struttura narrativa è semplice ma efficace: Joséphine parte dalla fine del suo racconto interrogata dai genitori e poi ripercorre tutte le tappe che, a cascata, hanno portato all’incidente finale dello zoo, non ben specificato all’inizio per lasciare un po’ di curiosità al lettore. Seguendo la sua storia ci si ritroverà in una serie di episodi tanto divertenti quanto simbolici, perché ognuno è in realtà un pretesto per mettere in scena ciò non funziona nella nostra società e, con gli occhi di un bambino speciale, esaminare alcune assurdità che ormai diamo per scontate.
Non ne escono molto bene i genitori, tutti in generale, che spesso si comportano in maniera meno solidale ed educata dei bambini; quella di Dicker è dunque una visione in cui l’occhio dell’infanzia appare più puro, incontaminato, ancora capace di comprendere dal cuore ciò che è bene. A tal proposito la sintonia e l’affiatamento che si crea all’interno del gruppetto dei bambini speciali è quasi commovente, perché nessuno lascia mai solo l’altro, tutti sono pronti a supportarsi e sostenersi a vicenda.
Il vero colpo di scena non è quindi nella trama, ma nello stile. Dicker abbandona le sue consuete strutture narrative piene di suspense per adottare una scrittura più lineare ma altrettanto efficace, punteggiata da dialoghi brillanti e descrizioni minimaliste. Lo humour palpabile strappa qualche risata e si combina con una narrativa metaforica, che nasconde tematiche di grande spessore dietro a marachelle di bambini, o a episodi esilaranti; ogni capitolo tratta a suo modo un elemento significativo: la democrazia, la capacità di possedere un pensiero critico, il rispetto dell’altro, l’educazione, l’amore, la differenza tra legge e giustizia.
Sotto l’apparenza leggera del racconto, quindi, Dicker affronta temi di rilievo: in questo, La catastrofica visita allo zoo si avvicina alla tradizione satirica francese, con echi che ricordano Daniel Pennac e persino Georges Perec.
Scrive l’autore nella nota finale del libro: “Con La catastrofica visita allo zoo, che avete appena terminato di leggere, ho quindi cercato, con modestia e umiltà, di scrivere un libro che potesse essere letto e condiviso da tutti i lettori, chiunque essi siano e ovunque si trovino, dai sette ai centoventi anni. Con i vostri figli, il vostro coniuge, i vostri genitori, i vostri vicini, i vostri colleghi. Un libro che faccia venir voglia di leggere e far leggere a tutti, senza distinzioni. E che ci permetta di ritrovarci. Sul serio”.
Intervistato da Le Monde, Dicker ha dichiarato anche: «Sentivo il bisogno di scrivere qualcosa che mi facesse ridere. Dopo anni passati a scavare nei drammi e nei misteri, volevo liberarmi e osservare il mondo con occhi diversi». Alla presentazione milanese presso la Libreria Mondadori Duomo, ha spiegato ai microfoni di Repubblica: «Scrivere questo romanzo è stato un atto di gioia e anche di ribellione. Volevo dimostrare che la leggerezza può essere un fatto serio, quasi politico».
Infatti, La catastrofica visita allo zoo è un romanzo che diverte molto, ma che lascia anche il lettore con una serie di interrogativi su chi siamo e dove stiamo andando. Joël Dicker ci accompagna in un safari urbano e interiore, in cui le gabbie non sono solo quelle degli animali.
«Una catastrofe non avviene mai all’improvviso: è il risultato di una serie di piccole scosse che quasi non si notano, ma che, a poco a poco, diventano un terremoto. Ciò che era successo allo zoo quel giorno non faceva eccezione alla regola: era stato il gran finale di un susseguirsi di catastrofi».