Viero: "Ecco la ricetta di Quarto Grado. Quote rosa? Meglio la competenza"

La conduttrice veneta torna al timone della trasmissione di cronaca insieme a Gianluigi Nuzzi. Ecco di che cosa si parlerà

di Marco Scotti
MediaTech

Alessandra Viero: "Ecco la ricetta vincente di Quarto Grado. Fede, Giordano, Magri i miei maestri. Avrei voluto intervistare Aldo Moro"

“Non sono per le quote rosa tout court, perché rischiano di diventare un alibi. Le donne devono prendersi la ribalta perché sono preparate e competenti”. Alessandra Viero, veneta classe 1981, è il volto da un decennio – “nel 2023 festeggeremo il decimo compleanno” aggiunge – di Quarto Grado, in tandem con Gianluigi Nuzzi. Nelle settimane delle Feste natalizie ha preso il posto di Veronica Gentili alla conduzione di Controcorrente. E i lettori di Affaritaliani.it hanno apprezzato la gestione di Alessandra Viero alla guida della trasmissione. In questa intervista esclusiva raccontiamo sogni (“avrei voluto intervistare Aldo Moro), ambizioni e convinzioni di uno dei volti più noti di Mediaset, vicecaporedattrice e quindi parte "attiva" della costruzione dei programmi. 

Viero, domani 13 gennaio riparte Quarto Grado. Di che cosa vi occuperete?
Riprendiamo le fila dei casi più caldi di cui ci eravamo occupati. Alice, la giovane mamma emiliana uccisa e il cui corpo è stato straziato e carbonizzato. Poi torneremo su Alessia Pifferi, con degli audio e dei documenti che ci permettono di mostrare un tassello in più per delineare il profilo psicologico della donna. E poi torniamo sul caso di Emanuela Orlandi, che è di nuovo di grandissima attualità dopo la riapertura del caso in Vaticano, prima volta da 40 anni a questa parte.

Del caso si è occupata anche Chi l’ha Visto nella puntata di ieri 11 gennaio: vi marcate stretti con la Sciarelli?
Se fai televisione devi guardare tutto e ci mancherebbe. Ciò detto abbiamo un taglio molto diverso: il nostro obiettivo è quello di approfondire, di instillare il dubbio. Non vogliamo sostituirci agli investigatori, vogliamo provare a comprendere meglio che cosa succede. Siamo molto legati ai documenti.

Come si svolge il vostro lavoro?
Si comincia con la riunione “fiume” del lunedì, in cui partecipiamo io, Nuzzi, la direttrice Siria Magri, la caporedattrice centrale Rosa Terruzzi e l’autrice Sebastiana Cutugno. Da lì partiamo per realizzare una scaletta di massima che però siamo pronti a stravolgere fino a 10 minuti dalla diretta.

Un esempio di cambio in corsa?
Il più eclatante è quello del Bataclan. Eravamo in onda, stavamo seguendo la nostra scaletta quando abbiamo iniziato a ricevere queste notizie. A quel punto abbiamo cestinato la scaletta e abbiamo proseguito con collegamenti telefonici, agenzie, aggiornamenti in tempo reale. L’attualità è la cosa più forte che ci sia.

Content is king, dicono gli anglosassoni. Qual è il caso che in questi dieci anni ti ha colpito di più?
Tanti, ma ne cito tre in particolare. Il primo è quello di Marco Vannini, anche perché si è creato un rapporto con in genitori Marina e Valerio. Era una vicenda indegna, noi abbiamo cercato di aiutare mediaticamente per arrivare a una verità processuale. Mi ha colpito tanto la vicenda di Chiara Poggi e la compostezza dei familiari che non volevano una vendetta ma trovare il colpevole. E poi c’è Yara Gambirasio: all’epoca ero ancora al Tg4, Emilio Fede mi ha mandata a seguire le ricerche. Ed ero lì quando, con una lunghissima diretta, abbiamo raccontato il ritrovamento del corpo. Con Quarto Grado siamo tornati tante volte su questo delitto orribile.

A proposito di Fede: quali sono i suoi maestri?
Ne cito altri due oltre a Fede che mi ha assunta al Tg4. Mario Giordano, con cui ho fatto a lungo Tgcom24, dirette fiume e tanti approfondimenti. E poi Siria Magri, che mi ha insegnato che cosa vuol dire fare un programma.

Qualcuno che ti ha mancato di rispetto?
Dimentico facilmente le cose negative, non so se sia un aspetto positivo o meno, ma ho la memoria selettiva…

Molto diplomatica, forse troppo. Intanto si è chiusa la sua esperienza invernale a Controcorrente: un bilancio?
Una bella maratona, 16 puntate di access prime time (la striscia che precede la prima serata, ndr) e due prime serate, in un periodo di festività in cui non sono mancate le notizie. Abbiamo seguito i giorni dell’approvazione della Manovra, la morte di Benedetto XVI, i rincari del carburante, il discorso di Mattarella, fino ad arrivare al tentato golpe in Brasile. Una bella sfida.

Meglio da sola o in tandem con Nuzzi?
Sono due programmi diversi, difficili da comparare. Quarto Grado ha una sua liturgia, lì mi occupo degli approfondimenti scientifici, la mia co-conduzione è legata a quell’aspetto specifico. È una diretta di tre ore e mezza in cui ci sono servizi molto importanti che si affiancano alla mia co-conduzione, per cercare di raccontare, spiegare, fotografare una realtà complessa. Controcorrente racconta l’attualità. In entrambi i casi è necessario studiare, prepararsi, in modo da tradurre alla gente i concetti anche più difficili. Parlare di spoils system è ostico, meglio spiegare di che cosa si tratta.

Capito, le piacciono entrambe le trasmissioni. Ma se arrivasse un’offerta che non si può rifiutare? Sanremo?
Ma no! (ride, ndr). In effetti non ci ho mai pensato, non sono neanche mai entrata nell’ottica di poter salire sul palco dell’Ariston.

Però la formula è quella: un conduttore sul palco tutte le sere e quattro donne ad alternarsi. A quando una conduttrice con quattro uomini ad alternarsi?
Non sono per le quote rosa tout-court, altrimenti diventano un alibi. Sono per il merito e per guadagnarsi ogni obiettivo sul campo. Amadeus è bravo, farà molto bene, ma verrà il giorno in cui individuerà qualcuno alla sua altezza in campo femminile, è solo una questione di competenza e di talento.

L’intervista che sogna di fare?
A Clarissa Ward della CNN; una collega molto brava di cui i media italiani si sono accorti solo ora perché è in Ucraina con il “pancione” ma che io seguo da tempo.

E del passato?
Difficilissimo. Ma forse Aldo Moro. 

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