Andrea Giambruno: "La sinistra vuole tutti ubriachi e drogati? Sono schifato"
Il compagno di Meloni: "Secondo le opposizioni la premier dovrebbe prendere le distanze dalle idee di un giornalista. E sono gli stessi che difendono Saviano"
Andrea Giambruno non si scusa e attacca la sinistra: "Le mie dimissioni per cosa? Per aver detto non drogatevi?"
Non si placa il caso Giambruno. Le parole del compagno di Meloni in merito agli stupri degli ultimi giorni hanno creato un polverone. Il giornalista ha affermato durante la trasmissione che conduce su Rete 4 "se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo ti trova". Frasi che hanno fatto insorgere le opposizioni. "Chiediamo che Meloni prenda le distanze da quelle dichiarazioni". Ma il giornalista dopo la bufera decide di non scusarsi e va all'attacco: "La sinistra, quindi, vuole tutti ubriachi e drogati? Ed è la stessa sinistra - si sfoga il compagno di Meloni al Corriere della Sera - che difende Saviano? Io non ho mai detto "la ragazza se l’è cercata" o che, se eviti di ubriacarti, "non ti stuprano": questi virgolettati sono usciti su un giornale e poi dappertutto".
"Ho premesso - prosegue Giambruno al Corriere - che era un atto abominevole compiuto da bestie, poi, siccome l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace e il direttore Pietro Senaldi parlavano di autotutela, mi sono permesso di dire ai giovani, a ragazzi e ragazze senza distinzioni di genere, di non uscire apposta per ubriacarsi e drogarsi, mi sono raccomandato di fare attenzione perché, purtroppo, il malintenzionato lo trovi. Non ho detto che gli uomini sono legittimati a stuprare le donne ubriache. Invece, certi politici vanno dietro a un titolo falso, chiedono la mia sospensione, ma per cosa? Per aver detto ai ragazzi non vi drogate?".
Leggi anche: Giambruno: "Se non ti ubriachi non ti stuprano". Bufera sul compagno di Meloni
Leggi anche: Stupri a Caivano, lo Stato militarizzi la zona e tolga i minori dalle famiglie
"Coi miei collaboratori, - continua Giambruno al Corriere - abbiamo deciso che di questa storia non parleremo più: il silenzio è l’unico modo per aiutarla a superare il trauma. Se posso aggiungere: strumentalizzano gli stessi politici che mi fanno chiamare per pietire un invito. I nomi, va da sé, non glieli dico. Come ha fatto ieri a condurre così arrabbiato? Anche amareggiato. Schifato. Chiedono la mia sospensione, e su frasi false, gli stessi che decantano la libertà di espressione. Piuttosto, dico io, attaccatemi perché dico cose ovvie, banali: che a luglio fa caldo o che è meglio non drogarsi".