Angie, l'influencer cinese icona della bellezza reale... è una star virtuale!
E' una star di Douyin, la versione cinese di TikTok, ma non veste firmato, non si trucca e non nasconde i brufoli: "E' più vera della realtà", spiegano i fan
Un’influencer cinese sta rivoluzionando gli standard estetici, proponendo un esempio di bellezza normale e alla portata di tutti. Si chiama Angie e sta popolando sulla versione locale di TikTok come paladina della realtà, ma c’è una particolarità: …non esiste!
Ci sono tanti modi di essere influencer. C’è chi sulla Rete vive della popolarità acquisita con attività specifiche, da politici come Alexandra Ocasio-Cortez a cantanti come Justin Bieber, passando per sportivi come Cristiano Ronaldo. C’è poi chi invece è un vero e proprio nativo digitale, come Khaby Lame, passato in breve tempo dallo scomodo ruolo di disoccupato nella sua Chivasso a TikToker più popolare d’Italia: dopo aver superato Chiara Ferragni, ora punta al trono della ballerina Charli D’Amelio, attualmente la più seguita al mondo, con 120 milioni di follower.
Ognuno ha le proprie caratteristiche. Se Khaby Lame si è fatto apprezzare con un’ironia del tutto particolare, spesso sono i pregi estetici a decretare il successo di un influencer. D’altronde, è la filosofia della Rete: dovendo catturare l’attenzione degli utenti in pochissime frazioni di secondo, chi può contare su foto e video mozzafiato (da Diletta Leotta a Kim Kardashian, passando per Taylor Swift) parte con un enorme vantaggio.
Per questo motivo ci si concentra molto sugli aspetti estetici di quella che è una vera e propria professione e che, non casualmente, si lega a importanti interessi economici nel campo dei prodotti di bellezza. Sempre più spesso personaggi come Giulia De Lellis o Paola Turani diventano testimonial contesi, ma anche modelli di riferimento per le ragazzine.
Anelare alla perfezione e all’approvazione sociale espressa dai “like” è tipico dei social, ma è anche molto pericoloso, specialmente in fase adolescenziale. L’allarme è stato lanciato da tempo da vari psicologi e formatori, ma il tema è ben noto a qualunque genitori abbia dei figli dipendenti dal proprio smartphone. Praticamente tutti, quindi.
Da qui nascono campagne sulla body positivity (nelle quali eccelle la piattaforma Freeda), nonché l’auspicio che le stelle del Web diano esempi più realistici e meno inarrivabili. Ad esempio Angie, che nonostante le sue evidenti imperfezioni fisiche e il suo look da ragazza della porta accanto sta spopolando in Cina, dove ha già sfondato quota 280.000 followers su Douyin, la versione originale di TikTok, tuttora operativa nella madre patria cinese.
C’è però una particolarità: Angie, l’icona della bellezza reale… non esiste.
Si tratta infatti di un personaggio del tutto virtuale, creato da Jesse Zhang, direttore della società di animazione CGI. Non è nemmeno una novità assoluta: già nel 2002 il film “S1m0ne” ci aveva messo in guardia sugli eccessi della tecnologia, raccontando la storia di una bellissima attrice creata attraverso un software da un regista (Al Pacino) in crisi sia con la moglie che con le donne in generale.
Il colpo di genio di Jesse Zhang è stato l’idea di affidare a una creatura digitale la bandiera della normalità: Angie non veste abiti firmati, mentre le influencer in carne e ossa invece vengono pagate per farlo, e si fa vedere senza trucco e coi brufoli in bella vista, in un Paese nel quale la chirurgia plastica è fortemente richiesta anche dalle giovanissime.
Il successo di Angie è stato travolgente e velocissimo, cosa che ha sorpreso persino il suo creatore. A spiegarne le ragioni è uno dei suoi numerosi follower che, intervistato dalla CNN, rivela: “Angie mi piace perché è più realistica di tante persone del mondo reale. Conferisce a quanto mondo impetuoso un tocco di bellezza”.
Non è questo il primo caso di influencer virtuale ad affermarsi sui media asiatici, ma certamente Angie è l’unica nella quale tutti riescono a riconoscersi senza difficoltà e frustrazioni, proprio perché non propone standard estetici inarrivabili.
Il fatto che non sia stata partorita da una donna, ma da un computer, sembra davvero secondario: in un mondo di relazioni virtuali, mediato da filtri di bellezza e interazioni stereotipate, un efficace assemblaggio di pixel e algoritmi ha evidentemente un sapore più autentico della realtà.
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