Chiara Valerio accusata di copiare. Il libro di Virginia Woolf e le "note usate senza chiedere il permesso"

La scrittrice finisce ancora una volta nel mirino. Nuova polemica dopo la gaffe dell'invito a Caffo (accusato di maltrattamenti) alla kermesse dedicata a Giulia Cecchettin

di Redazione Mediatech

Chiara Valerio, scrittrice (Foto Lapresse)

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Chiara Valerio, dopo la polemica per Caffo tocca alle note del libro di Virginia Woolf

Chiara Valerio, la scrittrice vicina alla sinistra considerata l'erede di Michela Murgia, è finita nella bufera per due fatti non collegati tra loro. Prima per aver invitato Leonardo Caffo, a processo per maltrattamenti e lesioni aggravate sulla ex alla kermesse "Più libri, più liberi", diretta dalla stessa Valerio e dedicata a Giulia Cecchettin, la giovane ragazza uccisa dal suo ex. Per questo episodio - riporta La Verità - la Valerio si è scusata: "Abbiamo sbagliato e ferito oltre le nostre intenzioni e ci scusiamo. La fiera mette a disposizione queste sale per chi vuole contribuire alla discussione contro la violenza di genere. Anche la sala prevista per Caffo sarà a disposizione".

Ma non finisce qui, Valerio è finita anche nel mirino della nota scrittrice e traduttrice Nadia Fusini: "Usa le mie note senza chiedere" è la nuova accusa, che riguarda la pubblicazione di un libro di Virginia Woolf. Chiara Valerio - stando a quanto sostiene Fusini e riporta La Verità - avrebbe utilizzato le sue note e la traduzione di una sua amica ma senza averne chiesto il permesso. Il libro in questione è Una stanza tutta per sé, che fa parte di una collana di libri in edicola con La Repubblica.

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"Con desolazione su Robinson - si sfoga Fusini e lo riporta La Verità - mi ritrovo a mia insaputa coinvolta in un'operazione commerciale fuorviante e avvilente", traduzione e note "sono state riprese dai Meridiani Mondadori da me curati". E poi rincara: "Tutto questo al fianco della postfazione di una scrittrice, polemista, giornalista, editorialista, organizzatrice di eventi culturali, e chi più ne ha più ne metta, che si ostina ancora a non distinguere tra Al Faro e Gita al faro".

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