Caltagirone editore e quegli utili sorretti dalla grande finanza

Conti in tasca e panni sporchi 1/ La società che edita il Messaggero, il Mattino e il Gazzettino torna a fare utili per 9 milioni

Di Francesco Maiandi
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Conti in tasca e panni sporchi

Conti in tasca e panni sporchi 1/ Ma ben 11 milioni vengono dai dividendi del giardinetto titoli da 257 milioni di euro. Per i giornali rosso continuo. In dieci anni persi oltre 300 milioni di euro

 

Non puo’ che destare, di questi tempi, un certo stupore vedere un proprietario di giornali chiudere i bilanci in utile. Salvo ben poche eccezioni quasi nessun editore italiano riesce a chiudere i conti con qualche profitto, data la crisi strutturale delle vendite che dura ormai da un decennio.

E desta sorpresa che l’editore “fortunato” sia proprio Francesco Gaetano Caltagirone, uno degli uomini più liquidi e ricchi d’Italia, impegnato nelle contese su Mediobanca e Generali. La sua Caltagirone editore, quotata in Borsa e che pubblica tra le testate il Messaggero, il Mattino, il Gazzettino, più altri giornali locali, ha chiuso i conti del primo semestre del 2023 con un utile netto di 9,2 milioni di euro. E anche l’intero 2022 aveva visto profitti, per la casa editrice guidata dalla figlia Azzurra Caltagirone, per altri 7 milioni.

Quasi un caso di scuola positivo, in quel mare magnum di rossi di bilancio che caratterizzano la gran parte del settore dell’editoria quotidiana e periodica.

 

IN PANCIA A CALTAGIRONE EDITORE I TITOLI DELL’ASSALTO ALLA GRANDE FINANZA

Ma è banalmente un errore ottico. Quegli utili non vengono dal business editoriale, che continua a essere in perdita, ma dalla sfrenata passione di Caltagirone per la finanza. Dentro alla scatola di Caltagirone editore ci sono pezzi delle sue partecipazioni finanziarie in titoli. Da Generali, a Mediobanca; alle più recenti Azimut; Poste; Italgas e Popolare di Sondrio. Un giardinetto di titoli che valgono ben 257 milioni di euro. Solo gli investimenti nelle scalate a Generali e Mediobanca valgono 210 milioni di euro. Ebbene quel tesoretto finanziario in pancia a un’azienda che fabbrica giornali, produce ogni anno un bel flusso di dividendi, che solo nei primi sei mesi del 2023 sono stati di oltre 11 milioni. Cedole in arrivo a Caltagirone editore che di fatto valgono più degli utili prodotti, dato che i giornali sono invece in costante perdita.

 

UTILI PER 9 MILIONI, MA 11 MILIONI VENGONO DAL GIARDINETTO TITOLI MENTRE I GIORNALI SONO IN ROSSO PER 2 MILIONI

Senza quei proventi finanziari altro che società in utile. Basta spacchettare il bilancio per accorgersene: il business tipico, quello editoriale con le tre grandi testate (Messaggero; il Mattino e il Gazzettini) più il Corriere Adriatico e il quotidiano di Puglia hanno fatturato complessivamente, nei primi sei mesi del 2023, 55 milioni di euro, ma il business sottratti i costi, gli ammortamenti e le svalutazioni va in rosso a livello operativo per 2 milioni di euro. Di fatto l’utile dichiarato per poco più di 9 milioni viene solo dai dividendi per 11 milioni incassati dai titoli in portafoglio. E questo vale anche per l’intero 2022. L’utile di 7 milioni di quell’anno viene tutto dall’incasso dei proventi dal giardinetto dei titoli, ben 18 milioni incassati. Senza quei proventi anche il 2022 avrebbe chiuso in perdita dato che i giornali hanno si fatturato 110 milioni ma sono finiti in perdita per 13 milioni a livello di gestione operativa.

 

STRISCIA DI PERDITE PER OLTRE 300 MILIONI IN 10 ANNI

Del resto come non finire in rosso con i giornali, dato che ogni anno come in media l’intero settore, si perdono ricavi da copie per percentuali che si avvicinano al 10%. E se si va a ritroso nel tempo ecco che essere padrone dei giornali ha dato qualche dispiacere economico all’immobiliarista- costruttore tra i più ricchi d’Italia. La sua holding dedicata all’editoria ha cumulato perdite costanti almeno nell’ultimo decennio per un valore ben sopra i 300 milioni di euro. Poca cosa certo per l’ottantenne imprenditore-finanziere romano sempre più impegnato a tentare di espugnare la grande finanza italiana con quei pacchetti sostanziosi di titoli di Mediobanca e Generali. E in fondo il beneficio indiretto dell’avere mezzi di informazione, supera di gran lunga i costi da sopportare.

Certo è che nel tempo Caltagirone editore non solo ha prodotto perdite, ma ha dovuto pesantemente svalutare il valore delle sue testate. Oggi i marchi di fabbrica dal Messaggero in giù sono a bilancio per 91,8 milioni di euro. Un valore dimezzato rispetto a solo qualche anno fa.
 

CON I BILANCI IN UTILE CALTAGIRONE CHIEDERA’ ANCORA L’AIUTO PUBBLICO PER I PRE-PENSIONAMENTI?

 

Resta un nodo da chiarire. Caltagirone, come molti altri editori, hanno beneficiato fin dal 2010 di svariati piani di crisi con conseguenti ristrutturazioni e prepensionamenti di giornalisti. Pagati in parte dallo Stato. Stati di crisi motivati dai bilanci in perdita. Ci si domanda se per il futuro Caltagirone chiederà ancora la stampella pubblica per pre-pensionare altri giornalisti. I bilanci in perdita (anche se grazie ai corposi dividendi sulle azioni che ha in tasca per 257 milioni di valore) non ci sono più. Un alibi che viene meno. Si vedrà.