Deficit di attenzione e iperattività: il "buco nero" del sistema sanitario
La ADHD non è una moda social, ma un disturbo serio le cui cause dipendono da fattori genetici e ambientali
Disturbo da deficit di attenzione/iperattività, altro che moda social
Su Tik Tok c’è la sezione: “influencers neurodivergenti da seguire assolutamente”. Fra questi Connor De Wolfe, attore 21enne con la ADHD spiega ogni giorno ai suoi 5.2 milioni di followers usando un registro ironico, come si vive con disturbi dell’attenzione, ansia, difficoltà di concentrazione, vivacità fuori controllo.
Ebbene, a parte le neuro-mode social, questo è un disturbo serio, per anni sottovalutato, liquidato con frasi come “il bambino è molto vivace”. Ma ora che ne soffre il 3,5% della popolazione italiana adulta e che è affiorata la consapevolezza della gravità del problema, capace di sfociare in patologie croniche nell’adulto se non curato adeguatamente, la parola ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività) inizia a farsi strada nei centri di salute mentale che fino a ieri sembravano concentrati solo sull’autismo.
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La ADHD infatti è un disturbo cronico, un deficit del neurosviluppo le cui cause dipendono da fattori genetici ed ambientali che, se non curato, porta a uno stato di tensione interna costante: “nel 60% dei casi la sindrome persiste nell’età adulta e quando non viene riconosciuta e curata in modo idoneo genera altre patologie psichiatriche in comorbilità, come ansia, depressione, disturbo bipolare e dipendenza da sostanze –spiega Arne Alessandro Taraldsen, co-fondatoredi Gam Medical, società di telemedicina e clinica, con servizi mirati per il trattamento e la psico educazione adulti con disturbo ADHA diagnosticato.
Alle 20 domande che appaiono sul sito come test (es, Con che frequenza hai difficoltà a concludere un progetto? O mettere le cose in ordine, ricordarti appuntamenti? Agiti o contorci mani e piedi quando devi stare seduto, sei costretto a fare ose come se fossi azionato da un motore ecc… ecc…) rispondono circa 400 persone al giorno.
Disturbo da deficit di attenzione/iperattività, un buco nero nel sistema sanitario nazionale ed europeo
Una statistica prodotta dal gruppo di ricerca dell’ambulatorio di eccellenza dell’ADHD nell’adulto dell’ospedale di Bolzano ha rilevato che su un campione di 338 servizi di salute mentale solo 29 forniscono le cure adeguate e la presa in carico del disturbo.
Inoltre solo la netta minoranza di questi ha specifici protocolli che garantiscono la continuità della cura per i giovani adulti diagnosticati e seguiti dai servizi di neuropsichiatria infantile. Ne consegue che la maggioranza dei soggetti sofferenti di ADHD non riceve una diagnosi o una continuità delle cure. Uno studio di Andreas Conca, Agnese Raponi e un gruppo di ricercatori titola infatti la situazione attuale nei percorsi di valutazione e cura dei centri si salute mentale italiani “un buco nero del sistema sanitario nazionale ed europeo” .
“Nei ragazzi il bombardamento costante legato alla velocità dell’informazione gestita con gli smartphone fa lavorare il cervello in modalità anomala –prosegue Taraldsen- Un ragazzo nostro paziente ci ha relazionati in merito al fatto che alcuni influencer in America o Inghilterra hanno creato una sorta di moda, per cui essere neuro divergenti è cool. Lo descrivono come vanto, c’è un’ampia comunità online che li segue”.
Neurodivergenza, altro che moda social. Ecco perchè è una patologia molto seria
È altresì nata un’associazione, AIFA onlus, che unisce le famiglie dei colpiti da ADHD. A chiarirci la serietà della patologia –e il fatto che contrariamente al luogo comune colpisca anche le femmine- è la stessa dottoressa Raponi: “ quando pensiamo all'ADHD facilmente ci viene in mente l'immagine di un bambino ribelle, vivace e incontenibile, in altre parole disturbante per gli adulti. In realtà lo spettro delle caratteristiche ADHD è molto ampio esiste una prevalenza considerevole di casi di "disattenzione pura", anche in infanzia. Questa tipologia coinvolge maggiormente le bambine e si manifesta con lentezza, insicurezza, timidezza, ipersensibilità alla critica.
Si è erroneamente pensato per lungo tempo che l’ADHD tendesse a scomparire con l’età adulta, quando invece si tratta di una condizione dello sviluppo neurologico dalle espressioni altamente discontinue e le cui cause dipendono da fattori genetici, ambientali e biologici, alla stessa stregua dei disturbi dello spettro autistico. “Queste condizioni hanno uno spettro molto ampio di manifestazioni cliniche e spesso si presentano in comorbilità con l'ADHD.
L'attenzione sull'autismo è sempre stata maggiore rispetto all'ADHD, sebbene le prevalenze siano diverse. La diagnosi di autismo negli ultimi 10 anni è aumentata del 40-46% e l'autismo ha una prevalenza dell'1% nella popolazione generale mentre per l'ADHD non è certo se c'è stato un incremento, di fatto siamo a conoscenza che è ancora largamente sottodiagnosticato e che la sua prevalenza è di 5% nella popolazione infantile e di 3,5 in quella adulta. Oggi il problema si configura sempre più come elemento di salute pubblica, soprattutto nella società del multitasking e dello stress emotivo.
“Sempre più persone cercano aiuto e soprattutto risposte a domande di fatto irrisolte per anni, non essendo riusciti a capire dove fosse la causa di questo forte disagio interiore –chiosa Taraldsen. Per questo ritengo che sia il momento di rispondere con un’offerta assistenziale economicamente accessibile e costituita da equipe competenti, per fare un’inversione di rotta rispetto a come è stato sinora trattato l’ADHD in Italia.”