Gazzetta del Mezzogiorno, sospetto di business immobiliare dietro le chiusure

La testata annuncia la chiusura delle redazioni locali e c'è chi sospetta che l'interesse dell'editore non fosse il quotidiano, ma la sua prestigiosa sede...

di Redazione Mediatech
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La Gazzetta del Mezzogiorno chiude tutte le redazioni locali. Sospetti di business immobiliare dietro l'acquisizione da parte della proprietà

La Gazzetta del Mezzogiorno chiude tutte le redazioni locali. Ben 41 giornalisti e 30 poligrafici andranno prima in Ccg per un anno per poi venire licenziati nel 2025. La notizia era nell’aria da tempo, già dal confronto a ottobre tra i sindacati e la proprietà (Editrice del Mezzogiorno srl, partecipata al 50% da CISA spa e al 50% da Ecologica) che aveva acquisito testata, sede e personale dal precedente fallimento.

Come capro espiatorio è stata indicata la crisi che ha colpito l’intero settore dell’editoria, ma c’è chi sostiene che dietro la cessazione delle attività locali del quotidiano pugliese ci sia la mala gestione della proprietà. Non solo. C'è il sospetto che il reale interesse dell'editore non fosse buttarsi nel mondo dell'editoria per provare a risollevare le sorti del quotidiano barese, ma si parla invece di un possibile business immobiliare con la storica prestigiosa sede centrale del giornale in Viale della Repubblica a Bari.

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“Quanto accaduto a La Gazzetta del Mezzogiorno ha diverse cause”, dice Pino Giordano, Segretario Provinciale dell’Ugl Matera. “Troppo semplicistico ridurle alla crisi che ha investito l’editoria in Italia e nel mondo. La verità è che la Edime – il gruppo che ha rilevato il giornale solo due anni fa acquistandolo dal tribunale fallimentare – avrebbe dovuto investire, ma si è limitato a gestire passivamente una situazione come se il settore dei giornali non fosse travolto dalle difficoltà”, tuona Giordano.

E secondo il sindacalista, gli errori dell’editore sono stati diversi. “L’azienda ha palesato, durante questi due anni, carenze conoscitive del comparto che si sono esplicitate nella totale assenza di marketing, in una distribuzione approssimativa del quotidiano sul territorio, nella mancata volontà di sviluppare l’informazione cross mediale intensificando l’attività sul web”, sostiene.  

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“Smantellare le redazioni periferiche, tra cui quella della Basilicata – aggiunge Giordano - significa per l’Ugl Matera sconfessare la storica mission del giornale stesso, quella di raccontare il territorio dal di dentro e non, come accadrà con l’accentramento a Bari, attraverso comunicati e lanci di agenzia. Alla luce di tutto ciò, non vorremmo che l’intera operazione di acquisizione del giornale sia solo il frutto di un interesse immobiliare legato alla storica sede della Gazzetta. Edificio che si intende trasformare in un centro direzionale particolarmente appetibile per la sua posizione centrale. Un business – tuona l’uomo della Ugl– sulla pelle di 40 famiglie aggrappate ora alla Cassa integrazione a zero ore”.

Gli ultimi anni travagliati

Una storia, questa, destinata a creare scalpore e che delinea la già martoriata storia che ha coinvolto le proprietà della Gazzetta del Mezzogiorno, la quale è passata negli ultimi anni attraverso diverse mani.

I problemi iniziano già nel 2018, quando La Gazzetta del Mezzogiorno rientra nel provvedimento di sequestro-confisca, disposto dal Tribunale di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, al quale sono sottoposti i beni dell'editore e imprenditore catanese Mario Ciancio Sanfilippo, sotto inchiesta per presunto concorso esterno in associazione mafiosa.

Successivamente, la testata viene data alla gestione degli amministratori giudiziari nominati dallo stesso tribunale catanese. Il 24 marzo 2020 l'amministrazione giudiziaria termina in seguito alla sentenza della Corte d'appello di Catania, che dispone il dissequestro dei beni restituendoli all'editore, poi assolto dalle pesanti accuse.

Dopo soli pochi mesi, però, il tribunale di Bari dichiara il fallimento per complessivi 50 milioni di debiti delle società Edisud e Mediterranea, rispettivamente editrice e proprietaria della testata, e concede l'esercizio provvisorio per permettere l'uscita del quotidiano. Nel novembre 2020 la gestione del giornale viene data in affitto (mantenendo i livelli occupazionali) alla società Ledi dell'imprenditore barese della ristorazione Vito Ladisa fino al luglio 2021. Entro quella data doveva essere trovato anche l'acquirente di Mediterranea, proprietaria della testata, della sede e concessionaria della pubblicità.

Poi, il 1º agosto 2021 il quotidiano barese esce con un numero in cui annuncia in prima pagina la sospensione della pubblicazione cartacea spiegandone i motivi nelle pagine successive. Infine, il 19 febbraio 2022 il quotidiano riprende la pubblicazione cartacea a seguito del fallimento della Edisud S.p.A., rilevato dalla Editrice del Mezzogiorno srl.