Dal CorSera al Sole, l'informazione dei big non tira più: crollo senza fine

Corriere, Repubblica, La Stampa ma anche Sole: non s'arresta il tracollo dei quotidiani italiani. Il confronto 2018-2023 è esemplificativo. Esiste una "colpa"?

di Redazione Mediatech
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Dal Corriere della Sera al Sole 24 Ore, dalla carta al digitale: crollo senza fine

Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, ma anche i giornali di settore come il quotidiano economico Il Sole 24 Ore: la crisi dell’informazione non fa sconti a nessuno. Dalle vendite cartacee passando per il digitale, i numeri parlano chiaro: la stampa italiana sta vivendo un momento di profonda crisi. Dietro il crollo non un’unica motivazione, ma un mix di fattori esplosivi. Come la perdita di autorevolezza degli strumenti (e delle voci) più tradizionali dell’informazione. Il dilagare sempre più convincente dei social (da Instagram a Facebook, passando per Tik Tok e Twitch), che oltre a essere un terreno fertile per pubblicità e sponsorizzazioni, stanno diventando canali di divulgazione semplici, immediati e alla portata di tutti (soprattutto per i più giovani).

O ancora: la questione dei prezzi. Chi è più disposto a pagare per leggere un pezzo di carta o un articolo online? Le formule di abbonamento sono da rivalutare? Il boom dell'informazione online, libera e indipendente, di cui Affaritaliani.it è precursore (primo quotidiano digitale fondato nel 1996 in Italia), sta minando il futuro delle grandi testate? Le ipotesi sono molte, ma una cosa è certa: per sopravvivere serve “cambiare pelle”. Soprattutto se i numeri non quadrano.

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Partiamo con l'analizzare le grandi testate storiche per eccellenza: Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e Sole 24 Ore. Se andiamo a sviscerare i numeri Ads di maggio 2023 confrontati con il mese precedente vediamo che per via Solferino il calo (tra cartaceo e digitale) è dello 0,68%: si passa da oltre 247mila copie a 246mila. Numeri che se confrontati con i dati 2018 appaiono in netta decrescita: cinque anni fa il Corriere faceva, sempre secondo il report Ads, 292mila copie tra abbonamenti digitali e carta. Un crollo di ben 46mila copie: 9,2mila all’anno. Per Repubblica la situazione è forse ancora più grigia: a maggio 2023 le copie vendute sono 151mila, mentre nel 2018 il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari sfondava quota 211mila con 60mila vendite di scarto. Restando nello stesso gruppo, ovvero Gedi, La Stampa non performa meglio: a maggio 2023 siamo a 87mila, nel 2018 si passa a 150mila: la differenza in tal caso è di 63mila.

Classifica quotidiani 2022-2023 cartacei e digitali
 

Classifica quotidiani 2018-2019 cartacei e digitali
 

 

 

Infine, se spostiamo l'attenzione alla stampa settoriale, come quella economica capitanata dal Sole 24 Ore, anche qui la discesa è evidente: nel 2018 il quotidiano guidato (a oggi) da Fabio Tamburini portava a casa 173mila copie tra carta e digitale, a maggio 2023 si arriva a 130mila. A tenere la concorrenza e il mercato sembrano invece essere i quotidiani minori, come Avvenire che passa da 116mila copie nel 2018 a 103mila nel 2023, o ancora il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio che mantiene praticamente invariato il bilancio 2018-2023. Ma non è tutto. Nel grigiore c’è anche chi “spicca”: La Gazzetta dello Sport addirittura balza in avanti di oltre 10mila copie: dalle 165mila del 2018 alle 178mila di maggio 2023. Insomma, i big “soffrono”, mentre lo sport e i quotidiani minori restano in piedi. E se da un lato l’informazione corre e continua a evolversi, dall’altra la stampa di settore sembra performare meglio. Che sia questo l’inizio di un nuovo modo di fare informazione, attenta a pochi contenuti, ma con più di qualità? Tempo al tempo.

 

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