"I giornalisti lucrano sul dolore". Informazione, cosa ne pensano gli italiani

Il riconoscimento dell’utilità di una informazione di qualità è evidente, ma allo stesso tempo c’è consapevolezza dell'esistenza della spettacolarizzazione

di Redazione Mediatech
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Per un italiano su due i "giornalisti lucrano sul dolore". Il sondaggio

Il rapporto tra italiani ed informazione non è semplice: se è evidente l’esigenza di una informazione libera di indagare e contribuire a fare luce sui fatti, emerge anche con forza una certa diffidenza e uno specifico fastidio verso forme di spettacolarizzazione delle cronache che manipolano la verità dei fatti e hanno come obiettivo unico la ricerca di visibilità.

Per questo gli italiani premiano e considerano decisamente più utile ed attendibile il giornalismo di inchiesta professionale, mentre evidenziano la scarsa utilità (ai fini della ricostruzione della verità) di trasmissioni contenitore e satiriche, ma anche dei docufilm che rievocano fatti di cronaca del passato.

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Il riconoscimento dell’utilità di una informazione di qualità per comprendere anche i fatti di cronaca è evidente, ma allo stesso tempo c’è consapevolezza che la spettacolarizzazione di vicende come quella recente della ristoratrice di Lodi rischia di produrre effetti dannosi.

Per questo si chiede a gran voce che il sistema dell’informazione agisca secondo un criterio di responsabilità nella gestione delle notizie, senza lucrare sul dolore. È forte l’opinione che la libertà che viene garantita ai giornalisti e a chi si occupa di informazione richieda una forte presa di responsabilità e una totale inaccettabilità della diffusione di fake news.


 

Secondo l'indagine, come si può vedere dal grafico, il 43% del campione intervistato trova inutili trasmissioni come "La vita in diretta" condotta da Alberto Matano su Canale 5. Mentre solo il 26% crede che il programma contribuisca davvero a ricostruire la verità. 

Discorso opposto, invece, per trasmissioni d'inchiesta pura come Report e Presa Diretta. In questi casi, la fiducia che le due trasmissioni aiutino davvero a ricostruire la verità viene data dal 45% del campione. Di contro, solo il 21 crede che, invece, siano inutili o addirittura dannose. 

 


 

Guardando dei casi concreti di ricerca della verità, le indagini sul caso Chiara Ferragni e pandori Balocco sono considerate utili dal 61% del campione, con solo l'8% che invece pensa il contrario. Discorso un po' diverso, invece per il caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Lodi, e del suo presunto falso post omofobo e contro i disabili. Qui, infatti, le opinioni sono più bilanciate: è ben il 29% a credere che "l'inchiesta" sulla ristoratrice sia stata dannosa, mentre il 38% crede che invece sia stata utile. 



 

Per quanto riguarda, invece, l'opinione sui professionisti dell'informazione degli italiani intervistati, si delinea una sorta di diffidenza verso il settore giornalistico. Infatti, per il 55% del campione i giornalisti lucrano su vicende dolorose senza avere rispetto per le persone coinvolte.

Solo il 39% (comunque non un dato catastrofico) crede che, invece, i giornalisti nella maggior parte dei casi lavorano con professionalità cercando di riportare le informazioni più corrette possibile.