Il Messaggero, giallo su De Paolini: la Cina dietro le sue dimissioni. Retroscena

Le dimissioni del vicedirettore vicario De Paolini hanno scosso le redazioni giornalistiche italiane. Cosa c'è dietro il suo addio al Messaggero? I retroscena

di Sandro Mantovani
MediaTech

La Cina dietro le dimissioni di Osvaldo De Paolini dal Messaggero. I retroscena

È giallo sull’addio di De Paolini al Messaggero. Ieri sera, martedì 6 giugno, come un fulmine a ciel sereno, è giunta la notizia delle dimissioni del vicedirettore vicario. Un colpo di scena che ha seriamente mosso gli equilibri delle redazioni giornalistiche italiane.

La domanda sorge spontanea: perché un calibro da 90 come lui, visto come l’uomo delle relazioni importanti e tra i più vicini all’editore, dovrebbe dimettersi così, di punto in bianco?

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C’è chi dice c’entri l’età. Secondo fonti autorevoli, infatti, il ritiro di Osvaldo De Paolini era un processo già avviato da tempo e di cui già si parlava tra i corridoi di via del Tritone. Ma, anche internamente, le indiscrezioni sono discordanti tra loro.

Infatti, fonti accreditate parlano di una grande sorpresa da parte dell’azienda davanti all’addio del vicedirettore, smontando così le voci sopracitate. Ma c’è un’altra voce che sta prendendo piede. Secondo quanto scrive Primaonline, dietro le dimissioni di Osvaldo De Paolini dal Messaggero ci sarebbe la Cina.

Tutto sarebbe iniziato con l’articolo pubblicato dal vicedirettore vicario dal titolo: “Pirelli, l’ombra di Pechino: gestione italiana a rischio. Il governo valuta il Golden Power”. De Paolini in questo pezzo approfondisce l’argomento Pirelli, scrivendo che corre “un grave rischio” perché l’autonomia decisionale dell’azienda verrà limitata dal gruppo cinese Sinochem, l’azionista più importante con il 37%.

Secondo il Messaggero, dunque, il gruppo Sinochem non vorrebbe soltanto essere più presente nei processi operativi di Pirelli, ma anche “azzerare il diritto per Camfin (la holding di Tronchetti Provera proprietaria del 14% delle quote, ndr) di selezionarne i quadri dirigenziali”.

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Infatti, tra le aziende europee attive in Cina c’è la Aalborg Portland White che opera nel settore del cemento bianco con stabilimenti in Danimarca, Egitto, Malesia, e, appunto, in Cina, controllata attraverso Vv (società danese Aalborg Portland A/S) dal Gruppo Cementir, produttore leader nel settore del cemento bianco, la cui maggioranza è proprio del gruppo Caltagirone.

In sintesi, secondo Prima Comunicazione Francesco Gaetano Caltagirone si sarebbe allarmato dopo aver letto quell’articolo di De Paolini temendo una sorta di “punizione” da parte dei cinesi, ormai consolidati e rinomatamente ricchi partner d’affari, scegliendo così di sacrificare il “suo uomo”. Fanta-giornalismo? O c'è qualcosa sotto? Le fonti vicine al dossier parlano di una strategia concordata già da tempo. 

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