L'Espresso cambia direttore: Iervolino sceglie Rossi al posto di Lirio Abbate
Il direttore dell'Espresso Lirio Abbate lascia la poltrona al direttore di Forbes Italia e del gruppo editoriale Bfc Media (ma non è stato licenziato)
L'Espresso volta pagina: Alessandro Mauro Rossi al posto di Lirio Abbate
Danilo Iervolino si racconta come “un rivoluzionario” e il suo stile gestionale è decisamente consequenziale. A meno di due mesi dalla presentazione del nuovo corso de “L’Espresso”, con Lirio Abbate ancora saldamente al timone, il vulcanico imprenditore ha deciso per un cambiamento radicale.
Questa mattina (giovedì 15 dicembre) nel CdA del gruppo editoriale è stato proposto il cambio tra Abbate e Alessandro Mauro Rossi, direttore editoriale di Forbes, che era presente alla seduta ma per una scelta di stile si è astenuto sul punto. Se verrà ufficializzata, la svolta diventerà operativa dalla prossima settimana.
Contrariamente ai rumors circolati nelle prime ore, Lirio Abbate non è stato licenziato, ma semplicemente avvicendato: gli verrà proposto di rimanere in squadra, con la qualifica di caporedattore (la stessa che aveva prima di prendere il posto di Marco Damilano) e stipendio invariato. Ovviamente spetterà a lui decidere se accettare, ma sul punto Rossi sottolinea: “Guai a chi mi tocca Lirio Abbate! E’ una persona d’oro e un grande giornalista, che viaggia sotto scorta proprio per il coraggio dimostrato nella sua professione. Non so di quanti colleghi si possa dire lo stesso”.
Ma, allora, perché cambiare? La decisione è stata presa da Iervolino, anche a fronte di alcuni pareri contrari, per dare una svolta di tipo gestionale: “Si tratta di integrare maggiormente L’Espresso all’interno del nostro gruppo editoriale, visto anche che pesa per due quinti del bilancio complessivo del gruppo e quindi deve viaggiare col gruppo stesso".
Una scelta derivante dai "diversi criteri di gestione" tra un giornale figlio dell'editoria cartacea tradizionale e le logiche ben più smart del digitale: "Abbate ha fatto un grandissimo lavoro, ma come tanti altri giornalisti ragionava in un modo diverso dal nostro, che siamo rapidi, efficaci, sintetici e abbiamo una gestione molto più spartana rispetto a quella dell’Espresso che, come tutti i giornali nati nel Novecento, ha una struttura importante. C’è un problema di integrazione del prodotto nel nuovo contesto editoriale. Anche per questo si è deciso per cambiare subito, in modo che il prodotto rispondesse davvero ai nostri canoni”.
Quali sono questi canoni? “In primo luogo l’economia di scala. Non ci saranno tagli, la sede del giornale rimarrà a Roma e la base aziendale a Milano, con anche la sede distaccata del settimanale. Non si prevedono riduzioni di personale, ma una maggiore integrazione. Io rimarrò direttore anche di Forbes Italia, proprio per favorire l’economia di scala all’interno delle testate del gruppo".
Però si dice che il comitato di redazione stia valutando un'agitazione: "Questo non lo so, perché sono a Milano. Mi sono volutamente estraniato. Aspetto notizie dai miei".
Tra i tanti cambi in previsione, dobbiamo attenderci anche una nuova linea politica o rimarrete fedeli al "giornale progressista" del quale Iervolino ha parlato lo scorso ottobre?
"Giù le mani dall’Espresso! Stiamo parlando di maggiore efficienza, non di nuova linea politica. Anche perché abbiamo 150.000 migliaia di lettori che comprano il giornale ogni settimana e si aspettano un certo prodotto. Io poi vengo da quel mondo, ho fatto otto anni a L’Unità, poi Repubblica, poi gli ultimi venti/trent’anni ho lavorato nella finanza, per esigenze professionali, ma io sono nato e rimango un uomo di sinistra, mica si può cambiare. Pensa che mia moglie l’ho conosciuta a L’Unità… Se le dicessi domattina che ho cambiato idea, mi tirerebbe un ceffone….".
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