Mediobanca, giù ricavi tv tradizionale nel 2020. Su abbonati streaming (+42%)

Il rapporto realizzato da Mediobanca mostra il rallentamento de settore televisivo tradizionale, in contrasto con l'inesorabile crescita dello streaming

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Mediobanca, calano i ricavi della tv tradizionale (-7,2% in chiaro e -2,3% Pay-Tv). Corre lo streaming, Netflix +25,8%

Lo streaming corre, la televisione arranca. Le principali Media & Entertainment companies internazionali nei primi nove mesi del 2021 crescono del 13,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Fa eccezione Sony Picture con una flessione pari al 3,6%. È proseguita la forte espansione dei servizi streaming, i cui ricavi sono aumentati del 25,8% (rappresentando ora il 18% circa del giro d’affari complessivo, dal 16% del 2020); in rimbalzo anche la raccolta pubblicitaria (+19,7%) e gli introiti dei parchi a tema (+47,4%, ma con ancora un limitato apporto ai ricavi aggregati), mentre il recupero della Pay Tv tradizionale non è andato oltre il +3,6%, confermando una modalità di accesso ai contenuti media sempre più on demand e frammentata.

É quanto emerge dalla nuova edizione del Report Media & Entertainment curata dall’Area Studi Mediobanca. Il report analizza le performance dal 2018 al 2021 dei principali gruppi italiani e dei 21 maggiori player privati mondiali. A livello di redditività industriale, l’ebit margin è salito al 16,8% nei primi nove mesi del 2021, in miglioramento dello 0,7% sul 2020; tra gli otto operatori con redditività superiore a quella media di settore, ben sette sono statunitensi, con Univision che si è attestata al 28,3% (in calo però del 4,5%), Fox al 26,5% (-3,8 %) e Amc Networks al 26,2% (+1,3%).

Nello stesso periodo l’ebit margin di MediaForEurope è salito dell’8,7%, la migliore performance tra tutti gli operatori internazionali, portandosi al 13,8%, il livello più elevato tra i broadcaster europei. Le principali società internazionali hanno registrato una consistente crescita del pubblico, soprattutto tra gli abbonati alle piattaforme streaming (+26% tra il settembre 2021 e lo stesso mese del 2020). Il podio per numero di abbonati vede in prima posizione Netflix (214 milioni), seguita da Disney (179 milioni) e Warner Media (69 milioni).

La pandemia - sottolineano gli studiosi di Mediobanca - ha accelerato il cambiamento, già in atto da tempo, nei comportamenti degli spettatori, soprattutto nella fascia dei nativi digitali, sempre più attratti da modalità di fruizione basate sulle logiche del “whenever, wherever and on any device”. Per le tv tradizionali diventa quindi fondamentale ampliare l’offerta digitale e assecondare i gusti emergenti degli spettatori.

Nel 2020 il giro d’affari aggregato dei 21 principali operatori internazionali privati ammontava a 271,1 miliardi di euro (-7,6% rispetto al 2019), per circa l’85% generato da operatori a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella Top10 della classifica per fatturato. Il primo gruppo non statunitense è Vivendi, settimo con ricavi pro-forma di 8,7 miliardi, mentre tra le altre europee RTL Group è nona (6 miliardi), seguita da ProSiebenSat.1 (11esima con 4 miliardi).

Il gruppo Mfe (15esimo, con 2,6 miliardi) è salito, in più riprese, al 23,9% dei diritti di voto nel capitale del colosso tedesco, quota che può portare alla futura creazione di un gruppo paneuropeo nell’industria dell’intrattenimento e dei contenuti. Nel triennio 2018/2020 – prosegue l’indagine di Mediobanca - i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono diminuiti in media del 2,8%, con il continuo sviluppo delle piattaforme di streaming che ha bilanciato il rallentamento delle tv tradizionali, penalizzate anche dalla cancellazione e/o riprogrammazione di eventi sportivi durante il primo semestre 2020.

Si evidenzia la performance di Netflix, che segna un tasso di crescita medio annuo del 25,8%, con soli quattro altri broadcaster in crescita nel periodo; in territorio negativo gli altri operatori, con cali a doppia cifra per Mfe (-11,7%) e Sony Picture (-12,3%).

Nel 2021 dovrebbe arrestarsi la contrazione del giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano, che dovrebbe raggiungere una crescita dell’8% dei ricavi complessivi, grazie alla ripresa della pubblicità e all’ulteriore accelerazione dei servizi streaming che sfrutterà anche il completamento (previsto per gennaio 2023) del passaggio al digitale terrestre di seconda generazione. In questo contesto è però necessario che l’Italia colmi il gap in essere con i principali Paesi Europei quanto a copertura delle reti broadband Vhcn (Very High Capacity Networks).

Con il possibile raggiungimento della spesa massima disponibile per abbonato, è probabile che gli spettatori inizino a cercare contenuti gratuiti diversificando le fonti media, proseguono gli studiosi di Piazzetta Cuccia, secondo i quali, è quindi possibile prevedere nel prossimo futuro il rallentamento delle sottoscrizioni ai principali player S-Vod e l’incremento dell’importanza delle offerte A-Vod (Advertising video on demand), a vantaggio degli operatori tradizionali del segmento (come RaiPlay e Mediaset Infinity), favorendo l’ingresso di nuovi operatori (Pluto Tv è visibile da fine ottobre 2021) e il lancio di nuove offerte che combinano i business model dei servizi S-Vod, A-Vod e T-Vod (Transactional video on demand).

Con la moltiplicazione delle offerte in streaming, inoltre, crescerà l’importanza degli aggregatori di contenuti come SkyQ e TimVision che offrono agli utenti anche un servizio di orientamento alla visione dei contenuti stessi. Per quanto riguarda il 2020, invece, il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano ha proseguito il trend calante, scendendo complessivamente a 8,1 miliardi di euro (-6,6% sul 2019), con un’incidenza sul Pil pari allo 0,5%.

Il calo investe tutti i comparti: -22,7% la radio (500 milioni nel 2020), -7,2% la TV in chiaro (4,4 miliardi) e -2,3% la Tv a pagamento (3,2 miliardi). Quest’ultima però cela dinamiche opposte, con la Pay Tv tradizionale in calo (-8,5%), mentre gli abbonamenti streaming crescono a doppia cifra (+42,5%), rappresentando ora l’8,3% dei ricavi aggregati del settore (+2,9 punti percentuali rispetto al 2019).

Sono in contrazione anche i ricavi da canone (-4,1%), con il numero degli abbonati al servizio pubblico sostanzialmente stabile sui livelli di fine 2018; è però possibile attendersi una recrudescenza dell’evasione del canone Rai a partire dal 2023, qualora venga confermata l’abolizione dell’attuale modalità di riscossione in bolletta, così come sembrerebbe previsto dagli impegni sottoscritti dall’Italia per accedere ai fondi del Pnrr. Gli otto principali operatori Media&Entertainment italiani hanno subito una contrazione dei ricavi dell’8,8% sul 2019, quale effetto dei minori introiti pubblicitari (-13,5%) e della distribuzione di contenuti (-10,3%).

Segno negativo, ma più contenuto, anche per i ricavi della Pay Tv (-2%). Il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Sky, Rai e Mediaset) che detengono più dell’80% del settore televisivo nazionale. In termini di fatturato, Sky si attesta in prima posizione (2,8 miliardi), seguita dalla Rai (2,5 miliardi) e da Mediaset (1,8 miliardi).

Tutti gli operatori tradizionali sono in contrazione, più contenuta per La7 (-2,5% sul 2019) e Rai (-5,4%). Nel 2020 – si legge ancora nell’indagine - è proseguita la crescita esponenziale delle piattaforme online, grazie anche alla forte ascesa di Netflix che può già contare su oltre 4 milioni di abbonati (quasi triplicati rispetto al 2018).

Questi numeri hanno consentito all’operatore S-Vod (Subscription Video on Demand) di sviluppare nel nostro Paese un giro d’affari stimato attorno ai 300 milioni (+70% sul 2019 e +160% rispetto al 2018), con una proiezione verso i 450 milioni nel 2021. Nel 2020 si registra una diffusa diminuzione degli organici sia sul 2019 (-1,7%, -362 unità) sia rispetto al 2018 (-2,5%, -547 unità). Solo La7 e Sky incrementano i loro livelli occupazionali in entrambi i periodi. L’ebit margin aggregato è pari al -5,2% nel 2020, in peggioramento di 4,8 punti percentuali rispetto al 2018, ma sono in controtendenza Mediaset (+4,3%), Walt Disney (+3%) e Rai (+1,1%). Continuano a brillare per redditività: Discovery (12,8%) e Walt Disney (10,4%).

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