Meloni, dopo la tv il cinema. Cambio ai vertici: sfida Giannini-Pupi Avati

Parte l’assalto al Centro sperimentale di Cinematografia. Blitz per cambiare la governance e gestire la formazione d’eccellenza

di Redazione Mediatech
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Cinema, il cambio di governance: la sfida tra un attore e un regista per la presidenza

La rivoluzione della destra di governo non si ferma alla Rai, adesso l'esecutivo a guida Meloni, infatti, avrebbe messo nel mirino anche il cinema. Dopo gli stravolgimenti nei palinsesti di Viale Mazzini con gli addii tra gli altri di Fazio, Annunziata e Berlinguer e i nuovi ingressi, ora tocca al Centro sperimentale di cinematografia. Altro snodo strategico da espugnare per - si legge su Repubblica - centrare i due obiettivi che il governo Meloni si è dato sin dal principio: creare un'egemonia culturale di destra e inventare un nuovo immaginario italiano a trazione sovranista. Da realizzare mediante l'occupazione sistematica di tutti i principali motori della produzione artistica del Paese.

E così nelle maglie del Decreto Giubileo in discussione alla Camera è stato inserito un emendamento, firmato da quattro deputati salviniani - Iezzi, Bordonato, Ravetto e Stefani -, che di fatto smantella la Fondazione presieduta da Marta Donzelli e, attraverso una profonda riforma della governance, la pone sotto il controllo dell’esecutivo. Il che significa impadronirsi sia della Scuola Nazionale di Cinema, impegnata da ottant’anni nella formazione d’eccellenza per le professioni dedicate alla settima arte, sia della Cineteca nazionale, uno dei più antichi e importanti archivi cinematografici del mondo.

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Il governo fa sul serio, tanto - prosegue Repubblica - da aver già messo in cima alla lista dei papabili presidenti uno fra Giancarlo Giannini e Pupi Avati. Due nomi di grande rilievo, certamente non di sinistra, grazie ai quali costruire il nuovo immaginario meloniano. Questo l'obiettivo, che il Pd è deciso a contrastare con tutte le sue forze. "Con un emendamento improvvisato la destra tenta un colpo di mano per cambiare in anticipo gli organi di governo del Centro Sperimentale di Cinematografia”, denuncia Nicola Zingaretti.

Se a questo si aggiunge il progetto "visionario" del dg Rai Giampaolo Rossi, che intende accorpare in un unico polo audiovisivo pubblico tutte le strutture e società che a Viale Mazzini producono documentari, film e serie tv, ecco che il gioco dell’egemonia sovranista è (quasi) compiuto.

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