Prima loda Berlusconi e poi ci ripensa: le capriole di Massimo Giannini

Non solo il direttore de La Stampa, il leader di sinistra ammirano, glorificano, bramano quello che fa la destra ma non lo possono dire pubblicamente...

Di Giuseppe Vatinno
Massimo Giannini (La Stampa)
MediaTech

Massimo Giannini-Silvio Berlusconi, pure il direttore cade sulle "cravatte di Marinella". Il commento 

Strano il comportamento di Massimo Giannini, direttore de La Stampa e già vicedirettore di Repubblica. Ieri, dopo la scomparsa di Berlusconi, si era improvvisamente lanciato in una sorta di panegirico della sua figura umana ma anche –e soprattutto- politica. L’occasione non poteva che essere L’aria che tira di Myrta Merlino, in onda su La7, il luogo in cui i giornalisti si invitano tra di loro.

Giannini inizia così: "Dal punto di vista umano, e mi piace ricordarlo in questo momento, anche se io ero a Repubblica e per vent'anni abbiamo raccontato l'Italia in modi diversi e in modi aspri e conflittuali, anche se con lui ho avuto un rapporto molto difficile, ecco in questi ultimi anni ho avuto occasione di parlargli due volte al telefono e sono andato due volte a trovarlo a palazzo Grazioli. E ne conservo un ricordo straordinario: sotterrata l'ascia di guerra, in senso politico e giornalistico, l'uomo era di una simpatia e di una empatia come forse credo nessun altro nella storia politica e direi anche economica di questo paese".

Meraviglia delle meraviglie. L’algido moralista, il bacchettatore seriale e indefesso del Cavaliere era, in segreto, un suo fervido ammiratore. Di più, ne era segretamente innamorato. Capita quando c’è una scissione tra quello che si predica e quello che si pensa. Si chiama dissonanza cognitiva. E qui il discorso si fa più generale e non più limitato a Giannini. Si tratta di uno stigma della sinistra derivante in ultima analisi da un motivo assai semplice: invidia sociale.

In parole povere i leader di sinistra ammirano, glorificano, bramano quello che fa la destra ma non lo possono dire pubblicamente perché ufficialmente ritengono la ricchezza in sé deplorevole, un disvalore.

È un po’ quello che accade con i Cinque Stelle, tutti fruste e gogne, che quando sono arrivati al potere hanno fatto molto peggio degli altri, rivelando la loro vera natura predatoria ed opportunista. Insomma, utilizzando una considerazione che avrebbe fatto piacere a B., si può dire che “la f. piace a tutti”, anche a chi ufficialmente la disprezza.

Ma torniamo al Nostro. Siamo dunque rimasti al Giannini sbigottito e tramortito dalla Grande Ricchezza di Palazzo Grazioli. Si aggira tra stucchi e velluti in preda ad un orgasmo sociale. Sorride beato il Giannini fustigatore dei costumi. Ha un sorriso estatico quando tocca i marmi e gusta i quadri con voluttuosa lentezza erotica e il biondo capello gli si scompagna nel dolce dondolio ammirativo. Si muove lieve. Vellutato, felpato, come un gattone sornione che ha raggiunto il suo paradiso: che bella la ricchezza e che gran Figo questo Berlusconi! Pensa il fustigatore.

Ed infatti, aggiunge: "Ricordo sempre che in una delle visite che ho fatto a lui a palazzo Grazioli, una volta mi mostrò gli album con tutte le sue foto con i capi tribù libici, una per una, e mi spiegò che per la pace bisognava parlare con loro. La seconda volta, mi piace ricordarlo anche se sono aspetti personali, prima di accomiatarmi mi disse: venga con me, basta con queste cravatte da comunista! Io infatti indosso sempre cravatte strette... Mi portò nell'anticamera del suo studio e mi regalò cinque cravatte, di quelle che piacevano a lui, belle grosse da immobiliarista. Insomma, nonostante tanti conflitti dal punto di vista umano la persona era straordinaria. Dal punto di vista politico ha cambiato la storia di questo paese, in meglio e in peggio".

Ed eccolo lì. Pure lui ci cade non sull’uccello come la mitica signora Longari con Mike Bongiorno ma sulle cravatte di Marinella, quelle “belle e grosse” da immobiliarista –ci fa sapere l’Estatico. Questa uscita merliniana però non deve essere piaciuta molto al suo popolo. “E che?” –avranno pensato- “Pure lo principino nostro s’era vennuto?”. E così, dapprima lentamente e poi fragorosamente i social si sono cominciati a riempire di cattiverie, astio e normanni sganassoni tanto che il Nostro è dovuto correre ratto ai ripari.

Appena gli è stato possibile, dopo una intera notte torinese passata all’addiaccio, Giannini ha dichiarato sul lutto nazionale: “Mi sembra un'esagerazione, bisogna ricordare che è stato il personaggio politico più controverso degli ultimi trent'anni. È assolutamente improprio, non è stato decretato per Falcone e Borsellino. Un po' di misura". Ah ecco. Finalmente è tornato in sé il guerriero del Tufello, il Principe dei Poveri, l’alfiere degli Sfruttati. Lo ha chiamato “il personaggio politico più controverso”, però le cinque cravattone cinque te le sei pappate.

Ora sì che lo riconosciamo. Ma che sono quelli occhialoni da sole neri caro Giannini? È stato forse vittima di deprecabile violenza e financo malmenato da parte di qualche operario o di qualche vero poveraccio e non dei suoi amici tartinati radical – chic, surfisti della ztl?

L’importante è che ora è rinsavito. Però attenzione che magari un giorno ti sbagli e indossi una di quelle belle cravatte di Marinella, gonfie e grassocce, da “immobiliarista”, appunto. Sarebbe un nuovo trauma per il Popolo che già non ce la fa a sbarcare il lunario e questa volta non te la caveresti con qualche sberla.

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