Sallusti: "Non sono fascista. Vi racconto di mio nonno, fucilato dai partigiani"
Il giornalista svela retroscena inediti sulla sua famiglia
Sallusti: "Mio nonno era fascista. Leggendo un libro di scuola ho scoperto la verità"
Alessandro Sallusti esce con un nuovo libro dal titolo "L'eresia liberale", edito da Rizzoli. Per la prima volta il direttore de Il Giornale parla delle sue origini nel dettaglio e in particolare di suo nonno Biagio che fu fucilato dai partigiani. "La prima cosa che scrivono di me su Wikipedia - dice Sallusti ad Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera - è che avevo il nonno fascista. Come una lettera scarlatta, come una condanna inappellabile. Non so se mio nonno fosse davvero fascista. Certo non era un gerarca. Era un ufficiale dell’esercito. Come tanti, dopo l’8 settembre si schierò con quella che si è dimostrata la parte sbagliata della storia. Per nulla al mondo rinnegherei la memoria di mio nonno. La rispetto. Sono onorato e orgogliosissimo di essere suo nipote. Ma non mi si chieda di condividere quello che mio nonno ha fatto. Non c’entro nulla. Però soltanto ad alcuni si chiede conto della loro genealogia. A quelli di sinistra si perdona tutto".
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Sallusti ricorda la difficoltà di ottenere risposte complete sulla morte di suo nonno. "Mi dicevano solo che era morto. Sì, ma com’è morto? "È morto in guerra". In guerra, ma come? "Sai, la guerra è una brutta cosa...". Risposte vaghe. Non capivo. Ma alla curiosità naturale di un bambino si univa l’esigenza di comprendere perché il nonno non c’era più. Finché scoprii la verità. A scuola. Avevo dodici anni, facevo la prima media. Il manuale di storia era un libro Laterza. Per prima cosa, come fanno i ragazzi, guardai l’appendice, dove c’erano le foto. E vidi due lettere, una accanto all’altra. Lettere di due condannati a morte. Una di quelle era di Biagio Sallusti, mio nonno".
Queste le sue parole: "Che la mia sorte contribuisca alla pacificazione degli animi di questa martoriata Italia e che finalmente tutti gli italiani ritrovino la via che conduce alla salvezza e alla rinascita dell’Italia". Sallusti spiega anche perché lui non si è avvicinato al fascismo, nonostante il nonno. "Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di fare, che so, il saluto romano; anche perché - conclude Sallusti a Il Corriere - mio padre mi avrebbe fatto correre a calci. Non perché vedesse in quel gesto chissà quale scandalo; ma affinché non pensassi mai, neppure per un attimo, che quella storia fosse replicabile".