Sergio Castellitto lascia in polemica con Giuli la guida del centro di cinematografia: "Torno a curare il mio giardino"
L'attore e regista rinuncia al prestigioso incarico. Il giallo del gettone da 4mila € alla moglie e i rapporti tesi. Era stato scelto da Sangiuliano
Centro Sperimentale - Sergio Castellitto
Sergio Castellitto e le "dimissioni irrevocabili". Cosa c'è dietro all'addio dell'attore dal centro sperimentale cinematografico
Sergio Castellitto si è dimesso dalla guida del centro sperimentale di cinematografia. L'addio dell'attore e regista arriva non troppo a sorpresa, visto che ultimamente c'erano state diverse turbolenze. Ad affidargli il prestigioso incarico era stato proprio il governo Meloni, quando il ministro della Cultura era Sangiuliano, evidentemente con Giuli le cose devono essere cambiate, anche se i motivi delle sue dimissioni non sono stati chiariti. Lui è stato categorico: "Dimissioni irrevocabili". Chi lo conosce bene - riporta La Repubblica - sussurra che i problemi di questi mesi, alimentati da liti e licenziamenti; la scarsa trasparenza su assunzioni e consulenze, oggetto di ben cinque interrogazioni parlamentari; nonché l’ispezione ministeriale partita il 4 novembre sulle spese effettuate durante la sua fugace presidenza hanno giocato un ruolo non marginale nell’addio. Avvenuto, guarda caso, due giorni dopo essere stato ascoltato dagli “inquirenti” del Mic: la mazzata finale che lo avrebbe spinto ad abbandonare un incarico svolto per di più senza compenso.
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Come non bastasse, ad aggravare il quadro - in base a quanto risulta a La Repubblica - sono arrivati pure gli scivoloni. I 4mila euro di gettone riconosciuto alla moglie Margaret Mazzantini per intervistare lo scrittore israeliano David Grossman alla rassegna "Diaspora degli artisti in guerra". "C’è un tempo per combattere e un tempo per curare il giardino. Adesso è il tempo del giardino". Sergio Castellitto cerca, anche per sé stesso, una spiegazione zen alle sue dimissioni da presidente del Centro sperimentale di cinematografia. L’addio all’incarico è stato affidato, ieri, a una lettera formale.
Le polemiche dei mesi scorsi hanno avvelenato il clima, fino a convincerlo al ritiro. In privato Castellitto confessa una grande amarezza: "Nei luoghi abitati dall’arte o dalla creatività, - riporta La Repubblica - il tanfo di un conflitto di parte o di tensioni ostili diventa ancora di più insopportabile. E la sensazione che quell’ostilità nasca proprio perché si vedono rimuovere ostacoli, correggere inadeguatezze, operare per il bene comune, in sostanza realizzare bellezza, beh, questo se non è grave è perlomeno triste".