Ucraina, Zelensky vince guerra mediatica: tra propaganda, social e simbologia

Nella guerra tra Ucraina e Russia, non è solo il campo di battaglia a essere protagonista: i media, infatti, hanno un ruolo fondamentale nel conflitto

Vlodymyr Zelensky
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Oltre che sul campo, in guerra si combatte anche sui mezzi di comunicazione. E su questo fronte, l’Ucraina sta vincendo in modo schiacciante contro la Russia. In un mondo in cui i social network costituiscono un’importante fetta del tempo di milioni e milioni di persone, questi non possono che avere un ruolo da protagonista nel conflitto odierno che vede da un lato Volodymyr Zelensky e dall’altro Vladimir Putin.

Ma perché la Russia, dominante sul campo di battaglia, sta perdendo lo scontro mediatico? Innanzitutto, basti considerare la censura (che non vede altra verità se non la ragione dei russi nel fare la guerra) verso i propri stessi “comunicatori”. L'ultimo episodio di questo tipo, di cui abbiamo abbondantemente parlato qui, riguarda il conduttore della tv di Stato Ivan Urgant, la cui trasmissione “Pervyj kanal” è stata sospesa dopo le sue critiche all'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Putin.

Crisi Ucraina, la Russia censura i propri giornalisti: un chiaro segnale di debolezza

Prendersela con i giornalisti, i propri giornalisti, è il chiaro sintomo della debolezza del regime dello Zar, militarmente coriaceo, ma in grande difficoltà nella sfida comunicativa contro Zelensky, tra l’altro ex comico e attore, che sta dimostrando di conoscere bene certi meccanismi. Un altro esempio sono le immagini, umilianti per Putin, dei prigionieri russi: spesso ragazzi non ancora ventenni, poco addestrati, ripresi mentre, spaventati, parlano al telefono coi loro genitori.

Ucraina, l'importanza della "buona" propaganda e della simbologia

Dall’altra parte del fronte mediatico, invece, un popolo intero inonda l’Ucraina e il mondo di "istantanee" su ciò che sta accadendo realmente, con la giusta propaganda. Zelensky non punta sulle fake news, ma sui simboli che il suo Paese richiama. Nel corso di un’intervista esclusiva alla Cnn, ha esortato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a lanciare un messaggio “forte e utile” sull’invasione russa dell’Ucraina. Il presidente ha risposto alle domande della testata americana dal bunker di Kiev nel quale è rifugiato, visto che è uno degli obiettivi principali delle forze armate russe, e dal quale sta guidando i militari ucraini.

“La situazione è molto seria… non sono in un film. Io non sono un’icona, penso che l’Ucraina sia un’icona… L’Ucraina è il cuore dell’Europa, e ora penso che l’Europa veda l’Ucraina come qualcosa di speciale per il mondo. Ecco perché il mondo non può perdere questo qualcosa di speciale”, ha dichiarato.

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O, ancora, sul web stanno furoreggiando le magliette con la faccia di Zelensky stampata sopra. Altro segnale che, nell'immaginario collettivo (e non solo), sia la Russia a essere dalla parte del torto. Per quanto riguarda i civili, gli ucraini sfidano gli aggressori russi (i soldati ucraini che danzano impugnando bazooka e missili anticarro, altri che accolgono il nemico con un “benvenuti all’inferno”), li ridicolizzano (il trattore che si porta via il carro armato in avaria, i cittadini che sfottono i soldati dei tank rimasti senza benzina: “serve una spinta?”), mostrano al mondo la determinazione del Paese invaso (le piazze affollate di gente che riempie migliaia di bottiglie trasformate in bombe Molotov).

Ma non è tutto. In molti hanno trasformato i propri social in veri e propri manuali di sopravvivenza: questi, spiegano alla popolazione come difendersi dai cecchini, come costruire ordigni rudimentali, come ostacolare l’avanzata dei russi cambiando la segnaletica stradale, costruendo barricate o incendiando pneumatici. E poi, per ultime ma non meno importanti, anzi, le testimonianze visive dei bombardamenti, dei massacri, delle sofferenze dei civili e dei bambini.

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Comunque, tra le tonnellate di materiale fotografico e video pervenutoci in questi giorni dai freddi territori dell’ex Unione Sovietica, qualche “fake news” non può che fuoriuscire anche dai “filtri” mediatici ucraini. Un esempio su tutti, il “Fantasma di Kiev”: il pilota che, da solo, atterrò quasi in un colpo solo ben sei caccia russi. Ebbene, solo una “urban legend” come direbbero gli anglofoni.

Ma come riporta il Corriere, ormai abbiamo imparato che in rete è facile confondere i confini tra fatti e suggestioni. Ancor più in tempo di guerra, soprattutto se i tempi sono quelli odierni in cui il digitale sembra quasi più concreto della realtà. Ma a cavallo tra cronache raggelanti, emozioni, storie di eroismo non c’è dubbio che per adesso gli ucraini stiano battendo con un “punteggio tennistico” i russi in quello che sembrava il campo nel quale si erano maggiormente specializzati negli ultimi anni: la guerra ibrida, fatta di disinformazione, propaganda e attacchi cibernetici.

 

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