Medici italiani tra i meno pagati in Ue: "Serve una valorizzazione economica"

Indagine Amsi: Fuga per povertà. Il 30% dei sanitari decide di lasciare il Paese a causa di stipendi che non rispecchiano l'aumento del costo-vita

Di Redazione Cronache
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Medici italiani tra i meno pagati in Ue: "Serve una loro valorizzazione economica"

110mila euro lordi, oltre. Tanto guadagna un medico italiano dipendente del servizio sanitario, con una tassazione – ricordiamolo - del 43%. Una retribuzione così poco dignitosa e assolutamente non confacente alle responsabilità e alle competenze. A dirlo sono le statistiche comparate con gli altri paesi.

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Il medico dirigente del nostro SSN, a valore nominale, guadagna in media il 76% in meno di un collega olandese, il 72,3% in meno di un tedesco, il 54,8% meno di un irlandese, il 38,4 in meno di un danese. Al pari con noi c’è un paese dell’ex Jugoslavia, la Slovenia con 108 mila euro. Da un’indagine Amsi-Uniti per Unire si può davvero parlare di fuga per povertà. Il 30% dei professionisti sanitari italiani decide di lasciare il nostro Paese a causa di stipendi che non rispecchiano l’aumento del costo della vita, cogliendo al volo l’occasione di offerte economiche, all’estero, decisamente più vantaggiose, per se stessi e i loro cari. Nel mondo, nei Paesi in via di sviluppo, è in atto quello che definiamo un vero e proprio deserto sanitario, in particolar modo da Africa, Asia e America Latina, con il 75% dei professionisti che lascia le proprie nazioni perché percepisce stipendi che non consentono una esistenza dignitosa. E qui in questo caso parliamo di povertà vera che spinge ad andare via. Nel mondo esiste in tal senso una sanità globale con una disparità enorme tra un Paese e l’altro. In nazioni come l’Italia un giovane medico o un infermiere fuggono all’estero per aspirare ad un futuro migliore. In paesi come India o Nigeria i professionisti non hanno scelta, insomma c’è sempre qualcuno che sta peggio!

"Il nostro manifesto-appello “Uniti per i Medici”, dichiara il Prof. Foad Aodi, Presidente del Movimento Internazionale Uniti per Unire e di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, racconta chiaramente che, tutti uniti, possiamo e dobbiamo chiedere una svolta alle politiche sanitarie, facendo naturalmente la nostra parte fino in fondo, ovvero lasciando da parte i dissidi tra ordini professionali e associazioni e remando tutti dalla stessa parte. Già oltre 330 associazioni hanno aderito al nostro programma, decine ci scrivono ogni giorno per aderire. Il primo interlocutore a cui abbiamo rivolto la nostra proposta è naturalmente il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci.

I numeri non mentono ed è per questo che da tempo denunciamo la poco edificante realtà delle retribuzioni dei camici bianchi, con un gap che oggi è cresciuto enormemente rispetto ad un’Europa che corre veloce verso la ricostruzione dei propri sistemi sanitari e ha avuto la lungimiranza di comprendere che al centro del progetto devono esserci medici e infermieri, dal momento che da loro dipende il presente e il futuro della qualità delle cure.

Come arginare le fughe all’estero? Come combattere la medicina difensiva, dal momento che siamo tra i pochi Paesi europei dove esiste ancora la denuncia nei confronti dell’atto medico? Come snellire la burocrazia e come difendere i medici dal fenomeno delle aggressioni? Con l’unità di intenti! Con la collaborazione di tutti! Ed è per questo che è nato il Manifesto “Uniti per i Medici”, con 45 punti che stiamo sottoponendo ogni giorno ai professionisti sanitari. In tantissimi ci chiedono informazioni, la maggior parte ha già aderito al manifesto oppure è pronta ad aderire.

La recente proposta del Ministero della Salute di aumentare di 1000 posti gli iscritti a medicina per il nuovo Anno Accademico, condividiamo la posizione della Federazione, potrebbe creare un effetto boomerang, con un surplus di camici bianchi che si ritroverebbero costretti a lasciare l’Italia. Ma non dimentichiamo che siamo molto carenti nei medici di base e ovviamente, come abbiamo avuto modo più volte di denunciare, nelle specializzazioni. Mancano fisioterapisti, farmacisti, anestetici, medici di emergenza, ortopedici, radiologi, chirurghi, pediatri e tante altre figure di cui il nostro sistema sanitario ha bisogno come il pane, così come occorre facilitare gli accessi ai concorsi dei medici di origine straniera che già lavorano da tempo nel nostro paese, con contratti pluriennali, con stipendi degni di tal nome ed eliminando l’obbligo della cittadinanza".

"E allora:

- Viste le nostre costanti e reiterate sollecitazioni, da oltre 24 anni, sin dalla nascita delle nostre associazioni, in merito alle numerose criticità del vissuto quotidiano dei professionisti sanitari, e della sanità pubblica e privata italiana, peggiorati giorno dopo giorno negli ultimi 15 anni.

- Vista la grande richiesta (più di 9000 professionisti della sanità dal 1 gennaio 2023) alle nostre associazioni, in merito alle possibilità di fughe all’estero, abbandonando il sistema sanitario italiano per Paesi con retribuzioni più dignitose e prospettive di carriera ben diverse dalle nostre, con il conseguente aumento della carenza di professionisti sanitari.

- Viste le oltre 9000 richieste di professionisti della sanità giunte all’Amsi dalle regioni italiane dal pubblico e dal privato negli ultimi 5 anni.

- Visto che il 97% delle denunce vengono archiviate.

- Visto l’impegno del Movimento Internazionale Uniti per Unire ed Amsi, con più di 8000 articoli, citazioni ed interviste da Gennaio del 2023 sui punti citati sopra.

Inviamo all’attenzione di tutti, professionisti sanitari, associazioni, ordini professionali, società scientifiche, sindacati, il nostro appello. Potete trovare il Manifesto completo in allegato e le modalità per aderire".

Così il Prof. Foad Aodi. Presidente del Movimento Uniti per Unire ed Amsi (Associazione Medici di origine Straniera in Italia), nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia e Direttore scientifico di agenzie di stampa italiane e straniere, con l'impegno a favore di tutti senza distinzione.