Emicrania, una scoperta definitiva. Ecco da dove nasce davvero

Presto potremmo eliminare per sempre le cefalee con un semplice massaggio

di Redazione Medicina
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Emicrania e cefalee, uno studio tedesco rivela una connessione tra il mal di testa e la tensione dei muscoli del collo

Per alcuni il mal di testa è un vero dramma. In pochi sanno davvero da cosa è causata l'emicrania ma risposta pare che sia arrivata oggi da uno studio di alcuni ricercatori tedeschi. Pare proprio che le cefalee primarie siano in qualche modo associate ai muscoli del collo.

"Il nostro approccio di imaging fornisce la prima prova oggettiva del coinvolgimento molto frequente dei muscoli del collo nelle cefalee primarie, come il dolore al collo nell'emicrania o nella cefalea di tipo tensivo, utilizzando la capacità di quantificare la sottile infiammazione all'interno dei muscoli", afferma il Dr. Nico Sollmann, specializzando nel Dipartimento di Radiologia Diagnostica e Interventistica dell'Ospedale Universitario di Ulm e nel Dipartimento di Neuroradiologia Diagnostica e Interventistica dell'Ospedale Universitario Rechts der Isar di Monaco.

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Il team di ricercatori sono concentrati sul ruolo dei muscoli trapezi legati alle cefalee. Utilizzando la risonanza magnetica quantitativa (RM) hanno studiato l'infiammazione muscolare nei casi di emicrania di tipo tensivo. Lo studio ha preso in considerazione 50 partecipanti, per lo più donne di età compresa tra 20 e 31 anni. Di questi 16 soffrivano di cefalee di tipo tensivo e hanno mostrato valori T2 muscolari molto elevati. Per i ricercatori potrebbe quindi esserci una correlazione tra la maggiore sensibilità nei tessuti muscolai all'infiammazione al sistema nervoso.

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"I cambiamenti infiammatori quantificati dei muscoli del collo sono significativamente correlati al numero di giorni vissuti con il mal di testa e alla presenza di dolore al collo percepito soggettivamente. - osserva il dottor Sollmann - Questi cambiamenti ci permettono di distinguere tra individui sani e pazienti che soffrono di cefalee primarie".

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Per i ricercatori quindi i trattamenti non invasivi e mirati ai muscoli del colllo possono potenzialmente risultare una cura più efficace e sicura rispetti ai farmaci sistemici. "Il nostro approccio di imaging con la somministrazione di un biomarcatore oggettivo potrebbe facilitare il monitoraggio della terapia e la selezione dei pazienti per determinati trattamenti nel prossimo futuro", conclude il dottor Sollmann.