Sileri va (ancora) controcorrente: si schiera a favore della Sanità regionale

I disastri causati dal Covid suggeriscono di tornare a un sistema su base nazionale, ma il Sottosegretario M5S sceglie una linea molto diversa

Di Lorenzo Zacchetti
Medicina
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Tra i sottosegretari del Governo Draghi, Pierpaolo Sileri è certamente tra i più noti. E non solo per un carnet di ospitate televisive piuttosto fitto.

Già Presidente della Commissione Salute del Senato e poi vice del ministro Roberto Speranza, con la nascita dell’attuale Governo è rimasto a presidiare lo stesso dicastero, seppure passando da viceministro a sottosegretario (appunto), nel complesso Risiko delle nomine che caratterizza il varo di qualunque Esecutivo.

Forte di una credibilità che non deriva “solo” dall’attività politica, ma anche da quella professionale nei panni di chirurgo e docente prima a Oxford e poi al San Raffaele di Milano, l’esponente del M5S si distingue tra i parlamentari (e non solo tra i suoi) proprio per il suo eccellente curriculum.

Per tutte queste ragioni, le sue parole pesano. Quindi colpisce davvero la sua presa di posizione sul tema della riforma della Sanità, tornata di pressante attualità dopo lo tsunami del Covid-19. Calato il livello dello scontro politico tra il Governo centrale e le Regioni, resta sul tavolo la necessità di superare un modello che, di fatto, ha creato 20 sistemi regionali differenti: nel migliore dei casi, ciò crea inaccettabili disparità tra cittadini che vivono in regioni virtuose e quelli che invece hanno a che fare con una sanità molto più zoppicante, ma quando le cose volgono al peggio la frammentazione rischia di avere effetti drammatici.

Il Covid ce lo ha dolorosamente insegnato e ancora oggi, benché la curva dei contagi sia molto meno aggressiva, si fa fatica a far dialogare tra loro le Regioni, per organizzare la somministrazione delle seconde dosi di vaccino nei luoghi di vacanza, mentre alcuni Governatori sono possibilisti su AstraZeneca e altri fermamente contrari. Ognuno per la sua strada.

Non sarà il caso di rimettere ordine nella materia? Sembrava davvero che tutti fossero d’accordo, ma non il sottosegretario, che in un’intervista a “Libero” porta avanti una tesi piuttosto diversa. La domanda rivoltagli dal quotidiano diretto da Alessandro Sallusti è piuttosto eloquente: “Il centrosinistra spinge per accentrare la Sanità, togliendola alle Regioni. E’ d’accordo?”. La risposta di Sileri lo è altrettanto: “No. Piuttosto serve un Ministero più forte, che monitori e supporti il lavoro dei territori”.

Voi tra le righe ci leggete una velata critica a Speranza? E Sileri, visto anche il suo percorso professionale, non ambirebbe ad essere lui a ricoprire il ruolo di Ministro? Il dubbio è venuto anche a “Libero”, che infatti gli chiede: “Dica la verità: quando si è insediato Draghi, ha sperato che la nominasse ministro…”. La risposta è l’unica possibile, anche facendo ricorso al minimo sindacale di diplomazia: “No, no. Non mi ha contattato nessuno. Sono solo dicerie”.

Lasciamo perdere il processo alle intenzioni, che non porta mai a nulla. I fatti oggettivi dicono che spesso Sileri ha assunto posizioni critiche e per nulla comode, comprese le sue rivelazioni su una sorta di “barriera” messagli attorno al momento del suo ingresso al Ministero, per evitare che venisse a conoscenza di alcune informazioni invece importanti.

Altrettanto oggettivamente, sul piano politico, la sua posizione controcorrente sulla difesa della Sanità regionale certamente non dispiacerà alla Lega e probabilmente nemmeno ai lettori di “Libero”. E questo, nella prospettiva non irreale di un prossimo governo di centrodestra, potrebbe avere il suo peso.