Caso Enpam, Dallocchio e Zongoli assolti dopo undici anni. LE CARTE

Dopo l'assoluzione penale, anche la Corte dei Conti pone fine alla vicenda: la perdita di 65 milioni sui Cdo fu causata dalle decisioni del nuovo CdA

a cura di Redazione
Maurizio Dallocchio
Milano

Caso Enpam, Dallocchio, Zongoli e il vecchio CdA assolti dopo undici anni

Dopo l’assoluzione penale ora anche la Corte dei Conti mette la parola fine alla vicenda. “La perdita di 65 milioni sui CDO non fu responsabilità loro ma del nuovo CdA, che deliberò la cessione anticipata delle obbligazioni maturando la perdita. Se si fosse arrivati alla naturale scadenza del 2016 l'Enpam avrebbe ottenuto invece un rendimento”.

Dopo l'assoluzione penale arriva anche quella dalla Corte dei Conti per Maurizio Dallocchio, professore di Finanza Aziendale dell'Università Bocconi di Milano e per Leonardo Zongoli, ex direttore generale ENPAM. La perdita di 65 milioni sui CDO non fu una loro responsabilità, ma solo del nuovo Consiglio di Amministrazione, che deliberò la cessione anticipata delle obbligazioni maturando così la perdita. Se si fosse arrivati alla naturale scadenza del 2016 l'Enpam avrebbe ottenuto invece un rendimento. SCARICA LA SENTENZA

Un processo durato 11 anni che vede Enpam condannata a pagare anche le spese legali oltre oneri fiscali e previdenziali e spese generali. Questa è stata la decisione della Corte dei Conti che ha ribaltato la sentenza della Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio.

Le contestazioni (confutate) a Dellocchio ed al vecchio CdA di Enpam

Nel processo penale il professore della Bocconi, insieme a Eolo Parodi, allora Presidente, Leonardo Zongoli, Direttore Generale e Roberto Roseti, direttore finanziario, erano accusati di aver perseguito politiche di investimento dell’ente eccessivamente aggressive. Tesi confutata dalla difesa a cui i giudici hanno dato ragione. Infatti, non solo non ci fu ritorno economico personale, ma i titoli in questione erano dei CDO - Collateralized Debt Obligation - il cui rating minimo era AA+. Con la crisi del 2008, dopo il fallimento di Lehman Brothers questi titoli persero temporaneamente valore, ma in questo periodo avevano già pagato importanti cedole e a scadenza ripagarono integralmente il capitale. In sostanza senza far perdere nulla all’Ente, pur attraversando la più grande crisi finanziaria della storia, e garantendo un rendimento positivo non trascurabile.

L’errore fu invece del nuovo CdA di Enpam – dove Dallocchio non sedeva più - che negli anni successivi decise di ristrutturare le posizioni aperte in CDO e incaricò tre consulenti di farlo. Spese diverse decine di milioni e non ottenne nei fatti alcun beneficio perché i titoli vennero rimborsati integralmente alla scadenza.

Da sottolineare che all’epoca il CdA di Enpam deliberò sempre all’unanimità tutti gli acquisti di tutti i titoli e, sia i consiglieri che i sindaci, chiamati a testimoniare in sede penale, affermarono sempre di aver assunto consciamente le loro decisioni e di non aver subito alcuna forzatura o essere stati truffati o ingannati. Il danno lo fece il nuovo CdA.

La Corte ha così messo fine alla vicenda, ma ancora una volta degli innocenti sono stati messi alla gogna per ben 11 anni.

LA RETTIFICA dell'Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri

La ristrutturazione dei Cdo Enpam fu promossa da Dallocchio.

La ristrutturazione dei derivati in pancia all’Enpam fu deliberata nel 2009 (e non nel 2010) proprio su parere del consigliere d’amministrazione Maurizio Dallocchio. All’epoca il professore era infatti ancora componente del Cda dell’ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri nella sua qualità di esperto di finanza.

A provare il ruolo di Dallocchio sono i verbali del comitato investimenti e del consiglio di amministrazione dell’Enpam, che arrivò alla decisione il 27 novembre 2009.

Le date sono importanti. Infatti nell’estate del 2010 entrò in carica un Consiglio di amministrazione rinnovato sia nella compagine (Dallocchio non venne riconfermato) sia nella linea politica: il nuovo Cda cambiò le procedure d’investimento e promosse azioni di rivalsa nei confronti delle banche che avevano venduto i Cdo, ottenendo ristori per svariate decine di milioni di euro.

Non corrisponde quindi a verità che il nuovo Cda (mandato 2010-2015) abbia deciso le ristrutturazioni e/o abbia causato perdite.

Tutte le seguenti affermazioni contenute nel vostro articolo sono quindi prive di fondamento e se ne chiede la rettifica:

“la perdita di 65 milioni sui Cdo fu causata dalle decisioni del nuovo CdA”;

“La perdita di 65 milioni sui CDO non fu responsabilità loro ma del nuovo CdA, che deliberò la cessione anticipata delle obbligazioni maturando la perdita”;

“La perdita di 65 milioni sui CDO non fu una loro responsabilità, ma solo del nuovo Consiglio di Amministrazione, che deliberò la cessione anticipata delle obbligazioni maturando così la perdita”.

“L’errore fu invece del nuovo CdA di Enpam – dove Dallocchio non sedeva più

che negli anni successivi decise di ristrutturare le posizioni aperte in CDO e incaricò tre consulenti di farlo”;

“Il danno lo fece il nuovo CdA”.

Le affermazioni sono errate per due ragioni.

La prima è che, come dimostrato dal documento allegato, la sentenza di secondo grado della Corte dei conti contiene un errore temporale (viene citato il 2010 ma era il 2009) e finisce per coinvolgere un consiglio di amministrazione che non c’entra nulla. Per questa prima ragione Fondazione Enpam si riserva di fare ricorso per ottenere la correzione dell’errore di fatto.

La seconda ragione, ancora più sostanziale, è che indipendentemente da chi prese la decisione, ristrutturare i Cdo fu opportuno e prudente per evitare rischi peggiori. Del resto questo è stato riconosciuto dalla magistratura penale (il giudizio pende in Cassazione e, nei primi due gradi, sono state accertate le responsabilità di Dallocchio e Zongoli per i reati commessi a danno della Fondazione, ancorché non perseguibili per sopravvenuta prescrizione) e dalla stessa Corte dei conti in primo grado. A posteriori non si può sindacare sulle scelte fatte scientemente al fine di tutelare gli interessi degli iscritti all’ente previdenziale. Anche per questo Enpam sta valutando di ricorrere contro la sentenza di secondo grado.

Dallocchio ha controreplicato alla nota di Enpam: QUI LE SUE DICHIARAZIONI

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