Chiara Ferragni, ecco perchè sarà assolta (ma il processo è una nuova mazzata alla sua immagine)

Pandoro Gate, per Riccardo Lanzo, avvocato di influencer e content creator, non ci sono gli estremi per condannare Chiara Ferragni per truffa aggravata. Ma un processo che potrebbe durare anni minerebbe ulteriormente la sua reputazione. L'intervista

di Micol Ronchi
Milano

Chiara Ferragni, ecco perchè sarà assolta (ma il processo è una nuova mazzata alla sua immagine)

Chiara Ferragni non ha ancora lasciato alle spalle il Pandoro Gate. Anzi. Dopo la multa dell’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per pubblicità ingannevole, ora l'influencer ed altri imputati sono stati rinviati a giudizio a Milano con l’accusa di truffa aggravata. Ma quali sono le reali implicazioni legali di questa vicenda? E cosa rischia concretamente l’imprenditrice digitale in sede processuale? Ne parliamo con l’avvocato Riccardo Lanzo, specializzato nell'assistenza a influencer e content creator.

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Perché per Chiara Ferragni si è giunti al rinvio a giudizio, se aveva già pagato la multa e rimborsato i consumatori?

La sanzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) riguardava esclusivamente la pubblicità ingannevole, un illecito amministrativo. Tuttavia, la Procura di Milano ha aperto un’indagine parallela sotto il profilo penale, contestando il reato di truffa aggravata. In altre parole, mentre l’AGCM ha valutato la violazione dal punto di vista della tutela dei consumatori, la magistratura ha ritenuto che vi fossero anche profili di rilevanza penale, portando all’attuale rinvio a giudizio. Il pagamento della multa e il risarcimento dei consumatori sono stati considerati come circostanze attenuanti, ma non hanno impedito alla Procura di proseguire l’azione penale, perché il reato di truffa aggravato dalla minorata difesa (tipico delle vendite online) è procedibile d’ufficio e non basta, allo stato, risarcire il danno per estinguerlo.

Quali sono le accuse precise nei confronti di Chiara Ferragni?

L’accusa principale è truffa aggravata (art. 640 c.p.), aggravato ai sensi dell’art 61 comm 5 dalla minorata difesa perché l’influencer e la società produttrice avrebbero indotto in errore i consumatori, facendo loro credere che il ricavato della vendita del pandoro e delle uova di Pasqua sarebbe andato in beneficenza, quando in realtà le donazioni erano già state fatte prima e senza legame diretto con le vendite. Questa accusa è più grave della semplice pubblicità ingannevole perché presuppone un inganno preordinato a ottenere un vantaggio economico illecito.

Cosa rischia concretamente in sede processuale?

Il reato di truffa aggravata prevede una pena detentiva da 1 a 5 anni e una multa fino a 1.032 euro. Tuttavia, essendo la Ferragni incensurata e considerando il risarcimento già effettuato, una condanna in caso di colpevolezza potrebbe tradursi in tre scenari: pena sospesa, quindi nessuna detenzione effettiva, lavori di pubblica utilità, come alternativa alla pena detentiva, patteggiamento, per evitare il processo e ottenere uno sconto di pena. A mio avviso però Chiara Ferragni e gli altri coimputati saranno assolti per due ragioni: la truffa non può considerarsi aggravata perché non è stata una vendita online dei pandori, ma semplicemente una promozione social di questi prodotti. Secondo: la truffa semplice e’ a querela delle persone offese e pertanto essendo state risarcite tutte le persone offese ed essendo state rimesse le querele sporte, il reato è estinto. Dal punto di vista economico, potrebbero esserci ulteriori sanzioni pecuniarie e l’eventuale confisca di somme di denaro ritenute illecitamente ottenute.

Come si svolgerà il processo? Quali sono i tempi e le fasi principali?

Il processo seguirà diverse fasi. In prima udienza (23 settembre 2025) verranno esaminate le richieste delle parti e il giudice valuterà se procedere con il dibattimento o se sono possibili soluzioni alternative. Ad esempio, un patteggiamento o rito abbreviato. Quindi il dibattimento: fase in cui l’accusa e la difesa presenteranno prove e testimonianze. Potrebbe durare diversi mesi o anni. Segue la sentenza di primo grado: al termine del dibattimento, il giudice emetterà una sentenza di assoluzione o condanna. Eventuali appelli: se una delle parti non è soddisfatta del verdetto, si può ricorrere in Appello e poi in Cassazione. I tempi dipenderanno molto dalla complessità del caso e dalle strategie processuali delle parti.

Quali carte può giocarsi la Ferragni per uscirne bene? Ci sono precedenti simili che potrebbero favorirla?

Le strategie difensive possibili includono: dimostrare la buona fede, sostenendo che non c’era intento fraudolento e che l’errore era solo di comunicazione; provare che non c’è stato un danno concreto ai consumatori, perché il prodotto aveva comunque un valore proporzionato al prezzo; evidenziare il risarcimento già avvenuto, per ottenere attenuanti o l’archiviazione del caso. Non ci sono precedenti identici in Italia, ma ci sono stati casi di pubblicità ingannevole legata alla beneficenza che si sono conclusi con sanzioni amministrative senza conseguenze penali.

Quanto può pesare in sede giudiziaria il fatto che Ferragni abbia già risarcito i consumatori?

Il risarcimento è un fattore attenuante, ma non annulla il reato. Può però influire sulla pena, riducendola sensibilmente. E portare a un’eventuale archiviazione, se la difesa riesce a dimostrare che non c’è più un interesse pubblico alla prosecuzione del processo.

Questa vicenda potrebbe avere ripercussioni sul suo brand e sulle collaborazioni con i marchi?

Sì, e infatti la Ferragni ha già perso alcuni contratti pubblicitari importanti. Brand di lusso e aziende internazionali tendono a evitare collaborazioni con soggetti coinvolti in scandali giudiziari, anche in assenza di una condanna definitiva. Il rischio principale per la sua immagine è che il processo prolunghi l’attenzione mediatica negativa, rendendo difficile ricostruire la fiducia del pubblico.

Dal punto di vista legale, il caso può diventare un precedente per regolamentare meglio la pubblicità legata alla beneficenza?

Sì. Ha già portato  a norme più stringenti sulla trasparenza della comunicazione pubblicitaria in ambito benefico; un maggiore controllo dell’AGCM su iniziative di marketing con finalità sociali; nuove linee guida per influencer e brand, per evitare equivoci sulla destinazione dei fondi raccolti.

Quanto conta il fatto che sia un personaggio pubblico di primissimo piano? Se fosse stata un’imprenditrice meno famosa, il trattamento sarebbe stato lo stesso?

Chiara Ferragni e’ piu che un personaggio pubblico. E’ stata l’icona incontrastata degli influencer italiani, fino al Pandoro Gate. E’ evidente che la vicenda processuale si intrecci con la sua fama, ma sono sicuro che verrà assolta, quello che ha commesso e’ sicuramente pubblicità ingannevole ma non ritengo ci siano profili penali in questa vicenda.

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