Dopo i rider tocca ai vigilantes. La politica dorme, i pm no

Quando la magistratura prende il posto della politica dormiente, continuare a sostenere il primato della politica è una cosa difficile

di Fabio Massa
Mondialpol
Milano

Dopo i rider tocca ai vigilantes. La politica dorme, i pm no

Essere garantisti nel nostro Paese è difficile. Essere difensori della politica dalle ingerenze della magistratura è cosa ancor più ardua, nel nostro Paese. E' difficile, difficilissimo. Basti pensare che nei comizi di destra ma soprattutto di sinistra il tema dei rider è stato affrontato milioni di volte. Anche i guru della sinistra, come il finanziere Guido Brera, hanno messo gli schiavi in bicicletta al centro delle loro alate riflessioni (si consiglia la lettura di Candido, scritto con "i Diavoli"). E però, malgrado tutto, anche quando era al governo il centrosinistra, una legge che impedisse la schiavitù regolarizzata sulle strade, non c'era. Ci è voluto il giudice Fabio Roia e il caso Uber Eats, a smontare buona parte del castello marcio costruito sui nostri sushi e sulle nostre pizze. Un magistrato è intervenuto, e la situazione è cambiata.

Pare che con il salario minimo sia più o meno la stessa cosa, visto che Mondialpol (sì, quella dei camioncini portavalori) è stata la magistratura a determinare un aumento degli stipendi del 30 per cento. Un aumento che ha portato il pm a revocare il commissariamento. Il caso lo racconta il sempre attentissimo Francesco Floris su Lapresse. La Procura di Milano, il 14 agosto, mentre la gente faceva la spesa per il pranzo di Ferragosto, ha revocato il controllo giudiziario nei confronti della Vedetta 2 Mondialpol spa dopo che il colosso della sicurezza privata di Como, indagato per caporalato sui vigilantes a luglio, ha deciso di alzare gli stipendi dei propri dipendenti di circa il 30%. La scelta di "innalzare i salari degli addetti ai servizi di sicurezza non armata del 20%" dall'1 settembre 2023 fino a "un aumento del 38% alla scadenza del contratto nazionale prevista per il primo aprile 2026" arriva dopo un "confronto con la magistratura", fa sapere il Gruppo da quasi 210 milioni di euro di fatturato e 4.742 dipendenti. Questo è quanto scrive Floris, ed è bene dare un nome e un cognome all'uomo che ha ottenuto questo risultato, che è Paolo Storari. Per il quale - si viene a sapere - "le paghe da 5,3 euro l'ora (930 euro al mese lordi e 650 euro netti) sono 'incostituzionali' perché non garantiscono "un'esistenza libera e dignitosa" e sintomo di "relazioni patologiche" in azienda e "condizioni tossiche".

Ora, il nome di Storari è stato collegato negli ultimi tempi alla questione dei documenti consegnati a Davigo, per la quale è stato assolto a Brescia in secondo grado. Peraltro, come ho avuto modo di scrivere, curiosamente usando lo stesso metro di giudizio, ma all'opposto, di quello adoperato con Delmastro Delle Vedove. Detto questo, bisognerebbe per una volta applaudire il magistrato che con la sua opera abbia perseguito il bene pubblico. Rimane il dubbio amletico: ma se la politica continua a chiacchierare a Capalbio (sì, anche gli esponenti de sinistra), sarà giusto che sia la magistratura a fare quel che la politica non fa? E questo vale per i rider, per il caporalato dei vigilantes e pure per il fine vita. In questo Paese, continuare a sostenere il primato della politica è una cosa difficile. Difficilissima.

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