Il libro di "Ruby" Karima: "Non sono una prostituta. Le mie notti ad Arcore"

Karima El Mahroug presenta la sua biografia. L'infanzia con il padre violento e le cene da Berlusconi: "Mi sentivo speciale. Le mattine i momenti più belli"

Redazione
Karima El Mahroug
Milano

Il libro di "Ruby" Karima: "Non sono una prostituta. Le mie notti ad Arcore"

"Non sono una prostituta". E' l'incipit del libro scritto da  Karima El Mahroug, scritto con la giornalista Raffaella Cosentino e la cui pubblicazione è stata annunciata proprio ieri, nelle ore dell'assoluzione di tutti gli imputati nel processo Ruby Ter. Questa mattina a Milano la presentazione ufficiale. Ma i contenuti cominciano già a circolare. Come racconta Ansa, Karima El Mahroug prosegue:  "Ho fatto la ragazza immagine, la cubista, la panettiera e la venditrice ambulante - a partire dai miei 9 anni - la bagnina - senza saper nuotare -, l'estetista - senza aver alcuna qualifica - ho frequentato la casa del presidente Berlusconi, ho dormito molte notti su una panchina, sono scappata da 18 comunità. Ho camminato pericolosamente sull'orlo di un burrone, avrei potuto cadere e non sono caduta. Avrei potuto fare la prostituta, ma non l'ho fatto".

Karima: "La mia prima serata ad Arcore mi sentivo fuori luogo"

Nella sua biografia 'Karima' racconta la prima serata passata a cena nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. "Il Presidente mi offrì il posto accanto a lui e gli occhi addosso delle altre ragazze un po' mi mettevano in imbarazzo. Iniziò la cena e mi fu chiesto di presentarmi: avevo la risposta già collaudata - racconta -: 'Mi chiamo Ruby Hayek, sono metà egiziana e metà brasiliana, ho ventiquattro anni. Mia madre è una cantante molto famosa in Egitto'"

La cena viene descritta come intervallata da barzellette, canzoni cantate dal padrone di casa, vociare. "Io continuavo a sentirmi fuori luogo. Al momento del dolce, mi rivolsi al Presidente: 'Scusa, ti posso parlare un momento?' - prosegue -. Il gelo intorno. Fu molto educato e cortese, ci alzammo. 'Io non sapevo che si trattasse di una cena, pensavo di andare a ballare in discoteca e, noi ci cambiamo lì di solito: non mi sento vestita elegante. Non so di che parlare, mi sento un po' a disagio e poi è San Valentino e vorrei fare una sorpresa al mio fidanzato'. 'Che lavoro fa il tuo fidanzato?' 'Ha un'agenzia di ragazze immagini'. 'E tu sei innamorata'? 'Sì'. 'Va bene vai pure, ci vedremo una prossima volta'". "Mi chiese il numero di telefono, mi chiamò un taxi e mi diede una busta - conclude -. La prima serata ad Arcore finì così. In macchina aprii la busta con quattro biglietti da cinquecento euro. Ero al settimo cielo, potevo mandare dei soldi a mia madre e stare tranquilla per un po'".

"Mi sentivo speciale e riuscivo a mandare soldi a mia madre"

"Io mi sono esibita ballando la danza del ventre più di una volta, indossando un vestito regalato al Presidente da Gheddafi. Ballare con un vestito così prezioso mi inorgogliva, mi faceva sentire importante. Speciale". Prosegue così 'Karima', parlando delle serate ad Arcore che aveva iniziato a frequentare "con una certa regolarità" perché "riuscivo a mandare dei soldi a mia madre, a mantenermi e a prendermi cura di me".

Karima: "A colazione Berlusconi mi raccontava la sua vita"

"C'erano esibizioni, balletti sexy, travestimenti, spogliarelli prosegue -. Alcune volte sono rimasta ospite per la notte. Era molto piacevole rimanere, perché, al mattino, il momento della colazione era il più interessante. Lontano dagli schiamazzi, il Presidente raccontava la sua vita, discuteva di temi a me molto lontani, ne ero affascinata. Era un mondo così importante il suo e mi sembrava incredibile poterne in qualche modo, anche lontanamente, farne parte. Mi sentivo trattare con dignità, direi come un'interlocutrice degna. I racconti degli inizi della sua professione erano i più interessanti perché aprivano in me finestre di riflessione, mi davano un senso di possibilità. Sono stata sempre trattata con molto garbo e, credo, con affetto sincero". "Quello che non sopportavo era il clima di avidità che si respirava e non mi sapevo spiegare, e rimane per me un mistero anche adesso, come facesse lui a fidarsi di tutte quelle persone o a volerle solo intorno - conclude -. Comprendo perfettamente che questa osservazione possa, a ben vedere, valere anche per me, ma io mi sono sempre sentita diversa".

Karima e il padre: "Mi infilò la testa nel water e tirò lo sciacquone"

La giovane dedica un capitolo anche al complesso rapporto con il padre:  "Le botte - si legge nel libro - erano la soluzione per ogni cosa; non erano un gesto d'ira, uno schiaffo perché perdi la pazienza. Erano un disegno, un crescendo, non si esaurivano, finché non era qualcuno ad intervenire". Particolarmente doloroso uno degli episodi raccontati da Karima: "Mi prese tirandomi per i capelli e infilò la mia testa nel water, affondando il mio viso sui miei bisogni e tirando poi lo sciacquone. L'umiliazione fu profonda". Quindi l'arrivo in comunità e le fughe. Una vita borderline sino all'incontro con  Emilio Fede a un concorso di bellezza, con Lele Mora che quando lei diciassettenne gli disse di avere vent'anni, rispose "ne dimostri qualcuno di più". Questo suo arrivare, senza appuntamento d Mora, è l'inizio dell'avventura milanese che poi arriva in tribunale. "Leggere le deposizioni di alcune persone che mi sono state accanto - ci tiene a dire - non è stato facile: non le riconosco, mi risuonano stonate" .

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