Inchiesta ultra, la Procura ne ha anche per la commissione antimafia di Milano: "Sottovalutò il problema"

La Procura di Milano riserva un passaggio non tenero per l'ente comunale, "indotto in errore da Fc Inter"

Milano

Inchiesta ultra, i pm: "La commissione antimafia del Comune sottovalutà il problema"

Arresti dei capi ultra delle curve di Milan e Inter, la Procura di Milano riserva un passaggio non tenero anche nei confronti della Commissione antimafia del Comune di Milano. Scrivono infatti i pm: ci fu "una totale sottovalutazione del fenomeno anche da parte della Commissione comunale antimafia indotta in errore da Fc Inter".  La Procura, racconta Ansa, fa riferimento alle audizioni, il 15 marzo scorso, in Commissione antimafia del Comune di Milano di due responsabili del club nerazzurro. Dichiarazioni che, sostengono i pm, attestano "ancora una volta la totale sottovalutazione del fenomeno qui investigato e il completo scollamento dalla realtà dello stadio, non senza considerare alcune omissioni in mala fede".

I legali dell'Inter, poi, si legge ancora, il 30 aprile hanno depositato "una memoria" dove si limitavano "a ripetere" ciò che era stato detto "in sede comunale". Memoria, però, da cui emerge, scrive la Procura, "un dato di interesse: il Presidente della commissione comunale antimafia" con una email del 28 marzo "ha riferito a FC Internazionale che l'audizione ha 'mostrato l'azione positiva di FC Inter'", una cosa smentita "dai fatti" e che "comprova ancora una volta una totale sottovalutazione del fenomeno" anche da parte della Commissione comunale.

La "doppia struttura" dell'Inter e la "impensabilità" di rapporti economici con esponenti della 'ndrangheta

Dentro l'Inter, scrivono i pm, si è creato un "disaccoppiamento" in forza del quale "in parallelo alla struttura formale dell'organizzazione volta a rispettare le regole istituzionali", si è sviluppata "un'altra struttura, 'informale', volta a seguire le regole dell'efficienza e del risultato". In questo modo, "la costante e sistematica violazione delle regole genera la 'normalizzazione della devianza', in un contesto dove le irregolarità e le pratiche illecite vengono accettate ed in qualche modo promosse, in quanto considerate normali".

A questa situazione, per i pm, "è necessario porre termine al più presto, anche perché pare francamente impensabile che una struttura imprenditoriale con un fatturato di centinaia di milioni di euro possa avere rapporti di carattere economico con gli indagati e in particolare con un esponente di 'ndrangheta".
 

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