Riva: “Serve un nuovo stadio. Milano deve impedire la fuga di Inter e Milan”
La prima intervista di Martina Riva sul dossier stadio. L’Assessora allo Sport di Milano: “Senza i club, Meazza economicamente insostenibile per il Comune"
Riva: “Serve un nuovo stadio. Milano deve impedire la fuga di Inter e Milan”
Dopo tre anni e mezzo di attese sono arrivate le ore decisive per risolvere la questione San Siro. Un passo avanti importante arriva da Martina Riva. L’Assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili, a margine del festival Offside alla Fabbrica del Vapore, rompe gli indugi sulla questione stadio. Nella sua prima intervista sul dossier San Siro riconosce il valore del progetto delle squadre e sottolinea che il rischio che le squadre abbandonino Milano esiste.
Assessora, se le dico “San Siro” qual è la prima cosa che le viene in mente?
Ho tanti meravigliosi ricordi che mi legano al Meazza, ma sono milanese prima che assessora, e sono anche tifosa. Inter e Milan sono due eccellenze della nostra città, e penso che lo sport debba venire prima dello stadio come edificio. Seppure a questo “edificio” in particolare siamo tutti affezionati, dobbiamo sforzarci di mantenere un approccio razionale.
Come giudica allo stato attuale lo stadio?
Il Meazza ha reso negli anni un ottimo servizio, ma oggi è un dato di fatto che ci siano tante cose che non vanno. Quello che le squadre ci stanno offrendo è di costruire uno stadio moderno, pienamente accessibile, sostenibile energeticamente, e una riqualificazione di uno dei quartieri più complessi della città. Oggi l’area del Meazza vive per 90 o, quando va bene, per 180 minuti alla settimana. Questo progetto renderebbe quell’area pienamente fruibile, con, per di più, 100mila metri quadrati di verde pubblico deputato, tra le altre cose, allo sport di base, liberamente accessibile a tutti.
A che punto siamo: cosa è emerso dal dibattito pubblico su San Siro?
Il dibattito pubblico è stato un importante sforzo organizzativo dell’amministrazione. Ci sono stati undici incontri in cui sono stati trattati profili urbanistici, ambientali, viabilistici e di pubblica sicurezza. Per quanto non sia semplice partecipare senza competenze tecniche, dal dibattito sono emerse alcune criticità che consentiranno una migliore perimetrazione del progetto.
Quali sono le ipotesi al vaglio?
Il Comune sta ora formulando alle squadre alcune specifiche richieste che sono emerse dal dibattito per poi esprimersi. In definitiva le soluzioni realistiche sono due: realizzare il nuovo stadio, perfezionando il progetto delle squadre in base alle principali risultanze emerse dal dibattito pubblico; oppure dire no al nuovo stadio, ma in questo caso vi sarebbe la possibilità che le squadre se ne vadano da Milano. Una conclusione che, da cittadina prima che da amministratrice, ritengo vada evitata.
Non è proprio possibile ristrutturare il vecchio San Siro?
Lo studio presentato ci dice di no. Ci dice che ci sono alcune criticità originarie a cui non si potrebbe porre rimedio con una semplice ristrutturazione: problematiche di barriere architettoniche, ambientali, acustiche, di deflusso dei tifosi.
Quindi a breve arriverà un responso positivo o negativo?
Entro l’inizio di gennaio il Comune dovrà dire “sì” o “no”. O si conferma l’interesse pubblico sul progetto delle squadre, cioè il nuovo stadio, oppure no. Io tengo sempre bene a mente, però, che se le squadre non vogliono ristrutturare San Siro, nessuno le può obbligare a farlo. E per il Comune sarebbe economicamente insostenibile ristrutturarlo e poi mantenerlo senza il supporto economico di un altro soggetto. Il rischio sarebbe quello di ritrovarci con uno stadio enorme, molto gravoso da mantenere, e che potremmo poi trovarci a dover demolire a nostre spese in quanto inutilizzato, e senza avere avuto nemmeno il vantaggio di una riqualificazione dell’area intorno allo stadio.
Quindi il Comune di Milano non potrebbe permettersi il mantenimento di San Siro senza Inter e Milan?
Diciamo che sarebbe molto gravoso. Ogni anno riceviamo 10 milioni e 300mila euro dalle due società: di questi, 5 milioni di euro circa vanno in manutenzione straordinaria. A questo, vanno poi aggiunte le spese necessarie alla manutenzione ordinaria. Insomma una cifra enorme, soprattutto se si tiene conto che il budget comunale per lo sport è di circa 7 milioni all’anno. Non è un caso che nessun gestore privato sia andato fino in fondo nel proporsi per una gestione alternativa del Meazza.
Quanto è probabile questo pericolo di fuga dalla città delle due squadre?
Credo che la fuga delle squadre sia proprio uno degli aspetti. È troppo importante per le squadre moderne, oramai, ottimizzare la loro gestione. E credo sia proprio uno degli aspetti che da milanesi dobbiamo scongiurare.
Quali sono le richieste delle due società?
Di rimanere a Milano, ma con un impianto che permetta loro di essere competitive con le squadre inglesi e spagnole. C’è bisogno di un nuovo concetto di stadio, di una struttura che sia anche aperta e fruibile in qualsiasi momento della settimana.
Come si apre uno stadio alla cittadinanza tutto l’anno?
Ripensando l’intera area. Aggiungendoci il verde, un’area sport veramente aperta alla città, con servizi commerciali e di intrattenimento, ospitando mostre, convention e eventi di ogni tipo. Lo stadio deve diventare un posto piacevole dove recarsi anche a prescindere dalla partita, come succede già in molte parti d’Europa.
Oltre allo stadio, quindi, c’è di più?
Il progetto di Milan e Inter prevede la realizzazione di un ampio spazio adiacente al nuovo stadio, con un centro commerciale e un centro congressi, e di una “cittadella dello sport” dove poter praticare basket, tennis, calcetto, beach volley e tanto altro. Nel progetto attuale, è prevista persino una “running track” sopraelevata.
Si accenderanno ancora luci a San Siro?
Penso che il destino del calcio milanese sia anche nelle nostre mani e che Milano debba continuare a giocare un ruolo da protagonista. E se a volte è doloroso abbandonare le proprie certezze, il futuro lo si affronta solo guardando avanti. Non dobbiamo lasciarci sfuggire l’occasione di fare un salto di qualità: dal punto di vista sportivo e dal punto di vista della riqualificazione urbanistica.