Suicidio assistito, FdI contro Bertolaso. Fontana: "Dimissioni? No, non c'è problema"

Fratelli d'Italia contesta all'assessore al Welfare l'assenza di confronto sul primo caso di suicidio assistito in Lombardia

di redazione
Attilio Fontana
Milano

Suicidio assistito, FdI contro Bertolaso. Fontana: "Dimissioni? No, non c'è problema"

"Credo che si sia chiarito tutto, non ci sono problemi. Il problema nasce dal fatto che bisogna cercare di capire il significato e il contenuto della sentenza" della Consulta sul fine vita. A dirlo e' il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, rispondendo a chi gli chiedeva degli attacchi di FdI all'assessore al Welfare, Guido Bertolaso. "Credo che l'assessore abbia fatto esattamente quello che doveva fare, non poteva sottrarsi a questo obbligo, anche per non leggere in difficolta' le nostre aziende sanitarie che hanno ricevuto la richiesta da parte di questa signora che ha avuto accesso a questa forma", ha aggiunto Fontana. E alla domanda se Bertolaso abbia paventato le dimissioni, il governatore ha replicato: "Ma no, non c'e' problema".

Lo scontro tra Fratelli d'Italia e Bertolaso sul suicidio assistito

Lo scontro si è acceso nella mattinata di lunedì 17 febbraio, quando Fratelli d’Italia ha contestato a Guido Bertolaso la gestione del primo caso di suicidio assistito in Lombardia. Il partito ha criticato il fatto che la procedura sia stata autorizzata a pochi mesi di distanza dal voto del Consiglio regionale, che aveva dichiarato la materia fuori dalla competenza della Regione.

Gli esponenti della formazione guidata da Giorgia Meloni hanno denunciato l'assenza di un confronto politico sull'iter che ha portato alla morte di "Serena", nome fittizio di una donna di 50 anni affetta da sclerosi multipla progressiva.

"Le posizioni possono essere diverse e il dibattito è legittimo, ma di fronte a richieste così drammatiche qualcuno deve assumersi la responsabilità di decidere", ha affermato Bertolaso nel pomeriggio, parlando con i giornalisti dopo un incontro in Regione. "Ci troviamo di fronte a persone che vogliono mettere fine a un'esistenza divenuta insostenibile e inaccettabile sotto ogni aspetto".

Riguardo al caso specifico, ha ribadito: "La Corte costituzionale si è espressa riconoscendo la legittimità della richiesta e, da un punto di vista normativo, la sua sentenza ha valore di legge. Chi è chiamato a gestire queste procedure ha il dovere di farlo nel modo più attento e prudente possibile, rispettando le indicazioni della Consulta". Infine, ha difeso la scelta di mantenere il massimo riserbo: "Abbiamo agito nel pieno rispetto della famiglia, seguendo le loro volontà".

Fine vita, il dibattito in consiglio regionale

Il dibattito è proseguito oggi in Consiglio regionale con opposizioni e Fratelli d'Italia che finiscono per fare fronte comune nel chiedere chiarezza, anche se per ragioni opposte.

Da una parte c'e' FdI, con il presidente della commissione Affati istituzionali Matteo Forte, promotore della pregiudiziale di costituzionalita' sul progetto di legge dell'Associazione Luca Coscioni che non era stato discusso in Consiglio lo scorso novembre: "Nessuno ha mai chiesto le dimissioni di Bertolaso. Chiediamo chiarezza rispetto a questo caso. Anche perche' per ogni scelta politica conseguente prima dobbiamo avere chiaro un quadro quindi noi pretendiamo questo. Chiederemo a Bertolaso di capire cos'e' successo, quindi quali atti formali ci sono stati, di chi e' la responsabilita' sulla prescrizione del farmaco, di quale farmaco stiamo parlando, se ci sono dei costi da chi sono sostenuti quindi domande molto puntuali. E tutto questo se e' avvenuto, e' avvenuto in forza di cosa, di quale atto amministrativo. Credo che siano questioni fondamentali perche' aggirano il voto di un Consiglio e vanno ben oltre quella che e' la sentenza della Corte costituzionale".

Dall'altra ci sono le opposizioni che vogliono il presidente Fontana in aula per una assunzione di responsabilita' e una proposta di legge da mandare al Parlamento: "Chiediamo alla giunta regionale di uscire dall'ambiguita' allucinante in cui si e' infilata - ha commentato Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd -: da una parte la destra, giunta in testa, ha bocciato la legge regionale sul fine vita; dall'altra Bertolaso e' intervenuto surrettiziamente, un po' nell'ombra, per autorizzare una pratica di suicidio assistito. Poi non si presentano in aula. Un pasticcio pazzesco su un tema drammatico e delicato. La destra si assuma le proprie responsabilita'. Noi siamo qui per chiedere una proposta di legge da mandare al Parlamento, perche' ci sia finalmente una legge nazionale".

"Pensavamo che oggi fosse il giorno in cui la giunta potesse prendersi la responsabilita' e spiegare come bisogna gestire i casi di richiesta di suicidio medicalmente assistito - l'affondo di Nicola Di Marco, capogruppo M5S -. Esiste gia' da anni una sentenza della Corte costituzionale, ma noi pensiamo che il consiglio regionale possa mettere a terra una legge. Una legge che invece il centrodestra lombardo non ha neanche voluto discutere. Pensiamo che Bertolaso e la giunta debbano smettere di scappare da quelle che sono le responsabilita': devono venire in aula, riferire, spiegarci come dare certezza e sicurezza ai cittadini, ai pazienti, agli operatori del servizio sanitario regionale che stanno gia' applicando quello che prevede la Corte Costituzionale, facendolo in modo sicuro con una norma regionale che li tuteli rispetto a casi delicati e che vanno gestiti con la massima cura e la massima attenzione".

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