Milano

Serena, il primo caso di suicidio assistito in Lombardia: "Ho amato la mia vita"

Una 50enne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni è morta a casa sua in seguito all'autosomministrazione di un farmaco letale fornito dal sistema sanitario nazionale

di redazione

Il primo caso di suicidio assistito in Lombardia

Una cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni, e' morta nelle scorse settimane a casa sua, nella localita' dove viveva in Lombardia, in seguito all'autosomministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria. La donna, a causa della malattia, era paralizzata e costretta a una condizione di totale dipendenza e necessita' di assistenza continuativa.
 
 Si tratta del primo caso di "suicidio assistito" in Lombardia. Lo fanno sapere Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. A "Serena" (nome di fantasia) il farmaco e la strumentazione sono stati forniti dal Servizio sanitario, dopo 9 mesi dalla richiesta. L'aiuto e' stato fornito da Mario Riccio. "E' la conferma della competenza regionale. Fontana riesami la nostra legge, come Zaia", chiedono Cappato e Gallo.

Il messaggio di Serena: "Ho amato la mia breve vita"

"La mia breve vita - ha dichiarato Serena - e' stata intensa e felice, l'ho amata all'infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l'amassi. L'ho vissuta nonostante tutte le mie difficolta' per tantissimi anni, come se questa malattia non fosse dentro me. Ho affrontato la mia disabilita' con rispetto e dignita'. Quando pero' cominci a sentire la sofferenza oltre a quella fisica ma dentro l'anima, capisci allora che anche la tua anima deve avere il diritto di essere rispettata con la dignita' che merita. Questo e' cio' che nessuno puo' toglierti e non deve mai accadere libera".
 
Serena e' la sesta persona in Italia (la quinta seguita dall'Associazione Luca Coscioni) ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 242/2019 sul caso "Cappato/Antoniani", con l'assistenza diretta del Servizio sanitario nazionale che ha fornito il farmaco e ogni strumentazione necessaria. Serena ha potuto procedere con l'autosomministrazione del farmaco letale nel mese di gennaio 2025, nella propria abitazione, assistita dal dottor Riccio e circondata dai suoi cari.

Cappato e Gallo: "Regione Lombardia è stata tenuta a fornire aiuto medico"

"Regione Lombardia - dichiarano Cappato e Gallo - ha fornito l'aiuto medico per la morte volontaria a Serena perche' era suo dovere farlo. Si conferma cosi' nei fatti cio' che avevamo sostenuto anche in occasione dell'irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiarsi incompetente in materia. Se fosse stata in vigore la nostra legge di iniziativa popolare "Liberi subito", Serena avrebbe potuto seguire una procedura chiara e definita invece di dover affrontare, insieme al personale sanitario, una corsa a ostacoli durata 9 mesi. Chiediamo al presidente Fontana di tornare sulla materia, riesaminando il contenuto della nostra legge e emanare un atto di Giunta, come preannunciato dal Presidente Zaia in Veneto".

Fontana: "Fine vita, opportuna una legge regionale. Abbiamo rispettato la sentenza della Corte costituzionale"

"Non è questione di autorizzare" il suicidio medicalmente assistito, anche perché "l'autorizzazione l'ha data la Corte costituzionale con le proprie sentenze. Noi non abbiamo fatto altro che, attraverso il codice etico, trovare delle linee di condotta che verranno estese a tutta la Regione". Il governatore Attilio Fontana ha risposto così, a margine di un evento a Varese, a chi gli chiedeva del primo caso di suicidio assistito in Lombardia.

Ad ogni modo rimane "opportuna" una legge nazionale, altrimenti "ognuno può seguire le disposizioni dei propri codici etici", quando invece "è necessario che ci sia una linea nazionale". Nei mesi scorsi la questione era stata dibattuta anche dal Consiglio regionale. Il centrodestra - sostenendo che la competenza fosse dello Stato - aveva presentato e approvato una pregiudiziale di costituzionalità, con il pdl sul fine vita che non era stato discusso in Aula. Adesso arriva un cambio di rotta? "Nessun cambio di rotta - ha detto Fontana parlando con la Tgr Lombardia - la questione che ci debba essere una legge nazionale è un conto, che si debba rispettare la sentenza della Corte è un altro". La Corte costituzionale "ha dettato linee ben precise a cui tutto il Servizio sanitario nazionale si deve attenere"







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