Tjeknavorian: “La vita davanti a sé”

L’esordio del nuovo direttore dell’Orchestra Sinfonica di Milano: ha solo 29 anni ma tutti i numeri per diventare protagonista assoluto

Di Francesco Bogliari
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Emmanuel Tjeknavorian con l'Orchestra Sinfonica di Milano (foto: Angelica Concari)
Milano

Tjeknavorian: “La vita davanti a sé”

Prendendo a prestito il titolo del celebre romanzo di Romain Gary, si può dire che Emmanuel Tjeknavorian ha “la vita davanti a sé”. Il giovane musicista viennese di origini armene, nato violinista e recentemente passato alla direzione d'orchestra, a soli 29 (ventinove!) anni ha già fatto capire di avere tutti i numeri per diventare un protagonista della vita musicale internazionale.

L'esordio di Tjeknavorian alla guida dell'Orchestra Sinfonica

Venerdì sera, 16 febbraio, il suo esordio alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano, di cui sarà direttore per i prossimi tre anni (“e poi speriamo anche oltre” ha dichiarato la presidente Ambra Redaelli) ha convinto non solo il pubblico, entusiasta, ma anche i musicisti. Il vostro cronista era vicinissimo all'orchestra e quindi ha potuto vedere e “leggere” per tutto il concerto la comunicazione non verbale tra direttore e strumentisti, caratterizzata da forte empatia. Non è così scontato, spesso gli orchestrali si siedono davanti al leggio con la faccia di chi ha appena timbrato il cartellino e deve guadagnarsi lo stipendio nelle successive due ore, seguendo un tizio o una tizia che sul podio dà ordini con la bacchetta in mano. Venerdì sera no, era evidente il senso di benessere e partecipazione dell'orchestra.

Il concerto è stato aperto da un Wagner raro, possiamo pure dire “minore”, l’ouverture “Faust”, che è servita sostanzialmente a scaldare l’orchestra. Alla quale subito dopo è toccato affrontare una delle vette dell’Everest musicale, il “Prelude und Liebestod” dal “Tristan und Isolde”, che Tjeknavorian ha diretto con grande pathos, guidando con padronanza gli strumentisti nel continuo saliscendi tra pianissimi e fortissimi, tra piccole onde di risacca e grandi ondate oceaniche nelle quali è dolce per noi ascoltatori naufragare…

La seconda parte è iniziata con la Suite dal “Rosenkavalier” di Richard Strauss: un attacco così perentorio e veloce che avrebbe fatto sobbalzare sulla sedia Zubin Mehta, straussiano intimista dai tempi dilatati. La giovanile esuberanza di Tjeknavorian ha fatto emergere soprattutto la dimensione comica e grottesca dell’opera, ma nelle parti di abbandono malinconico, nei valzer struggenti l’orchestra è riuscita a cantare magnificamente.

Sempre il grottesco giocoso ha caratterizzato l’ultimo brano in programma, il breve poema sinfonico di Richard Strauss “Till Eulenspiegels lustige Streiche” (“I tiri burloni di Till Eulenspiegel”), composizione di pirotecnico virtuosismo strumentale che ha permesso al direttore di far esplodere l’energia sua e dell’orchestra, rappresentando in maniera vivida tutta la ricchissima tavolozza di colori della composizione.Il gesto direttoriale di Tjeknavorian è ampio e vigoroso, la bacchetta va in alto e poi affonda con forza nei pieni, mentre la sinistra guida l’espressione; ma l’aspetto che colpisce di più è la capacità di parlare con gli occhi e, come dicevamo all’inizio, di dialogare con gli strumentisti usando lo sguardo. Il primo violino Luca Santaniello e il primo violoncello Tobia Scarpolini, come tutte le altre prime parti, hanno partecipato con convinzione a questo avvincente dialogo.

Tjeknavorian, un grande futuro davanti a sé: a Milano o altrove?

Bellissimo concerto, quindi, e ottimo debutto del nuovo direttore dell’orchestra residente presso l’Auditorium di Milano. Siamo certi che il giovane viennese abbia davanti a sé una brillante carriera. Per i prossimi tre anni la svilupperà a Milano; poi, chissà, quando ne avrà ben 32 (trentadue!) se resterà sui Navigli o valicherà le Alpi o attraverserà l’Atlantico…