Aumento di stipendio ai capigruppo della Camera. La Casta è tornata

Dopo lo stop al taglio dei vitalizi al Senato arriva la delibera dell'Ufficio di presidenza di Montecitorio che approva l'indennità aggiuntiva ai capigruppo

di redazione politica
I capigruppo Camera dei deputati: Tommaso Foti (FDI), Riccardo Molinari (Lega), Paolo Barelli (Forza Italia), Francesco Silvestri (M5S), Chiara Braga (PD), 
Matteo Richetti (Italia Viva Azione)
Politica

I capigruppo della Camera avranno un aumento di stipendio

È ufficiale: la Casta è tornata. Dopo lo stop al taglio dei vitalizi di settimana scorsa arriva il via libera all’aumento di stipendio dei capigruppo della Camera.

L'Ufficio di presidenza di Montecitorio - scrive l'Ansaha deciso con la delibera 45/2023 che ai presidenti dei gruppi parlamentari verrà corrisposta dalla Camera una indennità aggiuntiva pari a quella già erogata ai presidenti di commissione, pari a 2.226,92 euro lordi al mese, 1269,34 euro netti. L'indennità arriverà anche per i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma ridotta alla metà.

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Per il 2023 l'indennità aggiuntiva sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari. Dal 2024 l'indennità sarà erogata direttamente dalla Camera. Le risorse necessarie saranno prelevate dal contributo concesso ai gruppi parlamentari e quindi, viene spiegato, l'operazione è ad invarianza di spesa rispetto al bilancio complessivo di Montecitorio. In sostanza, dunque, non ci saranno spese aggiuntive.

L'aumento non è passato all'unanimità. A quanto viene riferito all'Adnkronos, infatti, avrebbero votato a favore il centrodestra e Movimento 5 Stelle, mentre Pd, Verdi-Sinistra e Roberto Giachetti di Iv si sono astenuti. Lo scorso venerdì 7 luglio è balzata alle cronache la notizie che il Consiglio di garanzia del Senato aveva deciso lo stop al taglio dei vitalizi introdotto nel 2018 quando il M5s era in maggioranza con la Lega a sostegno del governo Conte I.

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Quello stop prevedeva che l’assegno di base fosse calcolato con il metodo contributivo, ossia basato sul calcolo di quanto effettivamente versato, e non con il metodo retributivo, cioè non sulla base dello stipendio da parlamentare percepito. Ma lo scorso 5 luglio il Consiglio di garanzia di Palazzo Madama ha deciso la "cessazione degli effetti della delibera 6 del 2018 a far data dal 13 ottobre 2022".

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