Balneari, arriva l'ultimatum sulle concessioni dall'Ue: "Entro due mesi"

Nel caso di mancato adeguamento alle norme europee si aprirà la procedura d'infrazione. Ma Salvini non ci sta: "Noi vogliamo garantire continuità ai balneari"

a cura di Redazione
Politica

 Sulle concessioni balneari l'UE chiede all'Italia una "soluzione urgente"

La battaglia sulle concessioni balneari tra l’Italia e l’Unione Europea dura da tempo. Ma adesso la Commissione Ue ha dato a Roma un ultimatum, affinché si allinei con la direttiva Bolkestein nel campo delle concessioni balneari. La questione "deve essere risolta urgentemente", fanno sapere fonti Ue, riferendo che Bruxelles è pronta a inviare - forse già mercoledì - un parere motivato con la richiesta all'Italia di conformarsi "entro due mesi".

La cosiddetta direttiva Bolkestein, risalente al 2006, obbliga gli Stati membri a liberalizzare le spiagge pubbliche aprendole alla concorrenza di mercato, favorendo così l’erogazione di servizi migliori per gli utenti. Di conseguenza, i servizi possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa.

Più volte la Commissione Ue ha rimproverato al nostro Paese la mancata applicazione delle regole europee. A questo proposito, giovedì è attesa una nuova sentenza da parte della Corte di giustizia Ue che "potrebbe avere conseguenze e dovrà essere pienamente presa in considerazione". Intanto la premier Giorgia Meloni, secondo le fonti, "si è impegnata a presentare all'Ue proposte molto rapidamente".

Tuttavia, all’interno del governo, c’è chi non è d’accordo con questo pressing. "Noi vogliamo garantire ai balneari che vogliono continuare a lavorare in uno stabilimento che gestiscono da tanti anni il fatto che possa continuare a farlo". Così, rispondendo ad una domanda dei giornalisti, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, parlando ad un incontro elettorale a Marina di Pietrasanta, in Versilia. "Se qualcuno è stanco e non se la sente più - ha proseguito Salvini - è giusto che chieda l'indennizzo per tutti gli investimenti fatti su quella spiaggia. Se uno se la sente e ha voglia di andare avanti magari con i suoi figlioli o i suoi nipoti deve poterlo fare. Perché non può valere solo il criterio economico che ti porta la prima multinazionale di turno ad appropriarsi delle spiagge. Io personalmente sto lavorando anche per una mappatura delle spiagge e delle coste italiane per garantire chi lavora da tanto tempo in spiaggia di continuare a farlo".

Dall'opposizione le parole sono altrettanto forti. "La Commissione Ue ha suonato la campanella dell’ultimo giro sulla vicenda dei balneari italiani che si trascina da quasi 15 anni: o il governo decide di mettere a fare le concessioni, valutando la valorizzazione degli investimenti fatti nel tempo, oppure la Commissione farà ricorso alla Corte di Giustizia del Lussemburgo e, a quel punto, si aprirà la procedura d’infrazione, si suppone abbastanza onerosa per i contribuenti italiani", ha dichiarto Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione. "La presidente Meloni ha una spina in maggioranza: è quella di Matteo Salvini, contrario alla Bolkenstein e dunque alla messa a gara delle concessioni. Salvo, è ovvio, invocare più solidarietà dall’Europa in materia di immigrazione. Niente di diverso, insomma, da Orban".

Anche il M5s commenta, mettendo in guardia sui rischi: “I pasticci dell’attuale governo in tema di concorrenza sono ormai tristemente noti a tutti. Però ora l’Ue fa sul serio: il circo assurdo messo in piedi da Giorgia Meloni e dai suoi alleati sugli stabilimenti balneari va fermato subito, perché rischia di portare all’Italia un bel deferimento alla Corte di Giustizia Ue. Quello che sfugge ai partiti di 'destracentro' è che il vicolo cieco in cui si sono cacciati non tutela affatto gli attuali imprenditori del settore, ma li danneggia. L’assenza di un percorso normativo chiaro blocca gli investimenti e crea incertezza, quest’ultima acuita dalla totale assenza di soluzioni da parte dell’esecutivo. Le dichiarazioni odierne di Salvini fanno cadere le braccia, perché le imprese virtuose si proteggono dalle grandi multinazionali proprio con le tutele inserite nel Ddl Concorrenza dello scorso giugno. Provvedimento che, non va dimenticato, Forza Italia e Lega votarono convintamente", così in una nota i deputati M5s della commissione Attività Produttive.

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