Bisignani alla Piazza di Affari: "Extraprofitti banche? Meloni ha sbagliato"

L'uomo che conosce il potere conclude la sesta edizione della kermesse "La Piazza" di Ceglie Messapica. Da Meloni alla massoneria: l'intervista a tutto campo

di redazione politica
Nella foto Luigi Bisignani e Angelo Maria Perrino a "La Piazza" 2023
Politica

Bisignani alla Piazza di Affari: "Extraprofitti delle banche? Meloni ha sbagliato. E sulla sorella Arianna a capo della Segreteria di FdI..."

A chiudere la sesta edizione de "La Piazza", fortunata kermesse di Affaritaliani.it che anche quest'anno ha monopolizzato il dibattito politico, c'è stato Lugi Bisignani, profondo conoscitore dei palazzi, un "manager del potere nascosto", come si legge in rete. Anche se Bisignani non si riconosce in questa definizione. 

Ed è proprio dai titoli degli ultimi due libri del giornalista, "I potenti al tempo di Renzi" e "I potenti al tempo di Giorgia", che parte l'intervento di Bisignani alla kermesse. "Dobbiamo dire una cosa fondamentale: Giorgia non deve fare gli errori che ha fatto Renzi", tuona il giornalista. "Arrivato come rottamatore, infatti, Renzi ha subito chiamato il suo 'cerchio magico' mettendo come capo dell'Ufficio giuridico di Palazzo Chigi la capa dei Vigili di Firenze", continua Bisignani. 

"La Meloni deve stare attenta", prosegue, "circondarsi di troppi amici non va bene. Probabilmente non avrebbe dovuto mettere la sorella Arianna a capo della Segreteria politica del partito. Perché? Perchè dà una visione diversa di lei e di quella freschezza che la Meloni ha portato nel Paese, insieme a questa forza che ha convinto gli italiani. Una forza piaciuta perché molto leale e motlo coerente".

Ma non solo. Bisignani mette in luce, inoltre, altri due errori commessi dalla premier. "A mio parere", prosegue, "la Meloni ha sbagliato anche con le banche. Circondarsi di amici è sbagliato, è vero. Ma non bisogna adottare nemmeno una visione come quella di Salvini, dove al governo c'è una sola persona. Infatti, prima di dare il via alla tassa sugli extraprofitti delle banche avrebbe dovuto perlomeno avvisare i suoi vicepresidenti, oltre che i due banchieri più importanti italiani Messina (Intesa) e Orcel (Unicredit)", spiega Bisignani. "Poi", continua il giornalista, "anche chiudersi troppo con i ministri non è un bene. Non aver dato solidarietà al ministro della Difesa lo ha messo in una situazione difficile". 

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Bisignani a La Piazza di Affari: "Da Mattarella tirate di capelli alla premier"

"Il passato non facile di Giorgia Meloni ha donato alla premier un carattere molto forte, tant'è che il suo soprannome è 'la Ducetta'. Effettivamente, comanda il Consiglio dei ministri in maniera assoluta. I suoi ministri hanno poche possibilità di colloquio", spiega Bisignani. "Però", continua, "esattamente come fece Napolitano con Berlusconi, anche Mattarella dal Meeting di Rimini, lui che aveva sempre sostenuto la Meloni, ha mostrato le prime tirate di capelli...".

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Bisignani a La Piazza di Affari: "La massoneria in Italia non ha mai influito. Si è sgretolato il potere finanziario e politico"

Ma Bisignani, oltre che dei vertici della classe politica, parla anche del potere "sottostante" nel nostro Paese. "Come diceva Andreotti, la massoneria dagli anni '50 in poi in Italia non ha mai influito come in Francia e in Inghilterra. Anche l'Opus Dei, grande progetto organizzazione, è stata bombardata da Bergoglio che, praticamente, l'ha commissariata". 

E continua: "I poteri forti non esistono più. Anche perché si è persa quella forza della finanza e delle grandi aziende italiane. La Fiat è in Olanda, le grandi banche sono controllate da Francia e Germania. Mediobanca è diventata una finzione di sé stessa. È il potere ad essersi sgretolato, così come la politica". 

"I partiti di un tempo", continua Bisignani, "rappresentavano di più la democrazia. Da nostalgico della Prima Repubblica, il Partito Comunista, la Democrazia Cristiana e altri avevano una classe dirigente che si formava sul territorio grazie a centinaia e centinaia di convegni. Il punto fondamentale è questo, si creava una classe dirigente sul territorio", spiega il giornalista.

Bisignani: "I grandi capi d'azienda non si preoccupano più degli interessi dell'Italia, ma solo del mercato"

"La mancanza della politica ha fatto sì che le grandi aziende come Eni, Enel, Telecom, Finmeccanica e altri non siano più gli arieti, appunto della politica. L'amministratore delegato di queste grandi realtà risponde al mercato, non alla politica. Dunque, la priorità non va agli interessi degli italiani e del nostro Paese. Hanno differenziato in tutte le parti del mondo, ma hanno fatto molto poco in Italia". 

"Ora come ora, le terze e quarte generazioni delle aziende private italiane non hanno voglia di rischiare, è troppo viziata. Ci sono sicuramente dei problemi di formazione".

Bisignani: "Mediaset seguirà le orme della Fiat. E Marina e Pier Silvio Berlusconi in politica..."

"Purtroppo, temo che Mediaset farà la fine di Fiat. Gli eredi la quoteranno all'estero e poi venderanno. Non credo, comunque, che né Marina né Pier Silvio si candideranno in politica. Certamente, Forza Italia cerca un erede per difendere la propria posizione in Parlamento e difendere le proprie aziende". E Bisignani ha le idee chiare anche sul ruolo di Tajani. "Lo vedo molto più forte a Strasburgo, Bruxelles e Madrid. Penso che per Tajani prendere voti in Italia sia abbastanza complicato". 

"Il futuro di Forza Italia", continua, "lo vedo molto complicato", dichiara Bisignani. "La dispora interna", continua, "è ancora molto forte e non vedo nessuno che possa fare come collante. Vedo molti sciacalli attorno al partito e, probabilmente, c'è la possibilità che nasca un'aggregazione al centro".

Bisignani alla Piazza di Affari: "Meloni dovrebbe fare le elezioni anticipate, oppure..."

"Meloni potrebbe giocare una carta impopolare, ma che le permetterebbe di fare 'strike'. La premier dovrebbe, avendo un consenso molto alto, le elezioni anticipate per andare avanti per i prossimi cinque anni", spiega. "In questo modo, se aggiusta un po' il tiro, dovrebbe fare una specie di 'autocombustione'. La nomina della sorella è un atto di debolezza, non di forza". 

Bisignani su Vannacci: "Non avrebbe dovuto fare il libro"

"Se il mio comandante dicesse queste cose, io mi sentirei in qualche modo molto demotivato ad avere un generale di questo tipo. Cose comprensibili, queste, ma che non si possono dire con una divisa addosso. Credo che, da generale, questo libro non lo avrebbe dovuto fare".

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