Meloni si gioca la carta Fitto: il piano per prendersi la scena Ue
Nel fine settimana il Consiglio europeo dovrà decidere sui top Jobs e la leader sembra tornare nuovamente al centro dei giochi...
Weber: "L’Ue deve concentrarsi sulla garanzia della pace, sulla crescita economica e sulla limitazione della migrazione”
Nella settimana che ci porterà al decisivo Consiglio europeo che dovrà decidere sui cosiddetti top Jobs ( presidente commissione, consiglio e parlamento europeo oltre all'alto rappresentante ), Giorgia Meloni sembra tornare nuovamente al centro dei giochi, sempre che ci fosse in realtà veramente mai uscita.
Lunedi scorso l’impressione era stata quella di un tentativo abbastanza chiaro dei due ex grandi d’Europa, Scholz e Macron, mai così deboli come ora, spalleggiati dal polacco Tusk, di escludere dai giochi proprio la premier italiana. Ma forse i tre non avevano fatto i conti con la tenacia e la forza di una Meloni, sempre più intenzionata a ridare al nostro paese il ruolo che merita, per rango tradizione e per il fatto di esserne stato uno dei fondatori. nei giorni successivi alla cena informale il suo gruppo quello dell’Ecr è diventato, grazie a nuovi innesti, il terzo gruppo più numeroso dell'europarlamento, superando di slancio i liberali di renew ( altro ennesimo smacco della premier al suo "rivale” Macron) diventando così giocoforza certamente più incisivo nei giochi che si stanno costruendo intorno al nome della Von der Leyen per la Commissione, e di Costa e Mensola per Consiglio e parlamento.
La presidente uscente Von der Leyen, che tra tutti i difetti che ha certamente deve avere un certo fiuto per capire dove tirerà il vento, come dimostrato anche nel 2019 quando grazie al voto dei cinque stelle riuscirà a farsi eleggere a sorpresa per soli 9 voti. La tedesca ha, infatti, costruito da subito un solido rapporto con la presidenza italiana, non solo per il grande attivismo contagioso della Meloni, su alcuni dossier, in testa quello della migrazione, ma anche forse subodorando in tempi non sospetti che lei potesse essere la chiave di volta per la riconferma alla guida della commissione europea. E visto come stanno procedendo le cose la scelta pare assai azzeccata. Con questo certo non si può dire affatto che i giochi siano fatti, anzi ma certamente tutti probabilmente dovranno fare i conti con il premier italiano per sbrogliare in qualche modo la matassa.
Ed uno dei primi ad accorgersene sembra proprio essere il presidente dei popolari, Manfred weber, che cinque anni fu scottato all’ultimo giro proprio dalla Von der Leyen, a causa della mancanza di un vero accordo sul suo nome. messe da parte le naturali ritrosie verso chi le praticamente scippato il posto, il presidente dei popolari, anche grazie al pressing di Antonio Tajani, il segretario forzista e vice premier italiano, che all’interno dei popolari ha ancora sicuramente una certa considerazione, sta cercando di convincere chi è ancora scettico all’interno della famiglia dei popolari, ad aprire ai conservatori della Meloni. L’alternativa a questo punto per la quasi certezza di avere i voti per la riconferma della Von der Leyen, sarebbe quella di rivolgersi ai verdi, strada che ad oggi sembra più complicata. La Meloni, forte del voto delle ultime europee, che ha posto il suo governo come uno dei pochissimi che si è rafforzato ( come quello del polacco Tusk, che forse non a caso viene “usato” come testa d'ariete dai due grandi sconfitti dal voto, Scholz e Macron) non ha fretta e muove le sue pedine in funzione di avere quello che sta chiedendo da mesi, e cioè un ruolo di peso nella prossima commissione.
Addirittura nelle ultime ore sarebbe uscita la notizia di un ruolo ad hoc, che sembra attagliarsi alla perfezione per uno dei più autorevoli e fidati uomini della premier al governo, Raffaele Fitto, ministro degli affari europei e con delega al Pnrr. Ma non è tanto sui nomi, fermo restando che Fitto è certamente il candidato che tutti, nessuno escluso, a Bruxelles si aspettano e si augurano venga scelto dal governo italiano, e sui contenuti e sui temi di politica che dovranno essere affrontati dalla prossima commissione, che la Meloni sta giocando soprattutto la sua partita. Perché come ha detto Carlo Fidanza, appena nominato capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo “Tutti hanno capito che nessuno può scavalcare l’Italia".
Nei giorni scorsi Meloni ha avuto il coraggio di dare voce all’insoddisfazione di tanti leader che non accettano che pochi illuminati senza pensare a quale Europa vogliamo.” Un messaggio chiaro e forte ai naviganti per far capire che la musica deve comunque cambiare rispetto agli ultimi cinque anni. D’altra parte proprio il fatto di avere alle spalle un governo forte ed autorevole, ha permesso allo sparuto gruppo di eurodeputati di Fratelli d'Italia, non solo di trascinare tutto il gruppo dei conservatori ma anche di portare verso alcune istanze, soprattutto legate Green deal ed immigrazione, i popolari ed in alcuni casi anche una buona parte degli stessi liberali. da questo punto di vista assai indicative sono state le parole 4 giorni fa del copresidente del gruppo dei conservatori, Nicola Procaccini “I cittadini europei hanno affermato con il loro voto che sono a favore di un miglior governo dell’immigrazione, contro il radicalismo ambientalista che ha imperversato negli ultimi cinque anni a Bruxelles, contro un eccessivo centralismo europeo. Auspico che le decisioni del Parlamento in vista dell'investitura della prossima presidente della Commissione seguano le indicazioni emerse dalle elezioni”.
La sua forza si misurerà nella capacità di incidere sui dossier che stanno più a cuore a lei al nostro paese ( come la politica migratoria, la politica di bilancio e il Pnrr per fare un esempio). Le parole proprio di Weber nei giorni scorsi “L’Ue deve concentrarsi sulla garanzia della pace, sulla crescita economica e sulla limitazione della migrazione”. E da queste parole si capisce bene come la vicinanza tra i popolari e conservatori sia assai più solida di quella che appare dalle trattive sottobanco che si stanno tenendo per le pur importanti nomine per i vertici di commissione, consiglio e parlamento europeo.
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