Carne coltivata, Mattarella non firma il Ddl. Doccia gelata per il governo

Il presidente della Repubblica chiede all'Europa un parere tecnico. Il rischio di una procedura d'infrazione da parte di Bruxelles si fa concreto

di redazione politica
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Politica

Carne coltivata, Mattarella chiede all'Europa di esprimersi. Strada in salita per Meloni

Nuova grana per il governo Meloni, il Ddl Lollobrigida-Schillaci sulla carne coltivata non è stato firmato dal presidente della Repubblica Mattarella. Una doccia gelata per l'esecutivo che aveva puntato forte su quella legge. I tempi saranno lunghi perché il capo dello Stato - si legge su Repubblica - ha chiesto una valutazione dell'Europa. Le norme volute fortemente dalla destra, in nome della sovranità alimentare e della difesa degli allevamenti nostrani, impattano sul mercato unico continentale, dal momento che limiterebbero la libera circolazione in Italia dei cibi prodotti in laboratorio. Si rischia di sbattere contro una procedura d’infrazione. Ecco perché, a due settimane dal via libera definitivo della Camera al ddl del ministro Francesco Lollobrigida, il testo formalmente - ha scritto ieri l’Ansa - non è ancora giunto all’esame del Quirinale. E una valutazione non sarà fatta prima che l’Ue si sia pronunciata.

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Fino ad allora insomma - prosegue Repubblica - non sarà sottoposto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la firma che sancisce l’entrata in vigore: il progetto resta in ghiacciaia. Se il governo sperava di saltare un passaggio e incassare la legge prima del confronto con Bruxelles, così non sarà. "Ovviamente notificheremo la legge in Europa, come è prassi: non c’è nulla da temere. Ma siamo il Parlamento italiano e normiamo per il nostro popolo, l’unico soggetto che riconosco cui dare risposte", ha detto Lollobrigida il 16 novembre alla Camera, agitando la bandiera del sovranismo normativo. Riccardo Magi di +Europa: "L'Ue sospenderà la norma con invito formale a modificarla". Il governo dovrebbe perciò cambiare il ddl, tornare in Parlamento. Se non lo facesse, "il capo dello Stato avrebbe tutte le ragioni per non promulgare la norma".