Esteri

Kissinger, il lato oscuro: guerra in Vietnam, bombe in Cambogia, golpe in Cile

di Lorenzo Lamperti

L'ex segretario di Stato, morto all'età di 100 anni, è conosciuto soprattutto per lo storico disgelo con la Cina ma è stato autore di azioni più che discutibili

Henry Kissinger, il vecchio amico della Cina celebrato da Xi Jinping

Non v'è dubbio che Henry Kissinger sia stato un grande diplomatico. Eppure, com'è normale che sia, nella sua vita non c'erano soltanto le luci esposte nelle varie agiografie sull'ex segretario di Stato degli Stati Uniti scomparso all'età di cento anni dopo una vita a dir poco avventurosa. No, nella vita di Kissinger ci sono state anche delle ombre. E nemmeno poche, come ricordano bene tra Vietnam, Cambogia e Cile.

Kissinger è conosciuto anche e soprattutto per il fondamentale ruolo giocato nell'avvicinamento tra Usa e Cina, che ha favorito la fine della guerra fredda col distacco tra Pechino e Mosca ampliato dall'avvio delle relazioni diplomatiche con Washington. Nel luglio del 1971 il viaggio segreto di Kissinger aprì al processo di storico disgelo che coinvolse anche il presidente di Richard Nixon per poi rallentare a causa dello scandalo del Watergate ma trovare finale espressione nell'avvio dei rapporti diplomatici ufficiali del 1979.

Ancora oggi, in Cina viene ampiamente celebrato. Lo scorso agosto, d'altronde, ha viaggiato per l'ennesima volta a Pechino dove è stato ricevuto dal presidente Xi Jinping. "Il suo nome sarà per sempre legato alla Cina e i cinesi non si dimenticheranno mai di lei". Con queste parole, pronunciate davanti alle telecamere presenti nella prestigiosa Diaoyutai State Guesthouse, Xi ha chiuso il suo ultimo caldo benvenuto a Kissinger. Per 50 anni Kissinger ha portato avanti una convinzione: Washington deve trovare il modo di andare d'accordo con Pechino. Lo credeva nel 1971, per vincere la prima guerra fredda con l'Unione sovietica, lo ribadiva fino alla fine mentre diceva di voler contribuire a evitarne una seconda. 

Ma il suo retaggio è tutt'altro che univoco. In particolare nel Sud-Est asiatico. Kissinger ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1973 per aver negoziato gli accordi di pace che hanno posto fine al coinvolgimento americano nella guerra del Vietnam. Ma alcuni critici lo hanno accusato di aver prolungato inutilmente la guerra quando un quadro di pace era già disponibile da anni.

Le ombre sulla guerra in Vietnam e le bombe in Cambogia

I combattimenti tra il Vietnam del Nord e il Vietnam del Sud sostenuto dagli Stati Uniti non terminarono fino alla vittoria del Nord nel 1975. Alcuni osservatori hanno detto che questo fu il risultato inevitabile di una cinica politica americana volta a creare uno spazio - "un intervallo decente", come disse Kissinger - tra il ritiro americano dal Paese nel 1973 e la caduta di Saigon due anni dopo.

Il bombardamento della Cambogia nel 1969 e nel 1970, autorizzato da Kissinger nella speranza di sradicare le forze vietcong filocomuniste che operavano da basi al di là del confine occidentale del Vietnam, ha anche alimentato anni di dibattito sul fatto che gli Stati Uniti avessero violato il diritto internazionale espandendo il conflitto in una nazione apparentemente neutrale.

Secondo gli storici, le sue decisioni hanno portato a decenni di violenza che hanno continuato a perseguitare la società cambogiana. Le mine interrate durante la guerra civile cambogiana, durata tre decenni e guidata in parte dall'interferenza degli Stati Uniti, esplodono ancora oggi. Anche nei vicini Vietnam e Laos, i funzionari stanno ancora affrontando il minuzioso processo di identificazione e rimozione degli ordigni inesplosi di una guerra che Kissinger ha contribuito a scatenare cinque decenni fa.

Il ruolo di Kissinger sul golpe anti Allende in Cile

Ma Kissinger non è particolarmente apprezzato anche in un paese molto più vicino agli Usa. "Kissinger è stato il principale artefice della politica statunitense che ha contribuito al disfacimento della democrazia e all'avvento della dittatura in Cile", ha dichiarato Peter Kornbluh, direttore della sezione Cile del National Security Archive della George Washington University, a La Tercera. "I suoi sforzi sinistri in Cile, registrati nei suoi stessi documenti segreti, saranno sempre il tallone d'Achille della sua eredità", ha aggiunto.

Nel giugno 1970, mesi prima della vittoria di Allende alle elezioni presidenziali del 4 settembre dello stesso anno, Kissinger aveva già espresso chiaramente la sua opinione sul candidato socialista. Non vedo perché dobbiamo aspettare e permettere che un Paese diventi comunista a causa dell'irresponsabilità del suo stesso popolo", commentò durante una delle sessioni del "Comitato 40", un gruppo di alto livello che supervisionava le operazioni segrete di Washington.

Secondo le trascrizioni delle telefonate effettuate in quel periodo, Nixon e Kissinger iniziarono a pianificare il rovesciamento dei risultati elettorali appena una settimana dopo lo svolgimento delle elezioni. A mezzogiorno del 12 settembre, il consigliere per la sicurezza nazionale, nel bel mezzo del suo rapporto verbale a Nixon sulla situazione internazionale, osservò: "Il grande problema oggi è il Cile". Meno di una settimana dopo la vittoria di Allende, Nixon chiedeva già a Kissinger "una valutazione delle opzioni disponibili" per impedire al politico socialista di entrare in carica.

Kissinger chiamò l'allora direttore della CIA Richard Helms per discutere di un colpo di stato preventivo in Cile. Le trascrizioni delle conversazioni alla Casa Bianca e i documenti declassificati della CIA mostrano che Kissinger incontrò il proprietario di El Mercurio, Agustín Edwards, il 14 settembre 1970 a Washington. Durante l'incontro, secondo i documenti, i due uomini discussero della possibilità di un golpe. Edwards disse così che prima di recarsi negli Stati Uniti aveva incontrato il generale Camilo Valenzuela, che avrebbe poi partecipato all'operazione in cui fu ucciso il capo dell'esercito René Schneider.

Il giorno dopo quell'incontro, Nixon disse che l'elezione di Allende "era inaccettabile", così ordinò al direttore della CIA di avviare un'azione segreta per "salvare il Cile" e scatenare un colpo di Stato per impedire l'ascesa di Allende. Giorni dopo il colpo di Stato dell'11 settembre 1973, Kissinger ignorò le preoccupazioni degli alti funzionari del Dipartimento di Stato sulla massiccia repressione esercitata dal nuovo regime militare di Augusto Pinochet. Ordinò all'ambasciatore statunitense di esprimere a Pinochet il desiderio di "cooperare strettamente e stabilire una solida base per le relazioni più costruttive e cordiali".

Insomma, un abile diplomatico ma non certo un santo.