Cirillo attacca D'Alema: "Perchè non esce il verbale interno a Leonardo?"

Il segretario di Democrazia Cristiana commenta la vicenda dell'ex premier, indagato per corruzione internazionale, sulla vendita delle armi alla Colombia

di redazione politica
Massimo D'Alema
Politica

Armi alla Colombia, Antonio Cirillo attacca Massimo D'Alema: "Perchè non esce il verbale interno a Leonardo?"

"L’Italia è davvero il paese dei paradossi! Siamo riusciti a leggere sui giornali le intercettazioni (segrete? Legali? Illegali?) di Massimo D’Alema mentre parla della vicenda delle armi alla Colombia. Abbiamo avuto modo di leggere ieri e oggi materiali provenienti dalla Digos. Eppure ancora non siamo riusciti a leggere il verbale dell’audit interno di Leonardo su questa spiacevole e imbarazzante vicenda. Come mai?". A porsi questa domanda è il segretario della Democrazia Cristiana, Antonio Cirillo.

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"Dobbiamo forse supporre - prosegue Cirillo - che questo derivi dal fatto che in Italia la sinistra ha, sia in magistratura che fuori da essa, un suo autonomo e inespugnabile sistema di potere talmente forte che quando ascolta i nemici politici spiattella informazioni sui giornali mentre quando ascolta gli amici (o si ascolta da sè) le cose non escono? Può essere che il generale Luciano Carta sia espressione di una area vicina al Pd e che tale Di Capua (capo funzione audit di Leonardo e fratello di un importantissimo ex dirigente dei servizi segreti) faccia parte di quell’area e che Profumo sia tanto vicino a Massimo D’Alema? Che sia questo il motivo per cui dopo un anno ancora non riusciamo a leggere quei verbali?". Tutte queste domande rimangono al momento senza risposta.

Ricordiamo intanto che D'Alema è indagato per corruzione internazionale a Napoli. La vicenda è quella della vendita di armi per 4 miliardi di dollari alla Colombia senza passare dai canali ufficiali e dalle istituzioni. Insieme a lui nel registro degli indagati sono stati iscritti anche l'amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo, l'ex manager Fincantieri Giuseppe Giordo e altre cinque persone.

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