Consulta, si va alla conta per Marini. Il piano B di una Meloni stufa: "Posso portare tutti al voto, e mi conviene"
La premier punta sul suo consigliere giuridico e precetta FdI. Servono 363 voti. L'ex capo della Consulta De Siervo: "Marini? Non va eletto, è in conflitto d'interessi"
Consulta, la maggioranza rischia grosso: compatta su Marini ma potrebbe non bastare
Giorgia Meloni ha fatto la sua scelta, vuole Francesco Saverio Marini come membro della Consulta, ma per eleggerlo serviranno molti voti: 363. Oggi alla Camera va in scena lo scontro tra maggioranza e opposizioni per scegliere il 15° giudice. Doveva esserci l’effetto sorpresa, l’attacco a bocce ferme, ma al blitz di Giorgia Meloni le opposizioni sono pronte a rispondere compatte abbandonando l’Aula o non partecipando al voto. E, pallottoliere alla mano, - riporta Il Corriere della Sera - anche i più ottimisti del centrodestra faticano a scorgere il raggiungimento della maggioranza necessaria quando, questa mattina, il Parlamento in seduta comune sarà chiamato a eleggere un giudice della Corte costituzione dopo le dimissioni, nel novembre 2023, della presidente Silvana Sciarra. Sul candidato scelto da Meloni ci sono dubbi legati al suo ruolo a Palazzo Chigi, Marini infatti ha contribuito fortemente alla stesura della legge sul Premierato.
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"L’ho letto sui giornali - tuona l'ex presidente della Consulta Ugo De Siervo a La Repubblica - e ne sono davvero sorpreso perché Marini a Chigi è stato il redattore di vari disegni di legge che potranno essere giudicati dalla Corte. Mi sembra una candidatura fortemente inopportuna. E non ricordo precedenti comparabili. Alla Corte sono stati eletti membri con un’esperienza parlamentare, ma garantendo al massimo il loro distacco dalla politica contingente". De Siervo si spinge anche oltre: "Strana l’urgenza. Forse si sta cercando di influire sul giudizio sulla norma dell'Autonomia differenziata di Calderoli". Resta ancora accesa la polemica per la "talpa".
Proprio da una fuga di notizie delle chat private è uscito il nome prescelto della premier per la Consulta. Meloni continua a dire ai suoi fedelissimi - riporta La Repubblica - che così non si può andare avanti. Che è stufa (lo sostiene in modo meno diplomatico, ma il senso è quello). Annuncia riflessioni che precedono reazioni drastiche. "Posso portare tutti al voto — è il senso dei suoi ultimi ragionamenti — e dico anche che forse mi conviene". È la tentazione del reset che ritorna. C’è tattica e voglia di fuga. E problemi fin troppo concreti: una legge di bilancio amara da approvare, previsioni di crescita riviste al ribasso, enormi incognite internazionali. Con un’aggravante: se fallisce l’operazione Consulta, il governo rischia davvero di traballare.